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Washington vieta gli aromi nei liquidi per sigarette elettroniche

Il Consiglio cittadino ha approvato la misura con 8 voti contro 5. Perché diventi operativa manca solo la firma del sindaco Muriel Browser.

Sarà molto probabilmente la città di Washington D.C., capitale degli Stati Uniti, la prossima a proibire gli aromi in tutti i prodotti del tabacco, definizione nella quale rientrano anche le sigarette elettroniche. Il Consiglio cittadino ha espresso il suo voto favorevole al divieto, non senza un acceso dibattito. Alla fine la misura è passata con 8 voti favorevoli e 5 contrari. Perché diventi esecutiva manca solamente la firma del sindaco Muriel Browser, che però appare una pura formalità, visto che la prima cittadina ha già dichiarato il suo sostegno.
Oltre alle e-cigarette, il divieto riguarderà sigari, tabacco e sigarette al mentolo, il cui uso è diffuso soprattutto nella comunità afroamericana. E proprio sul fatto che la misura potrebbe andare a colpire in maniera sproporzionata una particolare fascia sociale, dando origine a azioni eccessive da parte della polizia americana, si è svolto gran parte del dibattito. Negli Usa hanno fatto molto scalpore le immagini del ragazzo di Ocean City, nel Maryland, colpito dalle scariche elettriche del taser di un poliziotto per aver usato una sigaretta elettronica in spiaggia. Il consiglio ha quindi deciso di inserire nel testo della legge una modifica dell’ultimo minuto. Non sarà la polizia a sorvegliare sull’applicazione del divieto ma il Department of Consumer and Regulatory Affairs e la sorveglianza riguarderà solo i rivenditori e non i singoli consumatori.
Un accorgimento giusto in teoria ma che potrebbe non bastare. “Se anche i rivenditori rispetteranno la legge – nota Alex Norcia su Filter Magazine – i consumatori di questi prodotti non smetteranno in massa di usarli. Alcuni probabilmente si rivolgeranno ai membri delle proprie comunità per ottenere le loro sigarette preferite o i prodotti di svapo aromatizzati che hanno permesso loro di smettere di fumare. In queste condizioni, i consumatori con i giusti contatti o competenze tecniche potrebbero diventare rapidamente ‘rivenditori’. E chi regolerà o punirà quel mercato clandestino di individui?”.
Il pericolo dell’emergere di canali di approvvigionamento illegali e non controllati è stato uno degli argomenti sollevati da un gruppo di associazioni e fondazioni contrarie al divieto, fra cui Drug Policy Alliance e il Competitive Enterprise Institute. In una lettera al consiglio hanno anche affermato che “trattare tutti i cosiddetti prodotti del tabacco come se fossero nocivi allo stesso modo, potrebbe esacerbare le disparità sanitarie nella città, dove a fumare di più sono le persone delle classi sociali emarginate”.
A dimostrare come i divieti non hanno avuto l’effetto desiderato, ci sono ormai diversi studi proprio sui casi Usa. Per esempio quello condotto dalla Boston University sul Massachusetts o quello dell’Università di Yale sul caso San Francisco, dove dopo il flavour ban è aumentato il numero dei fumatori fra i minori. Nel migliore dei casi, infine, i consumatori si limiteranno a recarsi nello Stato vicino per acquistare i prodotti che non troveranno in vendita nella loro città, che si tradurrà anche in un minore introito fiscale per le casse cittadine. “I veri vincitori del divieto sugli aromi di Washington – commenta infatti con ironia Greg Conley, presidente della American Vaping Association – sono i contribuenti della Virginia”. Appunto lo Stato che confina con Washington D.C., dove molti consumatori andranno a spendere i loro soldi.

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