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Cancer Plan, l’Italia chiede parità linguistica: Anpvu lascia tavolo Ue

L'associazione dei consumatori di sigarette elettroniche rivendica il diritto di parlare in italiano: "Violato il multilinguismo sancito anche dalla Carta dei diritti fondamentali del 2012".

L’Associazione italiana dei consumatori di sigarette elettroniche Anpvu non ha partecipato al webinar organizzato oggi dalla Direzione generale salute della Commissione europea, riservato ai membri del Beating Cancer Stakeholder Contact Group e dedicato al “Registro delle ineguaglianze sul cancro”. Il motivo della defezione sta nella decisione della Dg salute di svolgere tutti i lavori esclusivamente in lingua inglese, senza prevedere un servizio di interpretariato da e verso le altre lingue europee. Una modalità che, secondo il presidente di Anpvu Carmine Canino, penalizza alcuni partecipanti rispetto ad altri e, soprattutto, contrasta fortemente con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che vede nel multilinguismo uno dei suoi pilastri.

Carmine Canino (Anpvu)

Ma quando Canino lo ha ricordato tramite mail alla Direzione generale Salute, facendo presente la necessità di fornire un servizio di interpretariato, gli è stato semplicemente risposto che l’inglese è la lingua ufficiale della Piattaforma per la politica sanitaria dell’Ue. E dunque o si è in grado di esprimersi nella lingua di Shakespeare o bisogna demandare ad altri la tutela della propria salute. Per Anpvu, però, la questione non riguarda solo la conoscenza dell’inglese o meno, ma è piuttosto un principio. In base ai Trattati istitutivi della Comunità europea, infatti, tutte le lingue degli Stati membri sono lingue ufficiali e l’italiano lo è dal 1958, fra le prime insieme a francese, tedesco e neerlandese.
Il concetto è stato addirittura rafforzato con la creazione dell’Unione, visto che, come ricordato, il multilinguismo è sancito nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea del 2012. E, in particolare, il documento prevede che i cittadini hanno il diritto di comunicare in una qualsiasi delle 24 lingue con le istituzioni europee (che sono tenute a rispondere nella stessa lingua). Questa disposizione, si applica anche a un webinar che coinvolge funzionari europei e attori esterni? Secondo la Dg Salute evidentemente no, secondo Anpvu invece sì.
Ma andiamo oltre. È comprensibile che in una istituzione sovranazionale si utilizzino delle lingue di lavoro, per facilitare la comunicazione fra funzionari provenienti da Paesi diversi. È però abbastanza singolare che la lingua scelta non sia una di quelle ufficiali, ma sia invece l’inglese che, dalla Brexit in poi, non è rappresentata da nessuno Stato membro. Malta e l’Irlanda, infatti, dove pure l’inglese è comunemente parlato, hanno dichiarato come lingue ufficiali il maltese e l’irlandese.
Insomma, l’associazione italiana dei consumatori ha ritenuto di dover dimostrare il suo disappunto ritirando la sua adesione all’incontro. Ha però inviato comunque il suo documento di sintesi in cui si motivava con ausilio di studi scientifici la decisa opposizione al divieto di aromi diversi dal tabacco nei liquidi per sigarette elettroniche, giudicandolo controproducente per gli obiettivi del Piano europeo contro il cancro. Anpvu ha anche inviato una mail alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e alla commissaria per la salute Stella Kyriakides, denunciando l’accaduto. E proposito di denunce, l’associazione ne ha appena presentata una al mediatore europeo, accusando la Commissione di violare l’equità linguistica.
Non è la prima volta che le associazioni del vaping hanno da ridire sulla mancata osservanza del multilinguismo di Bruxelles. Nel novembre del 2016 i tedeschi di Interessengemeinschaft E-Dampfen lamentarono che la consultazione pubblica sulla revisione della Direttiva sulla tassazione dei prodotti del tabacco (e eventualmente sulle sigarette elettroniche) fosse disponibile solo in lingua inglese. Dopo una prima mail rimasta senza risposta, sollecitata la Commissione dichiarò semplicemente che la consultazione non sarebbe stata disponibile nelle altre lingue, come infatti è stato e continua ad essere per tutte le consultazioni pubbliche. Insomma, l’Unione europea vuole conoscere le opinioni dei suoi cittadini, ma solo di quelli che conoscono l’inglese? Così è se vi pare.

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