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Aromi nelle sigarette elettroniche fondamentali nel percorso di cessazione

Nonostante l’atteggiamento di estrema prudenza di molti legislatori, le evidenze dimostrano che i liquidi aromatizzati non sono determinanti nell’uso giovanile. Anzi aiutano gli adulti a smettere di fumare.

Vietare la vendita di liquidi aromatizzati è inutile e controproducente? Dopo che nel 2019 negli Stati Uniti casi di morti e ospedalizzazioni per problemi respiratori all’inizio attribuiti erroneamente all’utilizzo delle e- cig hanno provocato un processo di isteria collettiva – con una conseguente stretta normativa in tutto il mondo – la questione si ripropone più attuale che mai. A rinvigorire il dibattito è stata la proposta dello scorso anno del Ministro della salute olandese Paul BlokHuis di vietare la vendita di liquidi per sigarette elettroniche con gusti diversi dal tabacco. La mancanza di dati chiari e coerenti sugli studi sperimentali riguardo i rischi dell’utilizzo di tali aromi ha portato i cittadini europei, e soprattutto i legislatori di Bruxelles, a una confusione generale sui rischi effettivi a carico dell’apparato respiratorio causati dalle sigarette elettroniche e dei liquidi. Lo scorso aprile il rapporto definitivo del Comitato scientifico per la salute, l’ambiente e i rischi emergenti (Scheer), richiesto dalla Commissione europea per una revisione della regolamentazione delle sigarette elettroniche al- l’interno dell’Unione europea, ha confermato il suo approccio di estrema “prudenza”, suscitando clamore tra i sostenitori della riduzione del danno da fumo e in parte della comunità scientifica internazionale. La realtà è che, nonostante l’atteggiamento di diffidenza da parte delle autorità sanitarie nazionali e internazionali, non mancano le ricerche scientifiche che evidenziano come i liquidi per lo svapo siano notevolmente meno dannosi rispetto al fumo di sigaretta convenzionale. Numerosi studi portati avanti dal Centro di eccellenza per la riduzione del danno da fumo dell’Università di Catania (Coehar) hanno sottolineato come il vaping riduca drasticamente il danno per le cellule umane.
Nel paper “Critical appraisal of the European Union Scientific Committee on Health, Environ- mental and Emerging Risks (Scheer) Preliminary Opinion on electronic cigarettes” a firma del professore Riccardo Polosa, (fondatore del Coehar e fra gli scienziati più citati al mondo nel campo della ricerca sulle sigarette elettroniche), coadiuvato dalla dottoressa Renee O’Leary, (project leader del progetto In Silico Science di Coehar), e dal professore Giovanni Li Volti, (direttore del Coehar e professore ordinario di Biochimica al Dipartimento di Scienze biomediche e biotecno- logiche dell’Università di Catania) è stato brillantemente illustrato come insistere sul divieto degli aromi e degli e-liquid sia fondamentalmente non solo privo di evidenze scientifiche ma anche, sotto certi aspetti, controproducente per la salute pubblica. Il documento, inviato anche alle autorità competenti, è stato inoltre firmato da 64 docenti esperti di harm reduction.
Il Coehar, con la collaborazione dei suoi numerosi laboratori diffusi in tutto il mondo, ormai da anni conduce ricerche specifiche sul- l’esposizione delle cellule epiteliali bronchiali umane (NCI-H292) al fumo di sigaretta e all’aerosol dei sistemi elettronici per la somministrazione di nicotina (Ends) al fine di misurare e valutare gli effetti di citotossicità del fumo e dell’aerosol. Una batteria di fuoco che si affianca ad un altro progetto di ricerca del Coehar – denominato “Replica” – che ha come obiettivo quello di replicare all’interno dei suoi laboratori gli studi sull’efficacia delle sigarette elettroniche maggiormente citati negli ultimi anni. L’obiettivo è quello di validare o meno i risultati già pubblicati, replicando gli studi e attenendosi a standard di riferimento internazionali. Un progetto che stabilirà definitivamente l’efficacia dell’utilizzo di e-cig per smettere di fumare.

Massimo Caruso

Secondo i ricercatori del Coehar, da un punto di vista tecnico è relativamente sicuro affermare che le sigarette elettroniche presenti in commercio sono meno tossiche delle sigarette convenzionali. “Test sui liquidi hanno rilevato che le nitrosammine, una delle principali fonti di effetti negativi sulla salute e il cancro, sono oltre 400 volte inferiori rispetto alle sigarette tradizionali. Altre sostanze, tra cui il nitrato, oltre 1300 volte inferiori e i fenoli 1200 volte inferiori al fumo di sigaretta”, spiega il professore Massimo Caruso, co-project leader del progetto Replica di Coehar ed esperto in citotossicità cellulare. “Questo si affianca all’assenza di combustione, che gioca un ruolo fondamentale nella limitata tossicità delle sostanze presenti all’interno dei liquidi. Infatti, a differenza delle sigarette convenzionali – dove la temperatura di combustione del tabacco raggiunge 800-950 °C – le sigarette elettroniche si basano i su liquidi composti da Pg/Vg e aromi che raggiungono temperature tra i 200-320 °C. Di conseguenza – aggiunge Caruso – le e-cig non rilasciano prodotti della combustione (come il catrame) e contengono meno sostanze tossiche rispetto alle sigarette classiche”.
Mentre lo Scheer continua nella sua narrazione che identifica gli aromi nei liquidi tra le principali cause di iniziazione al fumo tra giovani e giovanissimi, le evidenze scientifiche indicano che la ragione principale per cui i giovani cominciano a svapare è la curiosità e non gli aromi in sé e, oltretutto, l’uso di aromi non sembra aumentare il rischio di iniziazione al fumo di tabacco per i giovani. Un sondaggio condotto nel 2018 in Francia tra giovani tra i 15 e i 16 anni ha scoperto che era proprio la curiosità a spingere a provare l’e-cig. Anche in Germania uno studio simile ha evidenziato che il 73,1% dei giovani tra i 14 ed i 19 anni aveva provato il vaping per curiosità. Un ulteriore studio di coorte condotto negli Usa ha analizzato i dati intrinsechi tra il 2013 e il 2018 tra la popolazione tabagista, confermando che l’uso di e-cig con aromi diversi dal tabacco era meno associato all’iniziazione al fumo giovanile rispetto all’uso di aromi al tabacco.

Riccardo Polosa

Gli aromi sembrano invece migliorare le percentuali di successo per gli adulti. Lo studio precedentemente citato ha infatti analizzato anche il tasso di cessazione da parte di adulti sotto i 55 anni. Il risultato ha sottolineato come l’uso di gusti diversi dal tabacco fosse più associato alla cessazione del fumo rispetto agli aromi del tabacco. “Un altro elemento ampiamente sottostimato dal report dello Scheer e dai legislatori europei è sicuramente il ruolo giocato da sigarette elettroniche e relativi aromi nel processo di cessazione dal fumo. Un gran numero di intervistati in un sondaggio dell’Ue ha riferito di utilizzare l’e-cig nel tentativo di smettere di fumare, con una media di circa uno su cinque che ha ammesso di aver avuto benefici dal- l’utilizzo di tali dispositivi”, commenta Riccardo Polosa. Tuttavia, sebbene non manchino le evidenze scientifiche a supporto della minore tossicità delle sigarette elettroniche rispetto a quelle convenzionali, i legislatori nazionali e sovranazionali continuano a classificare ed inserire in un unico calderone anche i prodotti alternativi a base di nicotina, indipendentemente dai loro benefici per i fumatori. Dall’assenza di combustione ed una inferiore quantità di elementi nocivi inalati, passando attraverso un minore impatto per la salute cardiovascolare e respiratoria, fino alla provata efficacia nel processo di cessazione, le sigarette elettroniche si sono dimostrate uno strumento valido non solo per abbassare l’incidenza dei fumatori a livello globale ma anche per raggiungere lo storico traguardo di sconfiggere il fumo. La storia ci mostra come i cambiamenti epocali richiedano tempo per completarsi: è quindi solo una questione di tempo prima che le e-cig vengano accettate universalmente come strumento alternativo alla sigaretta convenzionale.

L’autore: Nino Orto è giornalista pubblicista, collaboratore della Lega italiana antifumo.

(tratto da Sigmagazine #28 settembre-ottobre 2021)