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Giovani e sigaretta elettronica: nuovo studio smentisce il gateway effect

Ennesima smentita della teoria che vede l'ecig come porta d'ingresso al fumo: ricerca australiana basata sui dati dei minori statunitensi.

Non vi sono evidenze che l’uso della sigaretta elettronica abbia aumentato il fumo tradizionale fra i giovani. Una ennesima smentita a una delle tesi più care agli oppositori del vaping, il cosiddetto effetto gateway, arriva questa volta da una ricerca australiana, Paese strenuamente illiberale nei confronti dello strumento di riduzione del danno. I fautori dei divieti e delle limitazioni all’e-cigarette giustificano le loro posizioni, in Australia come in Usa e in Europa, con la protezione dei minori. In base alle loro tesi, il vaping sarebbe in realtà una porta d’ingresso verso il fumo per i giovani e rinormalizzerebbe quest’abitudine nociva tanto combattuta. Eppure, sostengono i difensori della riduzione del danno, i dati non confermano questa visione e, anzi, i tassi del fumo giovanile diminuiscono con la diffusione dell’e-cig.
Lo studio in questione, che sarà pubblicato sul numero di dicembre della rivista Addictive Behaviors, prende in esame il caso degli Stati Uniti, dove l’allarme svapo e minori è a livelli molto alti. Il lavoro si intitola “Has increased youth e-cigarette use in the USA, between 2014 and 2020, changed conventional smoking behaviors, future intentions to smoke and perceived smoking harms?”. È stato condotto da otto ricercatori australiani della University of Queensland e della University of New South Wales, coordinati da Tianze Sun. Fra loro anche Gary Chan, autore di una revisione di studi pubblicata lo scorso aprile, che concludeva che le sigarette elettroniche sono del 50% più efficaci delle altre terapie sostitutive come ausilio per smettere di fumare.
I dati utilizzati provengono da due grandi indagini nazionali, il National Youth Tobacco Survey (Nyts) e Monitoring the future (Mtf). La prima riguarda studenti dagli 11 ai 18 anni e il secondo quelli della 12esima classe (17-18 anni). I ricercatori hanno analizzato le abitudini di fumo, l’intenzione di fumare in futuro e la percezione dei danni del fumo sia fra chi usa l’e-cig che fra i non utilizzatori nel periodo di tempo compreso fra il 2014 e il 2020.
In base ai risultati dei ricercatori australiani, la sigaretta elettronica non sta incentivando il fumo, ma lo sta piuttosto sostituendo. In base al Nyts, per esempio, tra il 2014 e il 2018 la prevalenza del fumo è passata dal 27,8% al 6,7%, mentre dai dati del Mtf (fra studenti più grandi) la diminuzione va dal 31,8 al 10,6%. Nello stesso periodo le intenzioni di fumare in futuro e la percezione del fumo come non dannoso sono diminuite o sono rimaste invariate. “Ad esempio – si legge nello studio – tra il 2014 e il 2018 il Nyts non dimostra alcun cambiamento significativo nell’intenzione di fumare l’anno successivo tra gli svapatori abituali; in base all’Mtf, l’intenzione di fumare nei successivi cinque anni è diminuita significativamente, passando dal 30,7% all’11,2%”.
In sostanza, ancora una volta, il gateway effect non regge la prova della realtà. “In due indagini nazionali su giovani statunitensi – concludono infatti gli autori – la prevalenza del fumo è diminuita di una percentuale relativa considerevole. L’intenzione di fumare in futuro e la percezione del danno del fumo sono diminuite o sono rimaste invariate mentre l’uso della sigaretta elettronica è cresciuto. I risultati non forniscono prove che l’uso dell’e-cig abbia aumentato il fumo di sigaretta convenzionale tra i giovani”. Semmai sembra che stia succedendo il contrario: una alternativa molto meno dannosa, sta allontanando i minori dal tabacco combusto.

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