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No Tobacco Day 2021: il solito armamentario complottista contro la sigaretta elettronica

In un comunicato diffuso ieri l'Organizzazione Mondiale di Sanità ribadisce la sua netta chiusura al vaping e agli strumenti di riduzione del danno.

Anche il 2021 non sarà l’anno in cui l’Organizzazione mondiale di sanità prenderà in considerazione la riduzione del danno da fumo e i suoi strumenti, come la sigaretta elettronica. La conferma arriva da un comunicato diffuso ieri dall’Oms in vista della Giornata mondiale senza tabacco, che si terrà come ogni anno il prossimo 31 maggio e in Italia sarà celebrata dal consueto convegno presso l’Istituto superiore di sanità. Non ci sono sorprese. Per lanciare l’evento, quest’anno intitolato “Commit to Quit”, impegnati a smettere, l’organizzazione ripropone la sua posizione che contempla esclusivamente l’astinenza dal fumo e tira fuori il consueto armamentario dal retrogusto complottista contro il vaping.
Dopo aver illustrato a grandi linee il suo piano per aiutare 100 milioni di fumatori a smettere, creando network di sostegno, aumentando l’accesso ai servizi per la cessazione e servendosi di strumenti innovativi, come l’operatrice digitale Florence, il comunicato dell’Oms dedica un paragrafo alla sigaretta elettronica. Scrivendo già nel titolo che “le sigarette elettroniche non sono uno strumento per smettere di fumare comprovato”, l’organizzazione ci informa che “l’industria del tabacco ha continuamente tentato di sovvertire queste misure di salute pubblica salvavita” e negli ultimi dieci anni “ha promosso le sigarette elettroniche come aiuti alla cessazione con il pretesto di contribuire al controllo globale del tabacco”.
Qui già qualcosa stona ed è la narrativa falsa che il vaping sia stato creato dall’industria del tabacco. Non è così ed è strano che proprio la massima istituzione di sanità non sappia che la sigaretta elettronica è stata creata da un farmacista cinese, un fumatore, e intorno al vaping si sia creata un’industria e un mercato non solo indipendenti ma addirittura contrapposti al tabacco. E che è stato proprio questo movimento a spingere Big Tobacco verso la produzione di prodotti alternativi a rischio ridotto, cosa che dovrebbe essere semmai un merito.
Il comunicato continua, invece, sostenendo che l’industria (che secondo loro è sempre quella del tabacco) ha usato “tattiche di marketing” per attirare i bambini verso questi prodotti, “rendendoli disponibili in oltre 15mila gusti attraenti”. Ritorna, insomma, il ridicolo luogo comune in base al quale gli aromi esistono solo per attirare i minori. A quanto pare nessuno nella maggiore istituzione di sanità pubblica si è mai preso la briga di leggere un sondaggio sulle abitudini di consumo dei vaper adulti o uno studio sull’efficacia per smettere di fumare dei sapori che si discostano dal tabacco (qui solo il più recente).
Ma a proposito di prove scientifiche, il comunicato liquida come “non conclusive” quelle sulla sigaretta elettronica come strumento per smettere di fumare, sostenendo che “non è chiaro se questi prodotti abbiano un ruolo da svolgere nella cessazione del fumo” (con tanti saluti a Cochrane e dieci anni di ricerche che dicono il contrario), sentenziando che “passare dai prodotti del tabacco convenzionali alle sigarette elettroniche non significa smettere di fumare”. Anche se nelle sigarette elettroniche non c’è combustione e quindi non ci può essere fumo. E per mettere in guardia dalle presunte lusinghe scende in campo il direttore generale Tedros Ghebreyesus che avverte che le sigarette elettroniche generano sostanze chimiche tossiche, associate a malattie cardiovascolari e disordini polmonari.
Insomma, aspetteremo l’anno prossimo per sperare che l’Organizzazione mondiale di sanità si accorga che se non si può smettere di fumare, si può almeno cercare di ridurre il danno del fumo e che vi sono strumenti efficaci per farlo. Per il momento, non possiamo che commentare con le parole che Luise Ross, già direttrice del centro antifumo di Leeds, ha dedicato all’atteggiamento dell’istituzione. “È quasi come se l’Oms – affermava in un documentario dello Yorkshire Cancer Research – dicesse alle persone: se non smettete di fumare nel modo giusto, se non smettete come diciamo noi, allora non vale la pena di smettere”.

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