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Germania, tassa: l’ombra della crisi sul settore della sigaretta elettronica

Un sondaggio rivela timori di chiusure e acquisti all'estero per il regime fiscale progressivo che entrerà in vigore il prossimo luglio.

Berlino – Secondo una stima, in Germania un liquido per sigaretta elettronica arriverà a costare tre volte il corrispettivo del prezzo rispetto alla Polonia, determinando una fuga verso l’estero per l’acquisto che rischia di devastare la filiera commerciale. E fra produttori, negozianti e intermediari di prodotti del vaping tedesco è scattato l’allarme per le conseguenze che la nuova tassa sulla sigaretta elettronica, voluta dal governo e approvata dal Parlamento in estate, avrà sulla loro attività.
Dopo anni di discussione, il governo guidato da Angela Merkel su proposta del Ministro delle finanze Olaf Scholz ha deciso di modificare la legge sul tabacco introducendo per la prima volta una tassa sull’e-cig, basata su un aumento progressivo che riguarda tutti i liquidi, quelli contenenti nicotina e non, e scandito in quattro fasi. Si parte dal 1° luglio 2022 con 0,16 euro per millilitro, per passare a 0,20 euro dal 1° gennaio 2024, a 0,26 euro dal 1° gennaio 2025 e a 0,32 euro nell’ultimo stadio, che scatterà il 1° gennaio 2026. E nel dibattito politico che si è sviluppato anche all’indomani dell’approvazione del parlamento, nessun partito ha lasciato intendere di voler prendere iniziative per provare a modificare la nuova legge.
Mancano ancora nove mesi all’entrata in vigore della nuova gabella, ma fra i commercianti la preoccupazione è già grande. A misurare il loro disagio ci ha pensato un sondaggio realizzato interpellando 500 rivenditori di prodotti del vaping, che è apparso sulle pagine del quotidiano Die Welt. Autore della ricerca l’associazione che raduna le medie e piccole imprese tedesche del settore del vaping, il Bündnis für Tabakfreien Genuss (BfTG), che si era generosamente ma inutilmente speso nel tentativo di convincere il governo tedesco a non calcare la mano sul settore.
Secondo i dati raccolti nel questionario inviato nel mese di agosto agli operatori, il futuro è nero e lo spettro della chiusura delle attività è piuttosto concreto. Vale soprattutto per i negozianti, ma anche altri segmenti della filiera del vaping si aspettano ripercussioni negative. Il 10% degli interpellati si è dichiarato infatti “assolutamente sicuro” di dover chiudere bottega nei prossimi anni, qualora la nuova legge verrà applicata senza modifiche, mentre un ulteriore 37% ritiene questa eventualità “probabile”.
Di più: il 96% si attende un peggioramento degli affari e 71% prevede svantaggi dalla corsa dei consumatori agli acquisti da Paesi terzi: o attraverso gli acquisti online, oppure con trasferte direttamente in nazioni confinanti come la Polonia, dove il costo sarà appunto tre volte inferiore. Uno scenario che piomba su un mercato già provato dai lunghi mesi dei lockdown dovuti alla pandemia, che in Germania hanno in parte interessato anche i rivenditori di sigarette elettroniche: le decisioni delle chiusure sono state prese a livello regionale e in molti Länder si è dovuta abbassare la saracinesca. Il 37% degli interpellati dal sondaggio della BfTG ha ammesso di aver dovuto ridurre il numero degli impiegati a causa della pandemia.
Dopo anni di crescita ininterrotta, il 2021 segnerà una prima inversione di tendenza per il settore. Dai 450 milioni di fatturato del 2020 si passerà secondo una stima a 407 milioni per l’anno in corso. Ma i riflessi si avvertiranno anche nel 2022, probabilmente più per il primo impatto della tassa che per la coda della pandemia: la stima di fatturato per l’anno prossimo è di 395 milioni di euro. La speranza degli operatori è legata a una stabilizzazione dopo i primi contraccolpi e alla possibilità che, nel medio periodo, una parte dei 17 milioni di fumatori tedeschi si convinca a utilizzare la sigaretta elettronica come strumento di riduzione del danno. Ma perché questo accada, è necessaria una svolta nella comunicazione politica e sanitaria tedesca che al momento non si vede.

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