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Pressing sul governo UK: difendere le sigarette elettroniche alla Cop9

Si intensificano gli appelli alla delegazione che andrà all'incontro dell'Oms: scende in campo anche l'Adam Smith Institute.

A meno di una settimana dalla nona Conferenza delle parti (Cop9) della Convenzione quadro per il controllo del tabacco dell’Organizzazione di sanità, che inizierà l’8 novembre, aumenta la pressione sul governo del Regno Unito, affinché difenda la sua politica sulle sigarette elettroniche e sulla riduzione del danno da fumo in sede internazionale. L’ultimo a scendere in campo, in ordine di tempo, è stato il prestigioso Adam Smith Institute. Si tratta del think tank (qualcosa di paragonabile alle nostre fondazioni) di area neoliberale fondato nel 1977, che prende il nome dal famoso filosofo ed economista scozzese. Già in passato l’istituto si era occupato di sigarette elettroniche: nel 2015 e nel 2016, sostenendo che vietare il vaping fosse una cosa “da perfetti idioti” e nel maggio scorso, invitando la Gran Bretagna a cogliere “l’opportunità d’oro” di diventare leader mondiale della tobacco harm reduction.
Oggi l’Instituto, dal suo profilo Twitter, entra nel vivo dei preparativi per la Cop9, pubblicando un video in cui invita a passare all’azione. Definendo il vaping “una grande storia britannica di successo”, la voce fuori campo spiega che “grazie al nostro approccio permissivo, milioni di fumatori stanno passando a una grande varietà di prodotti più sicuri che si adattano al meglio alle loro esigenze”, mentre sullo sfondo appaiono immagini di sigarette elettroniche. Il narratore ricorda che le istituzioni sanitarie nazionali li sostengono e che Public Health England ritiene svapare sia almeno del 95% meno dannoso del fumo. “Ma questo novembre – continua il video – l’Organizzazione mondiale di sanità, che foraggiamo centinaia di milioni di sterline – vuole mettere tutto questo in pericolo in un incontro chiamato Cop9”. La libertà di scelta e la salute dei britannici sono minacciate e quindi l’istituto invita il Regno Unito a “alzare una voce forte in favore della riduzione del danno durante la conferenza”.
Anche il pubblico – svapatori, fumatori o semplicemente chi ha cuore la salute – sono invitati a muoversi, aderendo alla campagna “Back Vaping Save Lives”. Anche in questo caso l’obiettivo è di incoraggiare il governo a sostenere le sigarette elettroniche e a prendere una posizione nettamente pro vaping durante i lavori della Conferenza delle parti. I consumatori sono invitati a scrivere ai propri rappresentanti parlamentari e al Ministero della salute, raccontando come la sigaretta elettronica li ha aiutati a smettere di fumare e chiedendo che venga ascoltata la voce dei consumatori. Perché nemmeno il Regno Unito si salverebbe, se la Cop9 decidesse di inasprire le limitazioni e i divieti sul vaping.
Insomma, la settimana prossima tutti gli occhi saranno puntati sulla delegazione britannica, per sapere se davvero soddisferà le aspettative di milioni di consumatori e sostenitori della riduzione del danno, anche ben al difuori dei confini del Paese. Intanto pochi giorni fa l’Agenzia del farmaco britannica ha sollecitato le aziende del vaping a registrare i loro prodotti, in modo che siano anche prescrivibili dai medici e non solo acquistabili come bene di consumo. “Aprire le porte a una sigaretta elettronica approvata e prescritta dal Servizio sanitario nazionale può servire ad affrontare le forti disparità nei tassi di fumo in tutto il Paese”, ha dichiarato in proposito il Ministro per la salute e gli affari sociali, Sajid Javid. Forse questo è già un indizio su come il governo britannico si comporterà durante la Cop9. Speriamo.

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