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In carcere per la sigaretta elettronica: l’irragionevolezza del protezionismo

Chiudere le frontiere alle merci è la strada migliore per difendere le casse dello Stato e la salute pubblica?

Cosa succede quando uno Stato vuole controllare il mercato introducendo norme protezionistiche per mere esigenze fiscali? Si scatena il contrabbando. In pratica, da un giorno all’altro il commercio di un prodotto che prima era consentito diventa fuorilegge per decisione politica e indotta dal legislatore. Non è un fenomeno solo italiano ma di tutti i Paesi che adottano strategie di protezione presupponendo che il controllo diretto possa garantire maggiore sicurezza e legalità. Ha fatto epoca un manifesto del Partito Liberale britannico che mostra le proprie opinioni sulle differenze tra un’economia basata sul libero scambio e sul protezionismo. Il negozio di libero scambio è mostrato pieno fino all’orlo di clienti grazie ai suoi prezzi bassi. Il negozio basato sul protezionismo viene mostrato soffrire di prezzi elevati e mancanza di clienti, con animosità tra l’imprenditore e il regolatore.
Oltre al danno economico, bisogna anche aggiungere la spesa pubblica che comporta far osservare le regole di monopolio e delle dogane abbassate. Personale amministrativo e di polizia costretto ad aprire pacchi anziché tutelare davvero il benessere produttivo e sociale. Nei giorni scorsi, ad esempio, le Dogane di Singapore hanno intercettato quattordici uomini (poi condannati a due mesi di reclusione e quindi con altri costi a carico dello Stato) che stavano tentando di portare nel Paese circa 55 mila tra sigarette elettroniche, liquidi e accessori di ricambio. Erano nascosti all’interno di alcuni container provenienti dalla Malesia. Il sequestro si è reso necessario perché a Singapore è vietato totalmente il commercio di sigarette elettroniche. Anche il possesso può causare problemi se non si è in grado di dimostrare che l’acquisto è stato effettuato fuori confine per utilizzo personale. Ma tutto questo sio al 2018 era consentito. Cosa è cambiato in tre anni? nulla, se non la volontà politica di mettere al bando uno strumento in grado di scalfire interessi economici enormi.
Esistono due grandi categorie di monopolio. Quello che nasce e si mantiene – anche politicamente – in violazione  dei principi del libero mercato e quello che si mantiene tale grazie alla superiorità del prodotto o del servizio offerto rispetto ai potenziali concorrenti. Mentre il primo è forzato e politico, il secondo è conseguente e commerciale. Il mondo della sigaretta elettronica, pur tendendo naturalmente al secondo in opposizione al tabacco, è costretta a sottostare al primo per volontà dei legislatori. E come se non bastasse, bisogna aggiungere una sorta di monopolio ideologico e di verità a senso unico delle organizzazioni internazionali di sanità. Che, poi, è la forma più pericolosa di protezionismo perché non si combatte con la dottrina politica ma con le esperienze in antitesi con l’idea dominante. Proprio come sta accadendo alla sigaretta elettronica in questa particolare fase storica di primo accesso al mercato.

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