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SVAPOWORLD – Notizie internazionali dal 22 al 28 agosto

Settimana importante per il vaping: la Nuova Zelanda apre una nuova frontiera e distingue nettamente la differenza tra il fumo e la sigaretta elettronica. Intanto il vape-bus di World Vapers' Alliance continua il tour europeo.

Nuova ZelandaLa nuova legge incoraggia il vaping e apre nuove frontiere alla lotta al fumo
Una normativa vaping-friendly invidiata anche dai precursori britannici. È la nuova legge varata dal governo neozelandese che spicca nel panorama mondiale per liberalità e per il convinto sostegno alle sigarette elettroniche fra le alternative meno dannose al fumo. Tra le nuove disposizioni, oltre alla richiesta ai produttori di notificare alle autorità sanitarie la congruità dei prodotti in materia di qualità e sicurezza, è stato alzato il limite di nicotina a 20 milligrammi per millilitro (come la Direttiva europea sui tabacchi) per la nicotina a base libera, ma a ben 50 mg/mL per i prodotti a base di sali alla nicotina. I flaconi di ricarica potranno avere una capienza sino a 120 millilitri (in Europa il limite è 10 millilitri). Anche i  negozi generalisti potranno vendere i liquidi ma solo a base di di tabacco, menta o mentolo mentre i negozi specializzati saranno tutelati perché potranno vendere tutti i gusti senza alcuna limitazione.

Nuova Zelanda, sigaretta elettronica promossa unica alternativa al fumo

 

UngheriaTasse sul tabacco più alte, l’8% dei fumatori vuol passare alle sigarette elettroniche
Refrattaria a seguire raccomandazioni o correzioni suggerite dall’Unione Europea in molti campi, per quel che riguarda il tema della lotta al tabacco l’Ungheria è invece più diligente. Almeno negli ultimi tempi. L’argomento è la tassa sui pacchetti di sigarette, ritenuta dall’Ue troppo bassa, che non scoraggiava l’acquisto del tabacco da parte dei consumatori. Dopo un paio di richiami – l’ultimo nel 2019 – il governo di Budapest ha avviato un graduale incremento delle accise sul tabacco, culminato quest’anno con due ulteriori “stangate”: la prima del 7,3 per cento a gennaio, la seconda del 4,8% ad aprile. Articolate le reazioni dei consumatori al progressivo aumento del costo delle sigarette. Secondo un’indagine condotta dalla società Pulzus Inc. in collaborazione con il sito economico Napi, il 23% dei fumatori ha lamentato l’eccessivo aumento del prezzo dei pacchetti e ha dichiarato di voler smettere di fumare. Il 10%  ha invece detto di voler aggirare l’aumento dei costi passando all’acquisto del tabacco sfuso (più economico) e al rullaggio individuale delle sigarette. Interessante il dato sulle sigarette elettroniche: l’8% degli interpellati ha detto di voler approfittare dell’aumento dei prezzi dei pacchetti di sigarette per passare al meno dannoso vaping. Magari un primo passo verso il completo abbandono del tabacco. Attualmente sono 2,5 milioni i fumatori in Ungheria.

SpagnaVape-bus: politiche pro-vaping possono salvare fino a 19 milioni di vite umane
Una politica antifumo basata anche sul sostegno alle sigarette elettroniche come strumento di riduzione del danno potrebbe salvare fino a 19 milioni di vite umane. È il messaggio con cui il vape-bus della World Vapers’ Alliance ha aperto il suo tour europeo, partito da Barcellona. La tappa catalana è la prima di una serie di appuntamenti in gran parte del territorio europeo, Italia compresa. Dopo Barcellona, infatti, è stata anche la volta di Milano, prima di proseguire per la Germania e il Nord e Centro Europa. “Il fumo è ancora la principale causa di malattie prevenibili in Spagna”, ha detto Michael Landl, presidente Wva, spiegando le ragioni della partenza dell’iniziativa a Barcellona, “e se i politici spagnoli e dell’Ue abbracciassero lo svapo, 2,4 milioni di vite potrebbero essere salvate solo in Spagna”. Nei due link a seguire i resoconti della tappa in Spagna e, per chi fosse interessato, anche di quella in Italia.

L’autobus della sigaretta elettronica è arrivato a Barcellona

“Contro la sigaretta elettronica un talebanismo green ingiustificato”

 

UsaSondaggio Gallup: tasso fumatori stabile ai livelli più bassi (16%). Il 6% ha utilizzato l’ecig
La quota di fumatori negli Stati Uniti è rimasta costante negli ultimi due anni a uno dei livelli più bassi di sempre. È quanto emerge da un sondaggio dell’istituto demoscopico Gallup reso noto nei giorni scorsi. Il rapporto di quest’anno fissa al 16% la quota dei fumatori americani, che secondo gli esperti di Gallup è statisticamente equivalente al 15% registrato nel 2019. Da segnalare che il 6% di questi fumatori ha dichiarato di aver utilizzato una sigaretta elettronica nelle settimane precedenti l’intervista, percentuale che sale al 17% se si considera la fascia di età fra 18 e 29 anni. Il 72% dei fumatori ha espresso il desiderio di voler smettere di fumare in. futuro. Gli studiosi di riduzione del danno potrebbero suggerire che quel 6% che ha iniziato ad aver confidenza con il vaping sia già sulla buona strada, anche se tutti gli esperti sconsigliano di indugiare troppo a lungo nell’utilizzo duale, accelerando il passaggio dalla sigaretta tradizionale all’ecig. Gallup traccia i fumatori negli Usa dal lontano 1944, e dal 1984 le sue rilevazioni sono diventate annuali: a quei tempi la quota di fumatori raggiungeva il 40%.

UsaStudio: gli avvertimenti grafici sui pacchetti di sigarette enfatizzano la lotta al fumo
I segni grafici sui pacchetti di sigarette sono utili indicatori nella lotta contro il fumo, forse anche più dei messaggi di avvertimento scritti. Lo rivela uno studio realizzato in una collaborazione fra diverse istituzioni accademiche statunitensi, tra cui l’Università di California, l’Università di San Diego e la Scuola di salute pubblica e scienze della longevità umana “Herbert Wertheim” sempre di San Diego. “Gli avvertimenti grafici posti sui pacchetti aumentano la percezione dei fumatori sui rischi nocivi del fumo”, ha spiegato David Strong, coordinatore dello studio effettuato sui fumatori statunitensi, “e aumentano le preoccupazioni riguardo ai rischi per la salute causati dall’utilizzo delle sigarette tradizionali”. I pacchetti con avvertimenti grafici sono già adottati in 120 Paesi, ricordano gli autori della ricerca, ma negli Usa devono ancora essere implementati, nonostante sia stati previsti già nel Tobacco Control Act del 2009. Il rapporto, pubblicato dallo Jama Network Open, è stato finanziato dal National Cancer Institute.

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