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“Sebbene le prove scientifiche indichino che l’uso della sigaretta elettronica stia facendo aumentare le cessazioni del fumo, l’impatto potrebbe essere molto maggiore se la comunità sanitaria prestasse seria attenzione al potenziale del vaping per aiutare i fumatori adulti, se i fumatori ricevessero informazioni accurate sui rischi relativi dello svapo e del fumo e le politiche fossero progettate tenendo conto dei potenziali effetti sui fumatori. Non è quello che sta accadendo”. Così si esprimono quindici accademici americani e due britannici della Society for Research on Nicotine and Tobacco nell’importante lavoro scientifico pubblicato alla fine di agosto sull’American Journal of Public Health.
L’articolo si intitola “Balancing Consideration of the Risks and Benefits of E-Cigarettes” e il suo scopo è proprio quello di rappresentare l’urgenza di trovare un equilibrio fra la protezione dei minori e il grande aiuto che la sigaretta elettronica può dare a chi fuma. Al momento, lamentano gli autori, la ricerca e le iniziative politiche sono fortemente sbilanciate verso la prima, soprattutto (ma non solo) negli Usa. Ma, continua l’articolo, “noi riteniamo che i potenziali benefici salvavita delle e-cigarette per i fumatori adulti meritino un’attenzione pari ai rischi per i giovani. Centoquaranta milioni di fumatori di mezza età e anziani sono ad alto rischio di malattie e morte nel prossimo futuro”. E, solo nell’ultimo anno, negli Usa il fumo ha causato la morte di 480mila persone.
La circostanziata analisi parte dalle prese di posizione di due importanti istituzioni sanitarie, l’americana National Academies of Science, Engineering and Medicine e il britannico Royal College of Physicians, entrambe d’accordo nell’affermare la minore dannosità della sigaretta elettronica rispetto al fumo. Poi si addentra nella grande messe di ricerche e studi che dimostrano i benefici per i fumatori del passaggio al vaping e la maggior efficacia della sigaretta elettronica per aiutare la cessazione rispetto ad altri strumenti.
Gli autori affrontano poi il tema del vaping giovanile, mettendo seriamente in dubbio alcuni cavalli di battaglia di chi si oppone alla sigaretta elettronica. Per esempio il fatto che introduca al fumo, il cosiddetto “effetto gateway”, o che la nicotina influisca negativamente sul cervello in fase di sviluppo. Fenomeno osservato su modelli animali ma mai sull’uomo. “Date le differenze di specie e le controversie sulla rilevanza dei paradigmi sperimentali di dosaggio della nicotina negli animali per i modelli di uso umano – commenta lo studio – la validità dell’estrapolazione per l’uomo è speculativa”. I punti fermi della “questione minori”, secondo gli autori sono che la stragrande maggioranza dei giovani che non usa tabacco non svapa; che gli utilizzatori di e-cig sono soprattutto saltuari o sperimentali, mentre gli svapatori abituali sono fumatori o ex fumatori; e soprattutto che “la forma più pericolosa di esposizione giovanile alla nicotina, il fumo di sigaretta, è diminuita a un ritmo senza precedenti durante l’era dello svapo giovanile”.
Eppure questa concentrazione sui possibili rischi per i minori ha creato una narrazione che ha indotto i fumatori a ritenere l’e-cigarette addirittura più pericolosa del fumo. E ha dato la stura a una serie di limitazioni e restrizioni normative, che spesso hanno l’effetto indesiderato di far aumentare i fumatori, come dimostrato, per esempio dai casi del Minnesota e di San Francisco.
Gli autori del lavoro offrono anche dei suggerimenti normativi per preservare i minori, senza penalizzare i fumatori adulti. Per prima cosa, spiegano, bisognerebbe tassare pesantemente sigarette e tabacco combustibile a vantaggio dell’e-cigarette. Invece di vietare totalmente gli aromi, consigliano di permetterne la vendita solo nei negozi specializzati, riservati agli adulti. Suggeriscono poi alle agenzie governative e sanitarie di adottare una comunicazione differenziata per dissuadere i minori e, separatamente, evidenziare i benefici del vaping per i fumatori. Infine si chiede alla Food and drug administration di vietare le pubblicità che si richiamino al lifestyle, ammettendo invece quelle che incitano a passare dal fumo allo svapo, e di sviluppare uno standard per i prodotti del vaping.
Così, forse, si riuscirà a non sprecare l’occasione fornita dalla sigaretta elettronica. In conclusione gli autori citano il Surgeon General americano Charles Everett Koop, che per primo adottò pesanti misure contro il fumo. “Mentre intraprendiamo ogni azione possibile per salvare i nostri figli dalle devastazioni del tabacco – disse già nel 1998 – dovremo dimostrare che il nostro impegno nei confronti di coloro che sono già dipendenti non verrà mai meno”. Una affermazione che oggi – commenta lo studio – appare a rischio.
I firmatari dell’articolo sono: David J. K. Balfour, University of Dundee; Neal L. Benowitz, University of California; Suzanne M. Colby, Brown University; Dorothy K. Hatsukami, University of Minnesota; Harry A. Lando, University of Minnesota; Scott J. Leischow, Arizona State University; Caryn Lerman, University of Southern California; Robin J. Mermelstein, University of Illinois; Raymond Niaura, New York University; Kenneth A. Perkins, University of Pittsburgh; Ovide F. Pomerleau, University of Michigan; Nancy A. Rigotti, Harvard Medical School; Gary E. Swan, Stanford University; Kenneth E. Warner, University of Michigan; Robert West, University College London.