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Istat: più tabacco tra i minori, solo l’1,7% utilizza la sigaretta elettronica

Dati diffusi in audizione presso la Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza. Sale al 4,6% la percentuale di svapatori nella fascia di età 18-24 anni.

Nell’ultimo anno è aumentato il consumo di tabacco tra i giovani mentre soltanto l’1,7% dei minorenni fa utilizzo di sigarette elettroniche. Lo rileva la consueta indagine curata dall’Istat e illustrata dal presidente Gian Carlo Blangiardo in audizione presso la Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza.
Entrando nello specifico, dal 2019 al 2020 i minori fumatori in età compresa tra i 14 e i 17 anni sono passati dal 5,9% al 6,3%, tornando cioè ai livelli del 2013. I loro coetanei che hanno preferito invece la sigaretta elettronica sono stati soltanto l’1,7%, rispetto all’1% dell’anno precedente. L’anno di maggior diffusione è stato il 2017 in cui i minori svapatori erano il 2,5%.
Discorso leggermente differente per i giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni, quindi maggiorenni e liberi di scegliere se fumare o svapare senza alcun vincolo morale o di legge. Il consumo di tabacco in questa fascia di età è passato dal 21,3% del 2019 al 21,9% dell’anno scorso. Il massimo storico è stato toccato nel 2010 quando i giovani fumatori erano il 26,8%. La sigaretta elettronica è invece utilizzata dal 4,6% dei giovani tra i 18 e i 24 anni. Percentuale più alta dal 2014, anno in cui l’Istat ha cominciato la rilevazione anche sul vaporizzatore personale. L’aumento dal 2019 è stato dello 0,2%. Considerando l’intera popolazione giovanile in età compresa tra i 14 e i 24 anni risulta che i giovani fumatori sono il 15,7%; i giovani utilizzatori di sigarette elettroniche il 3,5%.
Tra le caratteristiche specifiche dell’adolescenza – commenta Alfio Maggiolini, docente di Psicologia dello sviluppo all’Università degli Studi Milano Bicocca – ci sono l’esplorazione, la ricerca di cose nuove, di stimoli esterni, una maggiore propensione ad un agire impulsivo e alla ricerca di stimoli piacevoli all’esterno, come se a un certo punto l’equilibrio interno non bastasse. Questa ricerca ha una funzione evolutiva, proprio nello spingere all’esplorazione: ma con le sostanze si crea un cortocircuito, perché a quel punto non c’è più bisogno di esplorare, la risposta è nelle sostanze. E la situazione diventa problematica”.

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