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La francese Sovape chiede alla classe medica di sostenere la sigaretta elettronica

L’obiettivo è esigere che le istituzioni difendano l'e-cig mentre si discutono i piani per la lotta contro il cancro anche a livello europeo.

Con 14 milioni di fumatori in Francia, la sigaretta elettronica non è un problema. È una soluzione”. Ad affermarlo è l’associazione dei consumatori Sovape in un appello rivolto alla classe medica affinché sostenga l’opportunità del vaping nella lotta contro il cancro. L’obiettivo finale è quello di esigere un cambiamento di atteggiamento delle istituzioni pubbliche e sanitarie nei confronti dell’e-cigarette, proprio ora che si discutono i piani per la lotta contro il cancro. E non solo a livello nazionale. Ma anche e soprattutto a livello europeo, con il Piano della Commissione europea, che nella sua versione attuale non lascia nessuno spazio alla riduzione del danno fumo.
Insomma, i consumatori francesi chiamano all’appello i professionisti della salute, affinché la Francia e le sue istituzioni escano allo scoperto e assumano un ruolo leader nella difesa dello strumento che ha consentito a milioni di europei di smettere di fumare, ricordando che, solo nel Paese al di là delle Alpi, ogni anno il 20% dei tumori è legato al tabagismo e nell’80% dei casi si tratta di cancro ai polmoni. Un obiettivo che sembra a portata di mano in un Paese dove le istituzioni sanitarie aprono sempre di più al vaping, l’e-cigarette viene consigliata nelle campagne anti fumo come il Mois sans tabac e lo stesso Ministro della salute Olivier Véran è stato visto svapare.
Ma molto, troppo resta ancora da fare, almeno a giudicare dai risultati dell’ultimo sondaggio annuale commissionato da Sovape. Ben l’80% dei francesi ritiene erroneamente che la nicotina sia cancerogena e il 77% non sa che il vaping è molto meno rischioso del fumo. Entrambi dati addirittura in crescita di due punti percentuali rispetto all’anno scorso. Eppure, commenta l’associazione, la nicotina è un valido trattamento sostitutivo per facilitare la cessazione del fumo, non provoca il cancro e la sigaretta elettronica permette di consumare la nicotina senza le tossicità derivanti dalla combustione, che sono responsabili delle patologie legate al tabagismo. “In oltre dieci anni – commenta Sovape – la ricerca scientifica (che deve continuare) ha prodotto studi a volte controversi e sta creando consenso su due punti: l’e-cigarette è un aiuto efficare per smettere di fumare; svapare è molto meno dannoso che fumare”.
Sovape aggiunge che il 99% dei consumatori usa la sigaretta elettronica per ridurre il fumo o smettere del tutto, eppure la regolamentazione dello strumento si è concentrata solo sul timore dell’uso da parte dei non fumatori, in particolare dei giovani. “Dopo oltre un decennio – spiega – il vaping appare chiaramente come un via d’uscita dal fumo e non come una porta di ingresso. Ovunque aumenti lo svapo, diminuisce il fumo giovanile”. L’associazione lamenta anche il divieto, vigente in Francia come altrove, di fare pubblicità e “propaganda” al vaping, così come la limitazione per i flaconi di liquido a 10 ml e per la concentrazione di nicotina a 20 mg. “Il valore e l’impatto di queste presunte misure di protezione – commenta Sovape – non sono mai stati valutati. Così come le conseguenze degli attuali progetti europei di vietare gli aromi negli e-liquid e di imporre tasse aggiuntive (oltre all’Iva del 20%) che penalizzerebbero consumatori e fumatori che vogliono smettere”.
Per combattere il covid-19, continua l’associazione, autorità pubbliche e sanitarie hanno stabilito un rapporto rischi/benefici per la vaccinazione basandosi su dati scientifici e si sono mobilitate per spingere la popolazione a proteggersi. Lo stesso impegno è ora richiesto sul vaping. “È essenziale, per la salute pubblica – continua l’associazione – che le istituzioni colgano questa opportunità senza precedenti e storica per accelerare il declino del fumo e i danni che provoca ogni anno”.
Al momento, dopo solo un giorno dalla sua presentazione, sono già sessanta i medici francesi che hanno aderito all’appello di Sovape. Si tratta soprattutto di professionisti che si occupano di dipendenze, ma vi sono anche cardiologi, oncologi, reumatologi, neurologi, gastroenterologi, pneumologi, psichiatri e molte altre specialità.

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