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Sigarette elettroniche con prescrizione medica: le perplessità degli esperti

Fa discutere anche tra gli addetti ai lavori la scelta del governo britannico di favorire il dispositivo elettronico nell'ambito delle cure sanitarie.

La scelta del governo inglese di favorire l’ingresso delle sigarette elettroniche nel sistema sanitario nazionale sta fomentando il dibattito tra gli esperti di tabacco e vaping. Se nell’immediato sono state molte le voci a favore della scelta britannica, con il senno del poi sta serpeggiando qualche malumore e dubbio circa l’effettiva realizzazione del progetto.
Secondo Christopher Snowden dell’Institute of Economic Affairs, stando così le cose, è probabile che solo le grandi aziende produttrici di tabacco riusciranno a ottenere la licenza per autorizzare i loro prodotti ad essere prescritti dai medici di base. “Iter lunghissimo e costoso – ha detto – che favorirà soltanto l’industria multinazionale“. Gli fa eco Robert West, professore di psicologia della salute e direttore degli studi sul tabacco presso l’University College di Londra, che aggiunge di non essere sicuro che “qualsiasi produttore di sigarette elettroniche indipendente dall’industria del tabacco avrà le risorse per superare questi ostacoli. Questo potrebbe facilmente portare a una situazione in cui le sigarette elettroniche delle compagnie di tabacco possono essere prescritte mentre le altre no“.
anche Clive Bates è dalla parte degli scettici: “Sono preoccupato che si possa essere persa  un’opportunità per rendere reso il processo autorizzativo più semplice” perché l’agenzia di salute chiede informazioni “non necessarie o troppo difficili da produrre in modo economico“.
Un’altra preoccupazione è sul dispositivo: sono in molti a ritenere che per rimanere costanti con il dosaggio di nicotina, i sistemi chiusi saranno preferiti rispetto ai sistemi aperti, in cui i consumatori possono controllare la potenza dell’erogazione elettrica e scegliere differenti gradazioni di nicotina. su questo tema Bates si sbilancia e va controcorrente: “Sarebbe essenziale per il sistema nazionale valutare insieme alle aziende sia il dispositivo che i liquidi, favorendo però le cartucce monouso sigillate e i sistemi basati su pod“.
Una volta che un’azienda presenta una domanda di autorizzazione all’immissione in commercio, la tempistica standard è di 150 giorni più il tempo necessario all’azienda per rispondere agli approfondimenti richiesti dall’Agenzia inglese. La procedura è disponibile sin dal 2013 ma sino ad oggi nessun’azienda ha fatto richiesta perché ha costi e tempi di attesa elevati e, quindi, poco convenienti da sostenere come investimento nel medio periodo.

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