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Tasse e sigaretta elettronica: il futuro europeo in un webinar Ieva

Tim Phillips di Ecigintelligence ha illustrato la situazione attuale e gli scenari possibili con la revisione della Direttiva sulle accise.

Qual è la situazione della tassazione sui prodotti del vaping nei diversi Paesi dell’Ue e soprattutto quali scenari si aprono in futuro, in vista della revisione della Direttiva europea sulle accise (Ted), la cosiddetta Ted? Se ne è discusso in un webinar appena concluso organizzato da Ieva, l’associazione europea dei produttori a cui aderisce anche l’italiana Anafe, che ha visto come relatore Tim Phillips, fondatore dell’osservatorio internazionale Ecigintelligence.
Il mercato europeo della sigaretta elettronica, ha spiegato Phillips, ha avuto una flessione del 6% nel 2019 e 2020, anche se è risalito nel 2021 ed è previsto che ritorni ai valori pre-covid. Ad influire negativamente sul settore, però, non è stata tanto la pandemia, quanto l’impatto della cosiddetta evali. I casi di malattie polmonari dovute all’acetato di vitamina E contenuto nei liquidi al thc illegali, ma per lungo tempo attribuite alle comuni sigarette elettroniche, ha avuto effetti devastanti tanto negli Stati Uniti, quanto in Europa e altrove. Questo anche a causa della frenetica copertura dei media, che spesso dimenticano le dimensioni del fenomeno vaping. Le sigarette elettroniche, continua Phillips, rappresentano infatti una piccola fetta del mercato dei prodotti con nicotina – il 3% – ancora largamente dominato dalle sigarette a tabacco combusto.
Quasi il 90% dei consumatori europei utilizza sistemi aperti (in Italia addirittura il 95%) e solo il 12% (da noi il 5%) sistemi chiusi. Un dato molto rilevante sotto il profilo fiscale e spesso non compreso dai regolatori. Proprio l’ampia diffusione di sistemi aperti consente infatti di orientare la produzione dei liquidi verso prodotti non soggetti a tassazione: i cosiddetti mix and vape o gli scomposti. “La tassazione – commenta Phillips – incoraggia il mercato a fare prodotti che non pagano la tassa”.
Attualmente i liquidi per sigaretta elettronica sono tassati in 14 Paesi su 27, più la Germania e la Danimarca dove il regime fiscale entrerà in vigore nel luglio 2022. I tassi variano notevolmente da un Paese all’altro, alcuni tassano solo i liquidi con nicotina, ma tutti hanno un sistema basato sui millilitri. Ma quanto arriva davvero nelle casse dei vari Stati? Secondo Ecigintelligence molto poco. A livello europeo è stato riscosso meno di un quarto dell’imposta dovuta e in Italia nel 2021 siamo addirittura al di sotto del 20%. Questo è dovuto in parte all’elusione fiscale, cioè al ricorso a strategie legali per evitare la tassa. È il caso che facevamo prima dei liquidi separati dalla nicotina o scomposti, diffusissimi fra l’atro anche in mercati non soggetti a imposizione fiscale, come Francia e Germania. In parte a vera e propria evasione fiscale.
L’Italia rappresenta un caso unico per la varietà di imposizioni fiscali che si sono avvicendate negli anni. “Ogni volta che esamino la situazione – afferma Phillips – è cambiato tutto”. Il presidente di Anafe Umberto Roccatti è intervenuto per spiegare la complicata imposizione basata sull’equivalenza con le sigarette tradizionali (1 ml di eliquid corrisponde a ,5,65 sigarette) a cui poi è applicato uno sconto, con evidente sconcerto dei presenti. La sua preferenza, ha spiegato, è per una tassa sul contenuto di nicotina e non sui millilitri.
Ma non è in questo senso, secondo l’osservatorio, che è orientata l’Unione europea. La prima bozza della Ted sarà probabilmente disponibile nella prima parte del prossimo anno e, secondo Phillips, ricalcherà la tassazione sugli ml, scelta dalla maggior parte dei Paesi. Probabilmente sancirà che i prodotti del vaping, così come i riscaldatori di tabacco, le bustine di nicotina e forse persino il cbd, debbano essere tassati, ma podrebbe decidere per una accisa minima 0 (sul modello del vino), lasciando di fatto mano libera ai singoli governi sulle cifre. Phillips è dell’opinione che questo potrebbe non essere necessariamente un male e che una giusta imposizione potrebbe essere positivo per il settore: “se si corrisponde un valore economico, la propria posizione si consolida e bisogna essere ben regolamentati”.
Naturalmente a patto che l’imposizione fiscale sia equa e soprattutto certa e stabile. Solo in questo modo le aziende del settore potranno finalmente guardare al futuro con tranquillità e programmare le attività a lunga scadenza.

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