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La burocrazia del tabacco attanaglia anche la sigaretta elettronica

Nell'ultimo anno lo Stato si è impossessato di un settore nato dalla libera imprenditoria: la riforma era stata annunciata ma è passata inascoltata dai più.

Scattano a partire da oggi nuove incombenze burocratiche a carico dei produttori e distributori di liquidi da inalazione destinati alle sigarette elettroniche. Entro sessanta giorni dovranno adeguarsi con un nuovo software per poter procedere a comunicare all’Agenzia delle dogane e dei monopoli tutti i movimenti e i prospetti riepilogativi dei depositi fiscali attraverso le nuove procedure informatizzate per la trasmissione all’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Le novità, secondo quanto riporta il sito dell’Agenzia, sarebbero state spiegate in occasione di un open hearing tenutosi lo scorso 6 ottobre. Non pochi produttori lamentano però di non avere ricevuto alcuna convocazione. In effetti, contrariamente a quanto accade di solito, sul sito di Adm non ci sono contenuti aggiuntivi (contributi o video esplicativi) ma appare soltanto il testo che annuncia l’open hearing, documento inserito tra l’altro in una data successiva al 6 ottobre.
Gli ultimi giorni sono stati assai prolifici per il direttore dell’Agenzia Minenna che, in un’altra comunicazione, ha voluto puntare l’attenzione sulla vendita dei liquidi da inalazione all’estero. Il direttore ha puntualizzato che quelli “sui quali è applicato il contrassegno di legittimazione possono essere venduti a società estere, solo se dotati di rappresentante fiscale in Italia solo ed esclusivamente se gli stessi prodotti contrassegnati saranno immessi in consumo sul territorio nazionale, secondo le disposizioni della succitata determinazione direttoriale”. In sostanza, i liquidi etichettati non possono uscire formalmente dallo Stato italiano: se vengono spediti a distributori esteri dovranno essere regolarmente rendicontati e comunicati sia in fase di ingresso che di uscita (e il saldo dovrà necessariamente essere zero) dal rappresentante fiscale.
Nell’ultimo anno le incombenze e la burocrazia hanno rapidamente assoggettato il settore del vaping alla stregua del tabacco. Nonostante Minenna l’avesse anticipato in parlamento oltre un anno fa, le sue parole passarono quasi inascoltate, quasi nessuno diede importanza. Salvo poi rendersi conto in fase di legge di bilancio che la libertà lavorativa e imprenditoriale del comparto era ormai nelle mani dello Stato.  L’amministrazione considera ormai i liquidi da inalazione con e senza nicotina come se fossero pacchetti di sigarette. Perfino i resi e i prodotti difettosi possono essere sostituiti  soltanto previa autorizzazione di Adm. L’augurio è che almeno i negozianti possano continuare a lavorare nella risicata libertà imprenditoriale loro rimasta, senza necessità di dover dare conto ad Adm se e quando possono andare in ferie, se e quando possono tenere aperti, dove e quanti prodotti comprare, naturalmente a prezzi di acquisto e vendita imposti dallo Stato con margine di ricavo fisso.

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