Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Regno Unito in pressing per difendere la sigaretta elettronica alla Cop9

A intervenire nel dibattito il parlamentare ed ex ministro David Jones: "L'Oms ha lanciato una crociata antiscientifica".

L’Organizzazione mondiale di sanità ha lanciato una crociata antiscientifica contro la sigaretta elettronica, che ha dimostrato più e più volte di aiutare i fumatori a smettere. L’organizzazione elogia costantemente le nazioni che adottano misure sempre più draconiane contro il vaping”. A pronunciare queste parole dure è il parlamentare britannico David Jones, già Ministro per l’uscita dall’Unione europea fra il 2016 e il 2017 e, prima ancora Segretario di Stato per il Galles. Le sue dichiarazioni, riportate dal Daily Express, vogliono essere soprattutto uno sprone al governo di Boris Johnson affinché prenda una ferma posizione pro e-cig durante la nona Conferenza delle parti (Cop9) della Convenzione quadro per il controllo del tabacco (Fctc) del prossimo novembre.
Le parole di Jones sono anche l’ennesima dimostrazione di come la discussione sia accesa nel Regno Unito, in vista di questo primo evento che vede il Paese partecipare singolarmente e non nella delegazione dell’Ue. “La Brexit – spiega infatti il parlamentare – ci offre una opportunità unica per affermare la nostra sovranità e garantire che la nostra politica sanitaria non venga influenzata da interferenze esterne. A differenza delle precedenti Conferenze delle parti, il Regno Unito non deve aderire alla posizione dell’Ue. Non siamo vincolati da Bruxelles, siamo indipendenti e liberi di sostenere la scienza, la sanità pubblica inglese e i nostri esperti di salute, al di là dell’Oms”. E poi aggiunge con una buona dose di euroscetticismo: “Proprio come l’Ue, l’Oms è un organismo burocratico, non responsabile nei confronti del popolo britannico, e mira a controllare la politica sanitaria interna, per soddisfare i propri pregiudizi”.
La paura di Jones e di molti sostenitori della riduzione del danno da fumo è che la delegazione britannica al Cop9 possa finire per avallare le posizioni dell’Ue “perché è la cosa più facile da fare”. Ma, conclude l’ex ministro, “le misure contro la sigaretta elettronica costano vite. La Brexit ci ridà il controllo delle nostre politiche e dobbiamo usare questa libertà per salvare vite”. Quello di David Jones è solo il più recente degli interventi preoccupati in vista dell’appuntamento di novembre. Lo scorso aprile l’Intergruppo parlamentare britannico sul vaping (Appg) stilò un documento in cui proponeva addirittura di tagliare i fondi all’Oms e all’Fctc se non rivedevano le loro posizioni sulle e-cigarette.
Il suo presidente, Mark Pawsey, non perde occasione per ammonire il governo ad essere vigile: “Il Regno Unito è un leader mondiale per quanto riguarda la riduzione del danno e durante la Cop9 è importante continuare a fare da apripista”. Molto attivi su questo fronte sono anche le associazioni dei consumatori. New Nicotine Alliance UK, infatti, lo scorso settembre ha invitato i vaper a contattare i loro rappresentanti parlamentari, chiedendo loro di fare pressione sul Ministro della salute. La neonominata Maggie Throup dovrebbe insistere per rinviare la discussione sui prodotti con nicotina alla Cop10 e incaricare la delegazione del Regno Unito di proporre l’istituzione di un gruppo di lavoro per la riduzione del danno da tabacco sempre per la Cop10. Intanto novembre si avvicina e tutte le speranze del settore sono riposte nel Paese d’Oltremanica.

 

Articoli correlati