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Hong Kong vieta import, vendita e produzione di sigarette elettroniche

Il provvedimento, in ballo dal 2018, è stato approvato oggi dal Consiglio legislativo della Regione amministrativa.

È stato approvato oggi dal Consiglio legislativo di Hong Kong il divieto di importazione vendita e produzione di sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato. Rimane invece consentito l’uso personale. Le limitazioni alla pubblicità previste per le sigarette a combustione sono ora estese anche ai prodotti alternativi. Il provvedimento ha una lunga genesi, che inizia nel giugno del 2018 con un documento del Dipartimento della salute, richiamandosi alle conclusioni del Cop7 della Convenzione quadro per il controllo del tabacco dell’Oms, invitava a trattare e-cigarette e riscaldatori come i prodotti del tabacco tradizionali.
A rincarare la dose qualche mese dopo fu la leader dell’esecutivo della Regione amministrativa della Repubblica popolare cinese, Carrie Lam. Nella seconda relazione annuale del 2018, il cosiddetto discorso politico, Lam propose di vietare completamente la vendita delle sigarette elettroniche, adducendo come motivazioni la protezione della salute, soprattutto dei minori e il timore che l’e-cig rinormalizzasse il fumo e inducesse i giovanissimi al tabagismo. Le parole della leader lasciarono tutti di stucco, come testimoniato anche dall’intervento di un lettore  residente a Hong Kong, che ospitammo sulle nostre colonne.
Nella questione intervennero anche due scienziati del calibro di Riccardo Polosa e Konstantinos Farsalinos, che espressero la loro seria preoccupazione in una lettera alla premier. “Da ricercatori di lungo corso nel settore del tobacco control – scrivevano – con alle spalle un vasto lavoro scientifico e numerose pubblicazioni su riviste internazionali, siamo stati persuasi da prove inconfutabili e oltre un decennio di esperienza che le sigarette elettroniche e gli altri prodotti a danno ridotto, come il tabacco riscaldato, possano essere importanti per ridurre le morti e le malattie dovute al fumo di sigaretta”, scrivevano i due, definendo l’ipotesi del divieto una scelta “estrema e punitiva”, oltre che controproducente dal punto di vista della salute pubblica.
Poi la ex colonia britannica fu travolta da altre vicende politiche, dalle proteste di piazza e le repressioni e la questione delle sigarette elettroniche è uscita dai radar. Fino ad oggi, giorno in cui il Consiglio legislativo ha ripreso in mano il filo lasciato penzolante nel 2018 e ha approvato il divieto. La narrativa della discussione parlamentare ha negato qualsiasi riduzione del danno da fumo nei prodotti alternativi, bollandola come propaganda dell’industria del tabacco, in perfetto stile Organizzazione mondiale di sanità. Tanto che la maggior parte delle voci dissonanti che si sono alzate, avevano come oggetto la protezione del settore logistico e non della salute.
Insomma, Hong Kong si allontana sempre più dalla Gran Bretagna per collocarsi in maniera sempre più salda nel contesto asiatico del proibizionismo.

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