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La sigaretta elettronica in Italia: le reazioni dei consumatori ai possibili scenari

Il sondaggio Ethra indaga sulle possibili reazioni a divieto sugli aromi e tassa europea. La questione economica è la più sentita.

Come reagirebbero gli svapatori italiani se venissero attuate alcune modifiche normative in discussione in sede di revisione delle Direttive europee sui prodotti del tabacco (Tpd) e sulle accise (Ted)? Per rispondere a questo quesito ci vengono in soccorso i dati disaggregati riguardanti l’Italia del sondaggio sui consumatori di nicotina condotto da Ethra alla fine dello scorso anno. Dopo aver riportato motivazioni e abitudini dei vaper, vediamo dunque quali sono le loro posizioni su possibili scenari futuri.
Si parte dalla modifica normativa forse più temuta, il divieto di aromi (intesi come gusti) nei liquidi per sigaretta elettronica, consigliato nella versione del Piano europeo contro il cancro che la Commissione ha presentato al Parlamento europeo lo scorso febbraio. Come si comporterebbero i consumatori italiani se sul mercato fossero consentiti solo liquidi al gusto di tabacco? Cominciamo col dire che la maggior parte, il 70,36%, ritiene molto improbabile (56,6%) o improbabile (13,78%) smettere di svapare. Allo stesso modo il 72,48% considera molto remota o remota la possibilità di tornare a fumare e il 77,41% di provare altri prodotti a base di nicotina meno dannosi del fumo.
I consumatori sono divisi fra chi cercherebbe di abituarsi al nuovo gusto di tabacco, il 39,89% in totale, e il 36,65% che lo ritiene improbabile o molto improbabile. Una percentuale non trascurabile, il 23,5%, non sa esprimere un’opinione. Una spaccatura simile si ha sulla disponibilità di utilizzare “fonti alternative” per ottenere gli aromi. Il 39,9% considera molto probabile che questo accada e il 13,31% probabile, per un totale del 48,21%. Dall’altra parte il 39,53% lo giudica molto improbabile (32,18%) o improbabile (7,35%).
Il sondaggio riporta risultati simili ma con percentuali anche sostanzialmente diverse quando si prende in esame la probabilità che l’Unione europea applichi una tassazione alta sui prodotti del vaping, andando a innalzare il costo finale per i consumatori. Giova ricordare che la rilevazione è stata fatta prima che il governo italiano introducesse il nuovo regime fiscale progressivo sui liquidi per sigaretta elettronica. La soglia di tolleranza dello svapatore italiano non è particolarmente alta. Il 36% dichiara che cambierebbe comportamento per un aumento del 15%, passando per esempio da 6 a 7 euro. Per il 24% sarebbe determinante un aumento del 30% (da 6 a 8 euro), mentre per il 15,99% la soglia critica è il raddoppio del prezzo (da 6 a 12 euro). Solo il 3,58% cambierebbe comportamento solo a fronte di un costo quintuplicato (da 6 a 30 euro).
La maggioranza dei consumatori ritiene probabile o molto probabile che continuerà a svapare anche nel caso di una tassazione importante, ma stavolta la percentuale scende al 55,9%. È invece il 27,53% a giudicare probabile o molto probabile smettere di usare l’e-cig. Diminuisce anche la fetta di chi è certo di non tornare a fumare (64,23%), mentre si conferma la scarsa disponibilità a provare altri prodotti a rischio ridotto: il 75,5% vede l’eventualità come remota. Si ripropone anche la spaccatura sulla possibilità di rifornirsi di prodotti da fonti alternative: il 47% si dichiara disponibile a farlo e il 42,59 lo esclude. Nel complesso sembra che la questione economica sia più temuta del divieto sugli aromi, almeno per i vaper italiani.
Se la Tpd abolisse la limitazione dei 10 ml per i flaconi di e-liquid, oltre l’87% dei partecipanti al sondaggio acquisterebbe confezioni più grandi per ridurre il consumo di plastica e per ridurre il costo complessivo. Meno sentito, invece, il problema del limite di 20mg/ml di nicotina dei liquidi. Il 58,73% dei consumatori dichiara che per lui “non cambierebbe nulla” se il tetto fosse aumentato. Il 20,27%, invece, pensa che consumerebbe meno liquido con maggiore contenuto di nicotina e il 17,11% che potrebbe riuscire a smettere definitivamente di fumare. Nelle risposte dei fumatori, però, la percentuale di chi crede che potrebbe liberarsi dalla dipendenza dal tabacco con una concentrazione di nicotina superiore ai 20mg/ml, sale al 33,6%.
Forte è anche la voglia di trasparenza da parte delle istituzioni. L’88,37% dei partecipanti italiani riterrebbe utile la creazione di un database europeo pubblico con l’elenco dettagliato degli ingredienti che compongono i liquidi e l’88,33% vorrebbe trovarci informazioni sulle buone pratiche per un corretto utilizzo dei prodotti del vaping. Quasi il 60% sarebbe interessato ad avere dati sui circuiti integrati nei dispositivi e 73,41% sulle resistenze.

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