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Australia, via libera all’acquisto di liquidi con nicotina solo con ricetta medica

Più volte rimandata, la misura dovrebbe entrare in vigore entro l'anno, rendendo ancora più complicato l'approvvigionamento.

Sarebbe dovuto entrare in vigore il 1° luglio del 2020, solo dieci giorni dopo l’annuncio del Ministro della salute australiano Greg Hunt. L’obbligo di ricetta medica per i consumatori che intendono importare dall’estero liquidi con nicotina, ha invece avuto un percorso molto accidentato. Il primo rinvio era stato al 1° gennaio 2021, ma già a fine ottobre dell’anno scorso anche questa data era stata superata. Ora la Therapeutic Goods Administration (Tga), l’agenzia del farmaco del governo australiano, annuncia che la misura entrerà in vigore dal prossimo 1° ottobre. Chissà se anche questa volta le autorità dovranno giungere a più miti consigli.
Questo balletto delle date, infatti, la dice lunga sull’impatto che il nuovo obbligo avrà per tutti gli utilizzatori di e-cig con nicotina australiani. Nel Paese, infatti, è illegale vendere prodotti per il vaping con nicotina e tutti i consumatori non possono fare altro che comprarlo da siti o rivenditori esteri. Ma il governo ha deciso che non basta. E, convinto di “aver trovato un equilibrio fra la protezione dei minori e i fumatori che usano le e-cigarette con nicotina per smettere di fumare dietro consiglio del proprio medico” (così si legge sul sito della Tga), dispone che i prodotti con nicotina possano essere acquistati dall’estero solo con prescrizione medica.
La disposizione si applica a, recita la Tga: sigarette elettroniche con nicotina; prodotti per la vaporizzazione con nicotina (gli e-liquid); nuovi sistemi per la somministrazione di nicotina, come i prodotti a tabacco riscaldato. Non si applica invece a terapie sostitutive a base di nicotina come spray, cerotti e gomme da masticare e alle e-cigarette con nicotina. E, per la verità, nemmeno alle sigarette tradizionali che, per quanto tassate e osteggiate, rimangono in vendita nel Paese.
Dunque dal prossimo ottobre i vaper australiani dovranno sottoporsi a una laboriosa trafila per ottenere, alla fine, i propri liquidi. Prima di tutto, suggerisce la Tga, dovranno recarsi dal proprio medico e “discutere la propria situazione individuale”. Il medico sceglierà il metodo migliore per il suo paziente che “potrà includere la sigaretta elettronica con nicotina o altre opzioni come farmaci da banco, con ricetta o non medicinali”. E qui giova ricordare che l’associazione dei medici australiani di base considera le sigarette elettroniche come terapie per smettere di fumare di seconda linea, cioè da provare dopo che abbiano fallito tutte le altre.
Quando il consumatore è abbastanza fortunato da trovare un dottore che gli consiglia l’e-cigarette, si aprono due possibili strade. Il medico stesso si registra nel sito della Tga, chiedendo l’accesso ai “prodotti non autorizzati”, oppure prescrive al vaper i prodotti per un massimo di tre mesi. Con questa ricetta il consumatore può recarsi in farmacia, che è l’unico luogo autorizzato a dispensare prodotti per il vaping con nicotina, oppure acquistare direttamente i liquidi da un sito estero attraverso il Personal importation scheme, che prevede dei limiti di acquisto. Non si può superare la fornitura per tre mesi per ordine per un massimo di 15 mesi all’anno. Il pacco con i prodotti, inoltre, dovrà contenere una copia della prescrizione del medico e sarà dunque necessario accordarsi con il sito estero.
Attenzione anche per gli svapatori non australiani che intendono visitare il Paese. La Tga rassicura spiegando che si può portare la propria sigaretta elettronica con nicotina per uso personale se si ha la ricetta del medico. Infatti, le raccomandazioni per la traveller’s exemption, che regolamenta l’introduzione nel Paese di farmaci non autorizzati, indicano di portare sempre con se la ricetta medica per il farmaco in questione. Il problema, però, è che in tutti gli altri Paesi i liquidi con nicotina non sono considerati un farmaco e dunque nessuno ha una prescrizione da poter esibire in caso di controlli.
Insomma, appare chiaro che con questa misura il governo australiano è ben lontano dall’aver trovato l’equilibrio fra la protezione dei minori e le esigenze dei consumatori e dei fumatori che potrebbero trovare beneficio dalla riduzione del danno. L’ago della bilancia, ancora una volta, sembra pendere con decisione dalla parte del proibizionismo.

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