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Tabacco e sigarette elettroniche, economisti chiedono tasse proporzionate al rischio
Ian Irvine (Concordia University): “La politica dovrebbe essere sviluppata per distogliere gli utenti dai prodotti ad alto rischio verso quelli a basso rischio". Intanto in Italia ci si prepara allo scontro parlamentare contro il maxi rincaro sui liquidi previsto a fine anno.
Le tasse sui prodotti alla nicotina dovrebbero riflettere il grado di danno o rischio. È in estrema sintesi la tesi dell’economista Ian Irvine, docente presso la Concordia University. In una recente analisi pubblicata dal think tank Howe Institut, l’accademico esamina i prodotti alternativi alle sigarette tradizionali, cioè le sigarette elettroniche, i riscaldatori e lo snus e propone a tutti i governi che le aliquote fiscali per i singoli prodotti riflettano i loro potenziali danni alla salute.
“La politica – spiega Irvine – dovrebbe essere sviluppata con l’obiettivo di distogliere gli utenti, in particolare quelli nelle comunità vulnerabili in cui la prevalenza del fumo rimane alta, dai prodotti ad alto rischio verso quelli a basso rischio. Le aliquote fiscali relative dovrebbero riflettere il tasso di rischio per la salute associato a ciascun prodotto a base di nicotina o tabacco. Una serie di tasse ben strutturate dovrebbe mirare a incoraggiare i fumatori a smettere o passare a prodotti a rischio ridotto, ma non dovrebbe essere troppo alta perché si fomenterebbero gli acquisti sul mercato illegale”.

Secondo Irvine la percezione generale è che il tabacco e la nicotina sono visti come prodotti peccaminosi e spesso nelle statistiche sono associati ad alcol, cannabis e gioco d’azzardo. “Lo svapo – continua Irvine – e i prodotti del tabacco riscaldati dovrebbero essere spostati da questa posizione a una più virtuosa che rifletta il loro potenziale nel ridurre i danni e aiutare le persone a smettere di fumare”.
L’analisi arriva proprio alla vigilia del dibattito politico che avrà come protagonisti i parlamentari italiani. La prossima legge di bilancio dovrà stabilire a quanto ammonterà l’imposta di consumo sui liquidi da inalazione. Se il governo o il parlamento confermerà lo sgravio inserito nel decreto Sostegni di luglio si potrà ragionevolmente sostenere che il mercato tenderà a riprendersi; se invece non interverrà, automaticamente scatterà l’imposta introdotta nella scorsa legge di bilancio che per il 2022 arriverà a circa 1,5 euro e 2 euro per i liquidi da 10 millilitri senza e con nicotina. E a quel punto, verosimilmente, la produzione e gli acquisti subiranno una drammatica contrazione, agevolando il fai da te e il mercato nero. Senza dimenticare che nel 2023, inoltre, scatterebbe il terzo rincaro automatico che aumenterà entrambe le tipologie di liquidi di ulteriori 50 centesimi.