Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Oms contro sigarette elettroniche ma è Bloomberg a dettare la linea

Riccardo Polosa ribatte al nuovo rapporto: "L'Oms deve smettere di diffondere fake news e iniziare a fare informazione scientifica".

È un vero attacco frontale alla sigaretta elettronica e agli atri strumenti di riduzione del danno da tabacco il rapporto pubblicato il 27 luglio dall’Organizzazione mondiale di sanità. E che il focus del documento siano proprio i prodotti a rischio ridotto è evidente già dal sottotitolo del Who Report on the global tobacco epidemic, 2021: “Addressing new and emerging produdcts”, cioè occuparsi dei prodotti nuovi ed emergenti. In realtà le tesi dell’Oms sono in continuità con le posizioni di netta chiusura espresse soprattutto da due anni a questa parte. Questo rapporto le organizza in 212 pagine ed è stato reso possibile, si legge, grazie al finanziamento di Bloomberg Philantropies, la fondazione che fa capo al miliardario americano ex sindaco di New York, capofila della lotta la vaping nel mondo, non sempre con mezzi trasparenti, come dimostra il caso Svapogate delle Filippine.
Ed è proprio Michael Bloomberg a firmare una delle introduzioni al documento, in qualità di ambasciatore mondiale dell’Oms per le malattie non trasmissibili. L’altra introduzione è invece firmata dal direttore generale, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, il più alto rappresentante dell’organizzazione. Come detto, le tesi sono quelle note, messe in evidenza a caratteri cubitali nelle primissime pagine del rapporto. “I sistemi elettronici di somministrazione della nicotina (Ends) creano dipendenza e non sono innocui”; “Gli Ends devono essere severamente regolamentati per garantire la massima protezione della salute pubblica”; “I bambini e gli adolescenti che usano gli Ends possono raddoppiare il rischio di diventare fumatori di sigarette tradizionali”.
Partendo da questi assunti, il rapporto sostiene che le sigarette elettroniche e gli altri strumenti sono ormai appannaggio dell’industria del tabacco, che usa le sue tattiche per confondere il legislatore, che il vaping rinormalizza il fumo, che i prodotti a rischio ridotto possono vanificare i progressi fatti nel controllo del tabacco negli ultimi anni e che attirano i minori in una nuova dipendenza. L’Oms sostiene anche che non vi siano evidenze che le sigarette elettroniche aiutino a smettere di fumare e, anzi, possono impedire ai fumatori di cessare definitivamente o attirare gli ex fumatori. Insomma, tutto piuttosto lontano dalla realtà vissuta da milioni di ex fumatori che si sono liberati dal fumo proprio grazie al vaping. Fra gli esempi virtuosi citati dall’Organizzazione mondiale di sanità, oltre ai 32 Paesi che hanno vietato le sigarette elettroniche, vi è l’Australia, dove presto l’e-cigarette sarà acquistabile solo dietro ricetta medica e con un complicato iter di importazione. E questo potrebbe destare qualche sospetto su dove si voglia andare a parare.
In sostanza l’Oms richiede di applicare l’approccio Mpower usato per il tabacco ai prodotti di nuova generazione. Dove M sta per “monitorare l’uso del tabacco e le politiche di prevenzione”; P per “proteggere dal fumo di tabacco”; O per “offrire aiuto per smettere”, W per “mettere in guardia sui pericoli del tabacco”; E per “imporre divieti su pubblicità, promozioni e sponsorizzazioni”; R per “aumentare le tasse sul tabacco”. Tutto questo applicato al vaping, senza fare distinzione fra prodotti con e senza nicotina che, secondo l’Oms, “sono quasi impossibili da distinguere”.
Insomma, il documento non rappresenta un buon viatico per il Cop 9 della Convenzione quadro per il controllo del tabacco dell’Oms, che si terrà il prossimo novembre in Olanda, dove si può prevedere un attacco agli strumenti di riduzione del danno. Molte sono state in queste ore le critiche al documento. “L’Oms continua a ignorare che le conclusioni positive sulla sostituzione delle sigarette di tabacco con le e-cigarette sono coerenti con quello che sappiamo da 40-50 anni sulla composizione chimica del fumo di tabacco e la patogenesi delle malattie fumo correlate”, ha commentato il professor Riccardo Polosa, esortando poi l’organizzazione a “smettere di diffondere fake news e iniziare a fare informazione scientifica”. Lo stesso termine, fake news, ritorna anche nelle dichiarazioni del tabaccologo francese Jacques Le Houezec, che lamenta l’assenza nel rapporto di qualsiasi “solida base scientifica”.

Articoli correlati