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Tpd e Ted, le due grandi incognite per il futuro della sigaretta elettronica

Nella terza tappa della Ride4Vape, Roccatti fa il punto su timori, aspettative e attività in vista dei prossimi appuntamenti europei.

Dalle colline dell’Appennino tosco-emiliano al verde intenso e frizzante della vegetazione umbra, da Sant’Arcangelo di Romagna a San Gemini, suggestivo borgo medievale della provincia di Terni. La terza tappa della Ride4Vape si allunga per circa 250 chilometri, un percorso lungo il quale riflettere sulle sfide con cui il mondo della sigaretta elettronica si dovrà confrontare in un futuro piuttosto prossimo. Due sono infatti le incognite che potrebbero ridisegnare il settore del vaping europeo. A Bruxelles sono in fase di discussione le revisioni della Direttiva sui prodotti del tabacco (Tpd), che norma anche quelli da svapo, e quella sulle accise, che potrebbe incorporare per la prima volta anche le sigarette elettroniche. Il presidente di Anafe Umberto Roccatti, fra una pedalata e l’altra, fa il punto su timori, aspettative e attività in vista di questi appuntamenti europei.
Ci sono molte incertezze sugli esiti della revisione della Tpd. Quali sono i maggiori timori del settore?
Il timore più grande riguarda gli aromi. Ci sono diversi Stati membri che hanno già normato in merito (Danimarca, Lituania, Ungheria ed adesso Olanda). Ma anche dal Canada e dagli Stati Uniti non arrivano buone notizie sul tema. Pertanto stiamo facendo tutto il possibile già con Beca (la commissione dell’Europarlamento che relaziona sul Piano europeo contro il cancro, ndr) per avere posizioni di apertura verso la sigaretta elettronica ed il rischio ridotto associato. Quello che stiamo cercando di dire all’Europa è che sono norme che vanno valutate Paese per Paese. Perché precludere il percorso del rischio ridotto al Paese X solo perché quello Y ha un problema di svapo minorile? La Tpd già offre la facoltà di norme nazionali più restrittive agli Stati membri. Quindi chiediamo che il flavour ban non diventi una “floor regulation”, cioè una regola di base europea ma solo un’estrema ratio a livello di singolo mercato. Dobbiamo anche aspettarci, ma questo è inevitabile ed in un certo senso costruttivo, una normazione completa dei prodotti senza nicotina.
Si potrebbe sopravvivere a un divieto sui liquidi aromatizzati con gusti diversi dal tabacco?
I liquidi tabaccosi rappresentano circa il 40% del mercato: il mercato per “pareggiare” dovrebbe avere un incremento del 150% degli utenti. Si può in qualche modo sopravvivere, ma all’inizio sarebbe sicuramente difficile.
A Bruxelles si sta discutendo anche della revisione della Direttiva sulle accise, che potrebbe inserire una tassa specifica per i prodotti del vaping. Cosa ritiene che accadrà?
Difficile dirlo, anche perché la direttiva in questione interverrà anche su tabacco combusto e riscaldato, pertanto gli equilibri si sposteranno in maniera isterica per tutto l’iter di approvazione. La cosa più sensata, per noi che una tassa ce l’abbiamo e ce l’avremo, è una direttiva che stabilisca l’armonizzazione dell’imposta, mettendo un valore minimo molto basso per tutti. Poi ogni Paese deciderà in base alle proprie politiche fiscali e sanitarie. Consideriamo ad avere attualmente una tassa sono 14 dei 27 Paesi europei, ma fra questi oggi non c’è nessuno degli Stati più importanti, a parte l’Italia. Mantenere l’imposta a zero per alcuni Paesi non farebbe che creare commercio parallelo e contrabbando.
Cosa state facendo a livello di associazioni nazionali ed europee per evitare esiti infausti?
Abbiamo contatti continui con parlamentari europei, durante i quali spesso dobbiamo spiegare le basi del settore perché sono completamente ignoranti della materia. Poi svolgiamo attività sulle delegazioni nazionali che porteranno la posizione dell’Italia al tavolo di Bruxelles. Oltre 14 associazioni nazionali si sono confederate in Ieva, l’Indipendent European Vaping Alliance, di cui sono vicepresidente, per impattare anche grazie ad azioni di relazioni istituzionali e azioni di posizionamento del settore. Infine azioni legali e di contrapposizione presso la Commissione europea riguardo a regolamentazioni nazionali che vanno oltre la Tpd.
Sono tanti i fronti cui tener testa. E lo faremo fino in fondo sapendo di essere dalla parte della ragione e di avere pretese assolutamente congrue e di buon senso. Sperando questo sia sufficiente.

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