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“Siamo addolorati per la scomparsa del dottor K. K. Aggarwal che si è battuto per l’adozione delle politiche di riduzione del danno da tabacco, quando la maggior parte dei dottori in India è rimasto in silenzio. La sua sconfinata energia e il suo entusiasmo sono stati una fonte di ispirazione”. Così l’associazione dei vaper indiani, Avi, ricorda il famoso cardiologo, scomparso a 63 anni lunedì scorso colpito dal covid-19. Durante la pandemia Aggarwal si era dedicato a informare la popolazione sui pericoli del virus, cercando di raggiungere più persone possibile con video e programmi educativi. Ma non è riuscito a salvare se stesso dalla terribile ondata pandemica che ha colpito il suo Paese.
Aggarwal non era però un cane sciolto. Medico e cardiologo, era presidente della Heart Care Foundation of India, organizzazione che si occupa di fare informazione sanitaria nel Paese e di fornire assistenza ai pazienti affetti da malattie cardiache. Era stato presidente nazionale della Indian Medical Association, l’associazione dei medici indiani, e nel corso della sua carriera era stato insignito di numerosi riconoscimenti. Era anche un medico che credeva nelle potenzialità della sigaretta elettronica e della riduzione del danno per combattere il fumo e che non ha temuto di andare controcorrente, come ricorda l’Avi.
Nel marzo del 2019, quando già era nell’aria l’intenzione del governo di vietare il vaping in tutto il Paese, K. K. Aggarwal insieme ad alcuni colleghi della Heart Care Foundation India si rivolse direttamente al primo ministro Narendra Modi. Come raccontammo su Sigmagazine, i medici inviarono una lettera al presidente, chiedendo di incoraggiare e promuovere i prodotti del vaping come alternativa ai prodotti a tabacco combusto, molto più dannosi. Aggarwal spronava, inoltre, il governo a varare politiche che riducano il danno da tabacco, regolamentando il commercio e la pubblicità dei prodotti a rischio ridotto e, al contempo, garantendo che il loro accesso sia limitato a chi vuole smettere di fumare.
Come è finita è storia nota. Il governo non ha prestato ascolto e nell’autunno dello stesso anno ha varato il divieto di vendita e produzione dei prodotti del vaping. L’associazione indiana dei consumatori continua a combattere per il diritto alla riduzione del danno. Da oggi ha un autorevole alleato in meno.