L'attualità quotidiana sulla sigaretta elettronica

Con i divieti sulla sigaretta elettronica aumentano i giovani fumatori

Nuovo studio americano dimostra che senza i liquidi aromatizzati, il 33% dei giovani vapers tornerebbe alle sigarette tradizionali.

Se nei liquidi per sigarette elettroniche fossero vietati gli aromi diversi dal tabacco, il 33,2% degli attuali giovani consumatori americani passerebbe alle sigarette combustibili. Se invece vi fosse un divieto totale alla vendita dei prodotti del vaping, sarebbe il 39% degli svapatori a ricadere nel tabagismo. Sono questi i preoccupanti dati riportati in uno studio americano, appena pubblicato su Nicotine and Tobacco Research, che si è posto l’obiettivo di indagare sulle conseguenze delle politiche dei divieti attuate o prese in considerazione in alcuni Stati americani e non solo.
Il lavoro si intitola “Reactions to sales restrictions on flavored vape products or all vape products among young adults in the Usa” ed è stato realizzato da cinque ricercatori della George Washington University e della Standford University, coordinati da Heather Posner. L’equipe di ricerca ha analizzato i dati provenienti da uno studio longitudinale condotto fra febbraio e maggio del 2020 su 2.159 cosiddetti giovani adulti (di età compresa fra i 18 e i 34 anni) nelle sei aree metropolitane di Atlanta, Boston, Minneapolis, Oklahoma City, San Diego e Seattle. Nella ricerca sono stati sondati il sostegno alle misure restrittive e l’impatto percepito delle stesse.
A sostenere (da fortemente a in qualche misura) sia il flavor ban che il divieto totale erano soprattutto i non svapatori (con percentuali pari rispettivamente al 57,6 e al 45,1%) o gli utilizzatori saltuari. Ma il dato preoccupante è certamente quello che riguarda l’impatto percepito delle restrizioni. Se, infatti, il 39,1% ha dichiarato che continuerebbe a usare la sigaretta elettronica anche in presenza di un divieto sugli aromi, un importante 33,2% ritiene molto probabile il passaggio al fumo tradizionale. Mentre sarebbe addirittura il 39% a ricorrere al tabacco combusto in caso di una restrizione totale sulle vendite.
Un pericolo che, secondo i ricercatori, non è il caso di correre. “Mentre gli utenti a basso rischio – scrivono infatti nelle conclusioni – possono essere influenzati positivamente da tali politiche, altri sottogruppi di utilizzatori giovani adulti potrebbero non trarne beneficio“. E poi esprimono l’auspicio che “questa ricerca venga presa in considerazione nelle future iniziative di controllo del tabacco“. Per evitare che queste si rivelino controproducenti e spingano proprio quelle fasce di popolazione che si vorrebbero aiutare (i giovani adulti), verso un rischio molto maggiore del vaping: il fumo.

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