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Il paradosso fiscale delle sigarette elettroniche senza tabacco e senza nicotina

In base alle norme europee, l’armonizzazione delle accise (Ted) dovrebbe garantire il corretto funzionamento del mercato interno ed evitare distorsioni della concorrenza. Dai dati, però, i liquidi senza nicotina non dovrebbero essere considerati tali e quindi dovrebbero essere esclusi da eventuali tassazioni.

Dal 2016, la Commissione europea ha lavorato a una revisione della direttiva sulle accise sul tabacco, la cosiddetta Ted, ovvero la cornice normativa che garantisce che le accise vengano applicate allo stesso modo e agli stessi prodotti in tutto il mercato unico. Gli Stati membri, tramite il Consiglio dell’Ue, hanno recentemente chiesto di includere una gamma di nuovi prodotti all’interno della Ted, comprese le sigarette elettroniche che non contengono tabacco ma contengono nicotina. Tuttavia, ci sono anche sigarette elettroniche senza nicotina e il loro destino non è chiaro.
Ma perché una direttiva che finora è stata solo per il tabacco dovrebbe essere estesa a prodotti che non contengono né tabacco né nicotina? Non è un passo più lungo della gamba? La costituzione dell’Ue, sancita dai trattati dell’Unione europea, chiarisce bene che prima di proporre qualsiasi iniziativa legislativa, devono essere affrontate alcune questioni fondamentali. Le norme dell’Ue spiegano molto chiaramente che i prodotti dovrebbero essere inclusi nella Ted solo per garantire il corretto funzionamento del mercato interno ed evitare distorsioni della concorrenza. Non è affatto chiaro come un trattamento armonizzato delle accise dei prodotti senza nicotina, come i liquidi elettronici senza nicotina, in tutta Europa possa aiutare ad alleviare tali distorsioni.
Ci sono prove molto limitate di quanto i consumatori considerino i liquidi elettronici senza nicotina come un valido sostituto dei liquidi elettronici contenenti nicotina. Lo studio Eurobarometro recentemente pubblicato dalla Commissione europea sulle attitudini dei cittadini europei nei confronti del tabacco e delle sigarette elettroniche non dice nulla su questa questione. E i risultati disponibili degli esperti di ricerche di mercato sono, nella migliore delle ipotesi, limitati. Di conseguenza, è praticamente impossibile sapere quanti consumatori – ammesso che ce ne siano – passerebbero ai liquidi senza nicotina se solo quelli contenenti nicotina fossero soggetti a un’accisa a livello dell’Ue. Quello che sappiamo, tuttavia, è che quasi tutti coloro che consumano prodotti del tabacco già coperti dalla Ted non considerano le sigarette elettroniche prive di nicotina come validi sostituti per loro. Ed è per questo che la maggior parte dei fumatori di sigarette che passano a prodotti alternativi cerca altri prodotti contenenti nicotina.
Potrebbero esserci dei parallelismi tra questo e il trattamento delle accise della birra analcolica, quest’ultime non coperte dalla direttiva sull’alcol dell’Ue. Sebbene sia progettato per essere un prodotto alternativo, ciò non significa che la birra analcolica sia vista come una valida alternativa dalla maggior parte delle persone che bevono birra alcolica. Gli Stati membri non hanno applicato un’accisa armonizzata sulla birra analcolica e finora l’efficace funzionamento del mercato unico non è stato danneggiato. Anche se l’assenza di un’accisa armonizzata sulle sigarette elettroniche prive di nicotina dovesse falsare la concorrenza, dovrebbe essere sufficientemente rilevante per giustificare qualsiasi intervento a livello dell’Ue. La giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea conferma come le distorsioni della concorrenza debbano essere “apprezzabili” per giustificare eventuali modifiche alla legislazione dell’Ue. In poche parole, se vi è solo un impatto limitato, non vi è alcuna motivazione per l’intervento dell’Ue.
Il mercato delle sigarette elettroniche senza nicotina è attualmente molto limitato. I dati di Euromonitor mostrano che i liquidi elettronici senza nicotina per sistemi aperti rappresentavano nel 2019 solo lo 0,15% di tutte le vendite di tabacco e prodotti a base di nicotina dell’Ue. Eurobarometro rivela che, mentre quasi la metà dei consumatori di sigarette elettroniche in Europa usa ogni giorno le sigarette elettroniche con nicotina, solo il 10% di loro usa quotidianamente sigarette elettroniche senza nicotina. In assenza di prove evidenti di una concorrenza materiale tra le sigarette elettroniche prive di nicotina e i prodotti già contemplati nella Ted, insieme alle scarse vendite di prodotti privi di nicotina, il requisito della “apprezzabile” distorsione della concorrenza non è – almeno al momento – soddisfatto. Anche se non ci sono i presupposti per nuove misure legislative a livello dell’Ue per le sigarette elettroniche senza nicotina, ciò non impedisce ai singoli Stati membri di imporre un’accisa nazionale su tali prodotti. Finora questa è stata già la prassi in tutti gli Stati membri. La Germania, ad esempio, non ha bisogno di una direttiva dell’Ue per imporre le sue accise interne sul caffè, mentre Francia, Ungheria, Irlanda e Portogallo impongono una tassa sulle bevande zuccherate senza alcuna direttiva Ue sulle accise sulle bibite gassate in vigore. Il caso degli e-liquid non nicotinici non è diverso. Non c’è nulla che impedisca a uno Stato membro di tassare i liquidi per sigarette elettroniche senza nicotina al proprio ritmo senza l’inutile intervento dell’Ue.

L’autore: Donato Raponi è professore onorario di diritto tributario europeo, ex capo unità accise della Commissione europea, consulente in diritto tributario.

(articolo tratto dalla rivista Sigmagazine #26 maggio-giugno 2021)