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Sigarette elettroniche, UniEcig al Tar: “Nuove regole discriminatorie e irragionevoli”

L'associazione dei negozianti ricorre al tribunale amministrativo per chiedere l'annullamento, previa sospensione, delle norme introdotte dall'Agenzia Dogane e Monopoli.

Le nuove regole introdotte dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli rivolte ai rivenditori di prodotti liquidi da inalazione sono “illegittime” e violano “i principi di ragionevolezza e proporzionalità”. Ma viene manifestato anche un “eccesso di potere per ingiustizia e disparità di trattamento.” Sono soltanto alcune delle tesi che hanno spinto l’associazione nazionale dei rivenditori di sigarette elettroniche UniEcig a ricorrere al tribunale Amministrativo del Lazio per chiedere l’annullamento, previa sospensione, della determinazione direttoriale 92923 del 29 marzo scorso.
Rappresentata dagli avvocati Paolo Maselli, Luca Valentinotti e Stefano Sutti, l’associazione ha presentato un lungo e articolato ricorso, citando puntualmente tutte le disposizioni che andrebbero a inficiare la libera impresa dei commercianti. Sotto accusa l’obbligo di prevalenza delle vendite esclusivamente rivolta ai negozi su strada e non, ad esempio, agli shop online, alla farmacie e alla parafarmacie. O ancora, il divieto di poter vendere legittimamente un prodotto di libero mercato come la cannabis legale, pena il ritiro dell’autorizzazione. E, sempre gli avvocati di UniEcig, portano ad emersione anche un velo di razzismo contenuto nella norma, laddove si vieta alle persone extracomunitarie di poter chiedere l’autorizzazione alla vendita di prodotti liquidi da inalazione, impedendo loro, di fatto, di poter avviare una libera attività commerciale. Si ricorda, infatti, che la vendita di sigarette elettroniche e accessori – compresi i liquidi di ricarica – non sono prodotti di monopolio ma sottostanno solo in parte al controllo – distributivo e fiscale – dell’Amministrazione statale. Si aggiunga anche l’introduzione a carico degli esercizi di vicinato l’obbligo di una tenuta contabile supplementare che dovrebbe essere annotata su dei registri ad oggi nè identificati, né ben definiti.
Abbiamo provato più volte a interloquire con i rappresentanti dei Monopoli – commenta Antonella Panuzzo, presidente UniEcig – abbiamo più volte scritto, chiesto in prima battuta e in fase di scrittura del direttoriale di essere ascoltati in modo serio e non collettivamente insieme a parti con diversi interessi. In seguito abbiamo scritto spiegando le nostre perplessità sul direttoriale, chiedendo chiarimenti sui punti controversi, ma non ci è stata data alcuna possibilità di parola e non ci è stato affatto consentito partecipare, come promesso, alla stesura di qualcosa di veramente sostenibile per mettere ordine, non per punire, in questo settore. Visto tutto ciò, il ricorso è un atto dovuto per un’associazione di rivenditori che ha l’obbligo di difendere la propria categoria che si trova in grave difficoltà ed è coinvolta in un gioco in cui le regole sono fatte per altri partecipanti, che vendono prodotti concorrenti e in antitesi ai nostri. Noi non vendiamo tabacco e non possiamo comportarci da tabaccherie per ciò che attiene agli oneri e nello stesso tempo avere regole più stringenti rispetto alle stesse“.
Di analogo tenore anche le parole di Stefano Sutti, senior partner dell’omonimo studio legale affidatario del mandato: “Anche in questo caso, la realtà dimostra come nelle istituzioni e nella burocrazia italiana esistono atteggiamenti vessatori nei confronti del mondo dello svapo, e pronti a piegare legge e buon senso per colpirlo arbitrariamente in nome di interessi di cassa, pregiudizi ideologici, e collateralismo a lobbies ostili. Rispetto a questi tentativi è importante la capacità di tale mondo, nell’interesse proprio e del pubblico, di agire con unità e determinazione a tutela dei propri diritti ed interessi legittimi, non solo sul piano politico e dell’informazione, ma anche degli strumenti giudiziari che l’ordinamento pone a disposizione del cittadino e delle aziende”.

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