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Sigarette elettroniche, accademici tedeschi: “Tassarle significa ignorare la scienza”

Pubblicato l'annuale rapporto sulle droghe e dipendenze curato dall'Università di Francoforte. Condanna senza appello nei confronti del governo Merkel che ha scelto il fisco alla salute.

Forti critiche alla nuova legge sul tabacco che ha introdotto la tassa sui liquidi del vaping costituiscono il punto centrale del Rapporto sulle droghe e le dipendenze, appena uscito in Germania. A redigerlo, come ogni anno, il pool di ricercatori dell’omonimo istituto di Francoforte, legato all’università cittadina intitolata a Wolfgang Goethe e diretto da Heino Stöver (in basso, in foto), uno dei pionieri delle ricerche sugli effetti del vaping in Germania.
È uno studio che abbraccia l’intero spettro delle dipendenze, dall’alcol al tabacco alla cannabis, e da tempo ha abbracciato le politiche di riduzione del danno come metodo per contrastare e prevenire malattie gravi. Il Rapporto 2021 è l’ottavo della serie.

La cancelliera Angela Merkel con il ministro alle finanze Olaf Scholz

Non è certo una sorpresa che questa edizione ponga al centro dell’analisi che riguarda le sigarette elettroniche la controversa tassa voluta dal ministro delle Finanze Olaf Scholz, vice cancelliere e attuale candidato socialdemocratico alla successione di Angela Merkel. È un politico molto apprezzato, anche se le sue chance di successo sono minime, più per colpa del suo partito in crisi da molto tempo. Ha sorpreso dunque tutti l’avventatezza e la superficialità con cui il ministro ha affrontato il tema dell’e-cig, badando più a far cassa che a preoccuparsi della salute, e rispondendo alle critiche di diversi ambienti del settore sanitario pescando a man bassa nella bisaccia dei pregiudizi, più che in quella dei più aggiornati studi scientifici. Ma la critica va estesa per correttezza all’intero governo e a tutti i partiti che lo compongono (quindi anche ai conservatori): il ministro della Sanità, ad esempio, non ha inteso spendere una parola nella vicenda, che pure ha risvolti decisivi in alcune politiche sanitarie, a partire da quelle contro il fumo.
Così agli scienziati impegnati sul fronte della riduzione del danno non resta che ribadire le critiche nei propri dossier. È appunto quello che ha fatto l’Istituto per la ricerca sulle dipendenze di Francoforte, nelle 13 pagine dedicate alla nuova tassa (sulle 180 complessive), un capitolo redatto a quattro mani dallo stesso Stöver e dal cofondatore dell’istituto Bernd Werse.
Il problema, secondo gli autori, è stato a monte della discussione politica, perché il governo è partito da teorie sul vaping ormai superate e su di esse ha basato la leggerezza con cui ha imposto una gabella che potrà fare molti danni. “I prodotti alternativi alla nicotina sono una buona opzione per quei fumatori che non riescono o non vogliono smettere”, è scritto nel Rapporto, “il minore potenziale di danno (rispetto al tabacco, ndr) è confermato dal punto di vista scientifico, così come l’efficacia del passaggio a questi prodotti nell’ottica della cessazione del fumo”. Queste conoscenze sono ormai diffuse non solo nel mondo scientifico, ma sono state sostenute e dibattute anche nello stesso parlamento nelle varie audizioni avvenute nelle commissioni che hanno discusso la legge. Il peccato originale del governo è di averle “ignorate”, restando sempre un passo indietro rispetto allo stato delle conoscenze scientifiche. Il che, ci si consenta l’osservazione, per un esecutivo guidato da una dottoressa in fisica come Angela Merkel è un paradosso. Gli autori sottolineano come l’evoluzione della tassa, per come prevista dall’articolato della legge, porterà i costi del vaping a un livello molto vicino a quelli dei prodotti del tabacco, nonostante il rapporto di danno alla salute sia di 5 a 100.
Gli esperti di Francoforte delineano le conseguenze di questa scelta politica, che produrrà una frenata nella tendenza osservata in questi ultimi anni del passaggio all’ecig di molti fumatori, in particolare quelli definiti “incalliti”, i più riottosi all’abbandono del tabacco e a un loro ritorno alle sigarette tradizionali: “Chi mostrava volontà di cambiare verrà demotivato”, l’aspetto economico era un elemento di supporto nella decisione di cambiare. La minore richiesta indebolirà anche l’infrastruttura commerciale legata alla sigaretta elettronica, in larga parte orientata proprio sul segmento di mercato dei tabagisti, riducendo ulteriormente i luoghi in cui un fumatore può trovare supporto e sostegno in una decisione comunque impegnativa. Come questo presumibile aumento di fumatori possa conciliarsi con le politiche sanitarie nazionali di contrasto al fumo “resta un rebus”, aggiungono gli autori del Rapporto.
La nuova legge “va in una direzione completamente sbagliata”, è il drastico giudizio finale e rischia di essere destinato all’oblio anche l’ennesimo appello alla politica con cui si conclude il capitolo: nelle prossime leggi di regolamentazione dei prodotti del vaping prendere in considerazione le differenze di rischio per la salute dei prodotti tassati e guardare con maggior coraggio alle politiche di riduzione del danno di Paesi come Gran Bretagna, Nuova Zelanda o Canada. È un appello al futuro: dal prossimo autunno la Germania avrà un nuovo governo.

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