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Cancer Research UK, sigaretta elettronica alleata nella prevenzione

L'istituto britannico fa il punto su vaping e ricerca scientifica e consiglia l'e-cigarette per smettere di fumare.

C’è ancora molto da sapere, ma le evidenze scientifiche hanno fatto molta strada. Ed è proprio per tutte queste evidenze che al Cancer Research UK (Cruk), raccomandiamo ai fumatori di prendere in considerazione l’utilizzo di sigarette elettroniche come opzione per smettere di fumare, ma scoraggiamo chi non ha mai fumato dall’iniziare a svapare”. L’Istituto per la ricerca sul cancro del Regno Unito, con un articolo sul suo sito ufficiale, fa ancora una volta il punto sulle sigarette elettroniche e sulla ricerca scientifica sul nuovo strumento di riduzione del danno da fumo. Insieme alla professoressa Linda Bauld, uno dei nomi più noti a livello internazionale della ricerca sul vaping, l’istituto risponde alla domanda che dà il titolo all’intervento: e-cigarette, cosa sappiamo e cosa non sappiamo.
Sappiamo con certezza, perché è dimostrato dalle ricerche, che lo svapo è molto meno dannoso del fumo, nonostante si legga spesso il contrario sui media. È vero, ammette l’articolo, vi sono studi che evidenziano effetti dannosi del vapore di e-cig. Ma, spiega, si tratta di ricerche condotte sugli animali o su colture di cellule in laboratorio, esposti a concentrazioni di vapore di molto più alti dell’esposizione degli utilizzatori nella vita reale. “Questi studi – continua Cruk – non dovrebbero essere usati per valutare il reale impatto del vaping sulle persone”. Gli autori sottolineano che non vi sono nemmeno evidenze sull’eventuale nocività del vapore per persone terze, il cosiddetto “vapore passivo”.
È invece in costante aumento la letteratura scientifica che dimostra l’efficacia della sigaretta elettronica per aiutare i fumatori a smettere. “Sostenere i fumatori a smettere e i giovani a non iniziare a fumare – commenta Bauld – è davvero una priorità nella prevenzione del cancro. Quindi se le e-cigarette possono dare un aiuto nella cessazione, questo fa l’interesse dei ricercatori nel campo del cancro”.
Un altro tema dibattuto è quello del gateway effect, cioè della possibilità che lo svapo introduca i giovani al fumo. Una teoria non suffragata dai numeri, almeno nel Regno Unito. “L’uso regolare della sigaretta elettronica fra i minori è molto basso – spiega l’articolo – Una indagine condotta nel 2020 riportava che su circa 2000 ragazzi fra gli 11 e i 18 anni che non avevano mai fumato, nemmeno uno svapava quotidianamente”. Secondo Cruk, le ricerche che dimostrano una correlazione nei minori fra vaping e fumo, spessano tralasciano la predisposizione di alcuni individui verso comportamenti rischiosi, come il consumo di alcol, droghe, fumo e vaping. Di certo c’è che, dall’introduzione delle sigarette elettroniche, i tassi dei fumatori e l’accettabilità del fumo sono diminuite. “Quindi non sembra che il vaping abbia interferito con il promettente calo del dumo nei giovani”.
Ma cos’è che ancora non si sa della sigaretta elettronica? Secondo l’articolo mancano naturalmente studi sugli effetti del suo uso a lungo termine, visto che si tratta di uno strumento nuovo. La ricerca poi, sempre secondo Cruk, è ancora piuttosto limitata rispetto all’efficacia per la cessazione dei diversi tipi di sigaretta elettronica, della concentrazione di nicotina e degli aromi. Anche il periodo della transizione dal fumo al vaping, spesso con una fase di utilizzo duale, deve essere invesitgato, così come i modelli e i cambiamenti di utilizzo della sigaretta elettronica nel tempo.
Per rispondere a queste domande l’istituto finanzia una grande quantità di studi sulle sigarette elettroniche, il loro ruolo nella cessazione, l’uso fra i giovani e collabora con la politica per garantire che le leggi si adeguino al rapido evolversi della ricerca. Oltre agli studi sui danni e l’efficacia dell’e-cig, è necessario anche un lavoro sugli effetti delle diverse normative. “Bisogna condurre questi studi in tutto il mondo – conclude l’articolo – Ciò consentirà ai governi e agli enti sanitari di sviluppare leggi che proteggano i giovani, ma consentirà anche di continuare a utilizzare le sigarette elettroniche per aiutare le persone a smettere di fumare”. Insomma, il Regno Unito è sempre più il leader mondiale nella riduzione del danno da fumo.

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