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Divieto di aromi nelle sigarette elettroniche, Fiocchi: “Non tutto è perduto”

L'europarlamentare che più di tutti si è battuto per segnare la differenza tra fumo e vapore dimostra un cauto ottimismo: "Interverremo con emendamenti a settembre".

Non tutto è perduto”. Pietro Fiocchi, componente della commissione Beca dell’Europarlamento, sintetizza così la situazione del vaping alla luce del report pubblicato nella serata di ieri. Si tratta di una serie di indicazioni – “strategia”, per utilizzare il gergo comunitario – che la Commissione fornisce ai Paesi membri in ottica di lotta e prevenzione al cancro. Tra queste, anche l’approccio nei confronti del fumo e del tabacco. Ed è proprio in questo ambito che si inserisce la sigaretta elettronica. Il report suggerisce di pensare a una accisa unica e vietare gli aromi in “all tobacco pruducts”, ovvero a tutti i prodotti del tabacco. Quindi, rientrano anche le sigarette oppure sono soltanto quelli che tradizionalmente contengono le foglie essiccate della pianta?

Véronique Trillet-Lenoir

Ho avuto una lunga conversazione con la relatrice, la francese Véronique Trillet-Lenoir – spiega Fiocchi – Lei si è sempre dimostrata molto fredda sulla distinzione tra fumo tradizionale e alternative meno dannose, siano esse il tabacco riscaldato o la sigaretta elettronica. Il suo è un approccio da medico che non tiene conto della realtà sociale ed economica, così come degli stili di vita delle persone. Per lei, se una cosa fa male, fa male, punto. Non bisogna utilizzarla o consumarla. Di fatto può essere visto come un atto di guerra alle alternative del tabacco a rischio ridotto. Non dobbiamo però dimenticare che nel report è una strategia, non è una norma di legge, una direttiva, una raccomandazione e così via. Sono indicazioni, suggerimenti. Il pericolo, però, arriverà nel momento in cui si rimetterà mano alla direttiva dei prodotti del tabacco”.
A quel punto – continua il parlamentare del gruppo Conservatori e riformisti europei – le indicazioni del report della Beca potrebbero essere inserite. Abbiamo però tutto il tempo per intervenire: a settembre il report approda in Parlamento e potremo emendarlo così da sancire la differenza sostanziale tra i prodotti del tabacco e i prodotti meno rischiosi. Sarebbe molto importante riuscire a fare distinzione sul concetto di harm reduction: è ovvio che la cosa migliore è non fumare, ma se qualcuno non riesce a smettere allora è bene che utilizzi gli strumenti che non hanno la combustione e con un ridotto tasso di tossicità. Purtroppo la relatrice è un po’ estremista, anche per sua formazione professionale, e lo dice chiaramente: questo fa male, non bisogna farlo”.
Un ruolo negativo lo ha giocato anche l’epidemia da Evali scoppiata negli Stati Uniti? “Sì, certamente. La relatrice si è lasciata influenzare dalle pessime notizie americane e ha voluto riprodurre le loro contromisure al mercato europeo della sigaretta elettronica. Non tenendo conto però che noi in Europa una normativa di riferimento ce l’abbiamo, tant’è che non è successo nulla. Se qualcuno doveva copiare qualcun altro, dovevano essere gli americani a copiare le nostre regole. Ribadisco – conclude Fiocchi – che c’è tutto il tempo per rimediare e per fare ulteriore chiarezza. È fondamentale scrivere la differenza esatta tra i prodotti del tabacco con combustione e i prodotti meno rischiosi che la combustione non ce l’hanno, primi su tutti le sigarette elettroniche”.

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