Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Sigarette elettroniche, Giorgetti (Anafe): “E adesso pensiamo alla legge di bilancio”

Il vicepresidente dell'assoproduttori del vaping analizza la situazione attuale e delinea le priorità del comparto: fisco, aromi, rappresentanza.

Il Parlamento ha costretto il governo al dietrofront. L’imposta di consumo sui prodotti liquidi da inalazione è stata ritoccata al ribasso con un intervento emendativo proposto nel Decreto sostegni bis dello scorso mese di luglio. La norma è entrata in vigore il primo agosto: 0,42 centesimi e 0,84 centesimi per 10 millilitri di liquido di ricarica senza e con nicotina. L’iniziativa è stata promossa dalla Lega su spinta di Anafe, l’associazione confindustriale dei produttori di sigarette elettroniche. Anche se rimane lo spauracchio dell’incremento automatico previsto per il 2022 dalla legge di bilancio dello scorso anno, le basi per una revisione organica della pressione fiscale sono state gettate. Gianluca Giorgetti, nel suo ruolo di responsabile dei rapporti istituzionali di Anafe, è stato il punto di contatto tra l’industria e la politica. E, come deus ex machina dell’operazione, tira un grande sospiro di sollievo.
Sicuramente. Ma più che sospiro direi una grande e rigenerante boccata d’ossigeno. A giovarne è tutto il settore ma soprattutto i negozianti. Con la supertassazione introdotta a inizio anno erano in molti ad essere in difficoltà e fare fatica a far quadrare i conti con una ridotta marginalità“.

Da quando esiste la tassazione è la seconda volta che il Parlamento interviene per abbassarla. Ed entrambe le volte nella coalizione di governo era rappresentata la Lega. Si può pensare che Anafe abbia un rapporto privilegiato con questo partito?
No, questo non lo direi. Per la verità è il suo segretario ad avere personalmente ormai da anni preso a cuore la questione della sigaretta elettronica. E lo ha fatto perché è tra i pochi ad averne davvero capito le potenzialità in termini di tutela della salute e di risparmio per le casse statali sul fronte sanitario.

Se nulla cambia, a gennaio ci sarà uno scatto d’aliquota molto importante: l’imposta si triplicherà. Come pensate di dialogare con le istituzioni?
Prima di tutto vorrei sottolineare che nel Decreto sostegni bis non era possibile intervenire altrimenti. Cioè, si potevano ritoccare le imposte correnti ma non quelle future che invece possono essere ricalibrate soltanto in Legge di bilancio o nel Decreto fiscale. Entrambi i documenti si discutono a fine anno. Sarà un momento per noi importante e faremo di tutto per portare a casa una riforma fiscale definitiva che potrà finalmente stabilizzare il comparto. In questo primo passo ci siamo impegnati per, consentitemi la metafora, disinnescare la bomba del Partito democratico. Nel senso che, quando loro vollero aumentare nuovamente la tassa, misero una previsione di gettito spropositata e assolutamente irrealistica. Pe riportarla entro limiti accettabili abbiamo dovuto collaborare con il sottosegretario all’economia Durigon per ricalcolare le effettive entrate fiscali garantite dai liquidi da inalazione. Di conseguenza, sono state ricalcolate anche le previsioni di gettito per gli anni futuri. È un passaggio complicato e tecnico ma così facendo diventa molto più semplice intervenire per disinnescare gli aumenti automatici previsti per il 2022 e il 2023.

Sino ad oggi, per regolamentare il comparto delle sigarette elettroniche il Parlamento è sempre intervenuto con emendamenti tesi a modificare il testo originale della Legge di bilancio. Sarebbe importante invece che la riduzione dell’imposta non passasse per le vie della Commissione ma fosse già inserita nel testo licenziato dal governo.
Corretto. Il nostro obiettivo infatti è riuscire a farlo inserire nel testo principale. La gestione degli emendamenti sia in Commissione che in aula è pericolosa, se non addirittura una scommessa. Questa volta siamo riusciti a portare a casa l’abbassamento della tassa perché sia il Pd che i Cinquestelle si sono astenuti. Sono bastati i voti della Lega.

La tassa sulle sigarette elettroniche è dunque stata usata come merce di scambio?
Non lo so con chi e per cosa ma certamente qualcosa è stato scambiato.

Come sono i rapporti con la Federazione Italiana Tabaccai?
Non ce ne sono. O meglio, non ne abbiamo più. Loro si fanno i fatti loro e noi cerchiamo di tutelare i nostri interessi settore senza creare alcun tipo di danno ai tabaccai. Siamo collaborativi ma seguiamo due strade diverse.

La Commissione europea ha più volte ribadito che se passa il concetto che la sigaretta elettronica fa smettere di fumare allora dovrà essere considerata un medicinale e sottostare alle regole farmaceutiche. Sarebbe come passare dalla padella alla brace…
Mi permetto di dire che l’atteggiamento della Commissione è a dir poco vergognoso. Come lo è quello dell’Istituto superiore di sanità che persevera a non accettare il concetto di rischio ridotto. Al contrario, continuano a sostenere il principio della massima cautela che significa zero dipendenze. Facendo un paragone con quanto sta accadendo in questi mesi, se questa teoria fosse davvero valida non bisognerebbe neppure vaccinare le persone contro il Covid: se anche solo una persona su un milione sta male a causa del vaccino allora, per il principio di massima precauzione, bisognerebbe vietare i vaccini.

Come immagina l’industria del vaping fra dieci anni?
Poche grandi aziende, magari anche molto grandi e quotate in borsa e tante piccolissime che opereranno su scala locale.

E la rete vendita?
In questo momento i negozianti sono forse l’anello debole della filiera. Anche loro hanno bisogno di fare un salto di qualità culturale. Bisogna investire di più, soprattutto a livello di immagine e di visibilità.

Il prossimo fronte su cui sarete impegnati?
Regolamentare la produzione e la vendita degli aromi.

Regolamentati significa tassati?
Regolamentati significa anche tassati. Magari poco ma devono essere tassati per poter essere controllati anche a tutela del consumatore.

In qualche Paese sono stati addirittura proibiti.
Si tratta di singole iniziative nazionali. Non credo che l’Europa potrà estenderle all’intera Unione. E se lo farà daremo battaglia. D’altronde è da più di dieci anni che lottiamo, abbiamo le spalle larghe.

Intervista tratta da Sigmagazine #28 settembre-ottobre 2021

Articoli correlati