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Belgio: con lockdown e vape shop chiusi il 15% dei vaper è tornato al fumo

Lo dice uno studio dell'Università di Lovanio su chiusure e sigarette elettroniche. Gli altri consumatori sono ricorsi a vie illegali per reperire i liquidi.

I timori di consumatori ed esercenti del vaping durante i lockdown per il covid che hanno colpito il settore in molti Paesi si sono avverati. Laddove le chiusure si sono estese ai negozi di sigarette elettroniche vi è stato un alto tasso di ritorni al fumo e, laddove era vietata anche la vendita di prodotti online, un forte ricorso al mercato illegale. È il risultato di uno studio belga realizzato dai ricercatori dell’Università di Lovanio, cittadina a est di Bruxelles, coordinati da Karolien Adriaens, Dinska Van Gucht, Sven Van Lommel e Frank Baeyens, tutti esperti di dipendenze e di ricerche sulle sigarette elettroniche e pubblicato sulla National Library of Medicine.
Non è un caso che lo studio abbia preso il Belgio come caso rilevante, dal momento che le misure restrittive adottate nelle fasi più acute della pandemia hanno determinato anche la chiusura dei negozi del vaping: non in tutti i Paesi europei è accaduto lo stesso. Una decisione opposta rispetto, ad esempio, a quella riservata ai tabaccai, nella convinzione che la dipendenza da tabacco fosse impossibile da superare e che invece dello svapo si potesse fare a meno. E qualcuno ne ha infatti fatto a meno. Impossibilitati a rifornirsi di liquidi o di trovare parti di ricambio per le sigarette elettroniche, molti svapatori sono tornati a fumare sigarette, con gravi ripercussioni per la salute, data la maggiore nocività del tabacco rispetto al vapore. In più, la ricaduta ha interrotto un processo di disassuefazione dal tabacco che si mostrava promettente, vanificando settimane se non mesi di duro impegno.
Lo studio è basato su domande a un campione di 202 svapatori belgi. Una buona metà di essi ha dichiarato di aver avuto problemi a reperire dispositivi, il 37% ha detto di aver avuto nelle settimane dei lockdown problemi di funzionamento alle sigarette elettroniche. Un terzo degli interpellati ha ammesso di aver finito i liquidi e di aver avuto problemi a rifornirsene. Chi lo ha fatto è ricorso alla vendita online, accedendo di fatto al mercato illegale, dal momento che tale forma di vendita in Belgio è proibita dalla legge.
Le conseguenze sono state pesanti sul piano della salute. Date le difficoltà di reperimento, quasi il 15% degli svapatori che aveva completamente smesso di fumare è tornato al tabacco. I ricercatori tengono a bilanciare questo dato, segnalando che oltre alla mancanza di dispositivi funzionanti o di liquidi anche lo stress per la pandemia possa aver giocato un ruolo nel ritorno al fumo. Ma certo, se il lockdown non avesse interessato anche i negozi del vaping sicuramente i numeri delle ricadute sarebbero stati inferiori.
La conclusione cui giunge lo studio dell’università belga è comunque chiara: sebbene la maggior parte dei vaper abbia continuato a consumare sigarette elettroniche, questo è stato possibile solo infrangendo la legge. Il suggerimento di complemento vale per eventuali prossime emergenze simili a quelle vissute negli ultimi due anni: in caso di nuove misure restrittive per qualsiasi calamità è opportuno consentire agli svapatori l’accesso a prodotti a basso rischio come le sigarette elettroniche. Anche in caso di nuovi lockdown.

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