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Le sigarette elettroniche e i riscaldatori di tabacco detengono il 7,51 per cento delle quote di mercato del settore tabacchi: un aumento di circa 11 volte negli ultimi quattro anni. Il dato è stato diffuso dall’Agenzia delle Dogane e Monopoli in occasione della presentazione del Libro Blu 2020 che riepiloga l’attività l’annuale dell’agenzia. La quota maggiore ovviamente è detenuta dalle sigarette (81,47 per cento, ma in calo dell’8,34 per cento rispetto al 2017); chiudono i trinciati per sigarette detengono il 7,04 per cento (+1 per cento rispetto al 2017).
Nel 2020, il gettito del comparto dei tabacchi è stato pari a 14,06 miliardi di euro, facendo registrare un lieve incremento rispetto al 2019. I contributi principali derivano dal gettito a titolo di accisa per 10,60 miliardi di euro e Iva per 3,40 miliardi di euro. I prodotti accessori ai prodotti da fumo e i prodotti liquidi da inalazione hanno contribuito in minima parte, generando un gettito di rispettivamente di 45,41 milioni di euro e 12,26 milioni di euro, derivante dall’applicazione dell’imposta di consumo, che nel caso degli accessori è nata a partire da gennaio 2020.
Secondo le autorizzazioni rilasciate da Adm, la maggior parte dei 403 depositi fiscali di prodotti liquidi da inalazione è collocata nella regione Lombardia (67 depositi), seguita dal Piemonte (41 depositi), Lazio (40) e Campania (34). I rappresentanti fiscali sono invece 16: 7 in Sicilia, 5 nel Lazio, 2 in Lombardia, uno rispettivamente in Veneto e in Friuli Venezia Giulia. Gli stabilimenti di produzione autorizzati al deposito sono invece soltanto nove: due in Veneto, Emilia Romagna e Toscana; uno in Piemonte, Marche e Campania.
Nel 2020, Adm ha inibito 464 siti web perché proponevano la vendita al pubblico di tabacchi lavorati o di prodotti liquidi da inalazione senza la regolare autorizzazione.