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Antonella Panuzzo (UniEcig): presidente per caso, combattente per scelta

Nessun rimpianto e tanta voglia di proseguire la battaglia per distinguere il fumo dal vapore. La presidente dell'associazione nazionale dei rivenditori di sigarette elettroniche a tutto tondo, tra aneddoti e prospettive.

Calabrese trapiantata a Roma, 45 anni, avvocato, due figli, titolare del negozio Fumata Bianca. È Antonella Panuzzo, la presidente di UniEcig, associazione nazionale che tutela gli esercenti specializzati in sigarette elettroniche. In carica sin dalla prima ora, a marzo saranno cinque anni da quando il consiglio direttivo di quella che si chiamava Ansi la nominò presidente. Sempre estranea alle strutture associative e alla ribalta pubblica e social, Antonella Panuzzo si trovò così quasi per caso alla guida di un drappello di colleghi che necessitavano di assistenza, supporto e informazioni.

La riunione fondativa a porte chiuse di Ansi

L’elezione si svolse a porte chiuse, negli uffici di quella che all’epoca era la società di consulenza legale dell’associazione. Ci racconti com’è andata?
È successo tutto per caso: venni a conoscenza di una riunione per la creazione di una nuova associazione di rivenditori. Fino ad allora mi ero sempre associata a tutte quelle esistenti, seguendo con molto interesse le vicende riguardanti il nostro settore. Ricordo che entrai nell’aula della riunione per ultima quindi, non trovando posto, mi sedetti in fondo alla sala con altri colleghi a seguire il dibattito. Quando ore dopo si trattò di presentare i nomi per formare il direttivo, mi venne chiesto di presentare la mia candidatura, anche per riempire un posto vacante. Da lì a poco sarei stata con mia grande sorpresa il presidente della neonata associazione.

A distanza di quattro anni lo rifaresti?
Sì e l’ho anche rifatto: infatti sono stata rieletta a furor di popolo. Scherzi a parte, ho sempre creduto che il ramo dei rivenditori dovesse essere rappresentato da un direttivo formato da persone appassionate e amanti della sigaretta elettronica, in modo da riuscire al meglio a difenderne i diritti e lottare per il riconoscimento che questo strumento merita.

C’è qualcosa di cui sei pentita?
Solo a volte aver perso tempo dando credito alle persone sbagliate, ma credo che siano errori da mettere in conto quando si inizia un nuovo percorso totalmente in salita.

Panuzzo durante la protesta in piazza Mastai a Roma, sede dell’allora Aams

Nel 2018 sei stata protagonista di una plateale protesta davanti alla sede di Adm: ti saresti incatenata se non ti avessero dato udienza. Ma davvero per potersi confrontare con l’Agenzia era necessario arrivare a tanto?
Sì, purtroppo, nonostante sia difficile crederci, è così. L’Agenzia ancora oggi difficilmente dà risposte alle associazioni di categoria, anche quando queste chiedono dei chiarimenti normativi. Non risponde neppure alle nostre e-mail: sembra assurdo ma è così. Sono una persona molto pacifica e in generale non amo il clamore di azioni plateali, ma in quel momento ho ritenuto di doverlo fare per essere ascoltata mettendo in secondo piano la mia privacy e comodità. Ricordo ancora il freddo, la neve e l’umiliazione di dover ricorrere a questa forma di protesta per dover esercitare un semplice diritto: essere ascoltata in quanto portatore di interessi dei rivenditori che da lì a breve avrebbero subìto un’importante riforma del settore gestita proprio da Adm.

Tra i tanti ricorsi legali avviati da UniEcig ce n’è uno che non rifaresti?
No, li rifarei tutti e ce ne sono tanti altri che stiamo progettando di fare. Ritengo che una associazione di categoria non possa stare in silenzio mentre il sistema, le istituzioni, il governo e chiunque voglia, pur senza sapere granché sulla materia, cerchi di “cancellare” in ogni modo la categoria dei rivenditori di e-cig che ormai, tra alti e bassi, esiste da più di un decennio. I ricorsi legali sono l’unico strumento che abbiamo per opporci alle storture e continueremo ad utilizzarle ogni volta riterremo che un nostro diritto sia leso o una possibilità dimezzata.

E uno invece che non è andato come ti aspettavi?
In realtà mi sono sempre aspettata un esito migliore in tutti i ricorsi, ma mi rendo conto che questo è dovuto al troppo ottimismo derivante dal grande amore che provo nei confronti dello strumento e dalla conoscenza, maturata negli anni, di quanto bene possa fare per combattere efficacemente la piaga del tabacco. Uno dei problemi che negli anni si è presentato e che ancora oggi non siamo riusciti a superare, è la differenza tra come gli operatori dello svapo si sentono, ossia come soldati in prima linea nella lotta al tabagismo, e come invece sono percepiti dalle istituzioni, ossia parte dello stesso calderone del fumo, da tassare e schernire in vari modi.

Vicende giudiziarie a parte, come è strutturata l’associazione?

Il direttivo UniEcig: Bollini, Panuzzo, Manganello

Insieme a me nel direttivo siedono Fabrizio Bollini e Fabio Manganello, due ottimi colleghi che da anni collaborano nelle varie attività. Ogni giorno viene fatto un controllo per ciò che attiene alle attività di normazione anche tramite bollettini, circolari e newsletter inviati dall’Uni, di cui siamo soci da anni. Prendiamo atto delle richieste degli associati e ne discutiamo insieme per definire, qualora fosse necessario, una strategia di azione, aiutati anche dal nostro avvocato che, oltre a darci sostegno per tutto ciò che riguarda le vicende giudiziarie, ci aggiorna e ci dà una lettura professionale delle ultime normative. Se durante la settimana ci sono in programma riunioni di carattere istituzionale, discutiamo sull’idea che vorremmo portare ai tavoli e lavoriamo per fare in modo che sia in linea con quella dei nostri associati. Siamo negozianti prima che membri del direttivo di UniEcig quindi molto spesso durante la giornata non abbiamo tempo per sentirci e le comunicazioni sono rinviate a fine serata. Almeno una volta al mese invece vengono organizzate riunioni con tutta l’assemblea dei soci tramite piattaforma virtuale. Ogni socio è chiamato ad esprimere la propria posizione e fare proposte attive. Ci teniamo che tutti partecipino alla vita associativa dando il proprio contributo per ciò che è possibile. Se uno degli associati ha un problema da risolvere diamo assistenza legale e consulenza.

Se fossi al posto del direttore generale di Adm, come riformeresti il settore?
Non potrei mai. L’istinto sarebbe di liberarlo subito dalla stessa Agenzia, ritenendo la sigaretta elettronica uno strumento alternativo ma opposto al tabacco: la cura al tabacco e non il fratello minore. Detto questo ad oggi di fatto siamo dentro i Monopoli: mi piacerebbe almeno poter sfruttare alcune opportunità che vengono riservate ai tabaccai e poter invece togliere o limare altre imposizioni che gravano come macigni sulle nostre piccole attività. Ad oggi gli oneri a carico della categoria sono di gran lunga superiori agli onori. Trovo ad esempio che la possibilità di avere una licenza, e quindi una sorta di riconoscimento per i lavoratori del settore, sia una buona cosa a questo punto e uno strumento utile e necessario per evitare sotterfugi e politiche poco oneste. Le rivendite hanno invece un’autorizzazione alla vendita che sottostà a delle regole strane come la prevalenza che, secondo il punto di vista del legislatore, avrebbe dovuto salvaguardare i rivenditori dalla possibilità che in qualunque altra attività si vendessero i liquidi da inalazione. Ma si è rivelato un boomerang per le stesse rivendite, per come è stato attuato e per come funziona oggi, quindi non è un criterio qualificante ma discriminante. È stato invece ignorato il criterio della distanza minima tra rivendite, che invece sarebbe servito per far funzionare meglio e correttamente la rete vendita su strada. Per non parlare degli errori commessi con il calcolo dell’equivalenza, un altro pastrocchio colossale. Siamo l’unico settore all’interno di Adm soggetto a una imposizione così severa e poco logica che strozza sia il lavoro quotidiano che le prospettive imprenditoriali.

Il prossimo anno si tornerà a discutere di Tpd e tassa europea. Nel primo caso lo spauracchio è l’introduzione del divieto di produzione e vendita di liquidi aromatizzati pronti all’uso.
Molti utilizzatori di sigaretta elettronica nel tempo hanno apprezzato la possibilità di poter utilizzare qualcosa che abbia un sapore gradevole e la facilità di poter variare gusto facilmente. Se venissero rimossi dal mercato tutti i liquidi aromatizzati pronti all’uso, ci sarebbero solo conseguenze negative. Non verrebbero rimossi dal mercato gli aromi alimentari, quindi chi ha sempre utilizzato basi ed aroma continuerà a farlo e sempre più persone si incammineranno verso quella direzione annullando di fatto la ragione per cui l’Europa pensa di fare questo inutile passo. A perderci saremo tutti, a partire dai produttori, che vedranno il loro catalogo ridotto all’osso, fino ai consumatori finali, la cui esperienza sarà ancora più complessa, passando per i negozianti, che vedranno i loro negozi svuotati e ridotti a meri distributori di aromi alimentari e nicotina.

Nella direttiva che armonizza le accise del tabacco potrebbe invece essere inserita anche la sigaretta elettronica, con una tassa minima uguale per tutti i Paesi. Un bene o un male?
L’Italia anche in questo caso ha un primato poco invidiabile: aver introdotto una pesante imposta di consumo già agli albori di questo mercato. Questa ingiusta imposta ha fatto perdere molto mercato ai produttori italiani, che in questi anni invece di pensare a espandersi a livello internazionale hanno dovuto difendersi dagli attacchi della normativa fiscale nostrana. Non credo che una tassa europea possa portare maggior danno al già massacrato mercato dei nostri liquidi. Voglio invece sperare che l’Italia ne approfitti per allinearsi al minimo della sempre ingiusta tassa che sarà.

Il 29 novembre 2017 alla manifestazione nazionale del comparto sigarette elettroniche.

Intanto in Italia ad ogni legge di bilancio si cambiano le carte in tavola. E quest’anno non è andata diversamente. Anzi, si può dire addirittura peggio degli anni passati visto che da gennaio sono scattati i super rincari.
Già. Anche quest’anno abbiamo avuto la nostra punizione per “colpa” di credere ad un prodotto innovativo e che gioverebbe a migliaia di fumatori. Anche quest’anno mentre da destra a manca il governo promette miliardi di euro a pioggia per i disagi di tutti, per il fumo elettronico solo restrizioni e maggiorazione della già pesante tassazione. Sono molte le domande e le riflessioni che andrebbero fatte, ma la prima che mi pongo ogni anno e ogni volta che guardo questo scempio è come mai l’aumento del prezzo medio in Italia sulle sigarette è di 20 centesimi al pacchetto e sui liquidi di inalazione da 5 a 10 volte superiore? Premesso che non dovrebbe proprio esserci una tassa su un prodotto che serve per liberarsi da un vizio mortale, se ci fosse un briciolo di logica in tutto ciò dovrebbe essere semmai il contrario, essendo ormai palese che la sigaretta elettronica riduce il rischio del fumatore del 95%. In questi anni abbiamo costantemente diffuso questo dato e ragionato sulle logiche di un sistema che, evidentemente, non ha intenzione di premiare la riduzione del rischio e il prodotto che più di ogni altro ha aiutato a smettere milioni di fumatori nel mondo.

Quali sono gli obiettivi dell’associazione per il 2022?
Non differiscono più di tanto da quelli per il 2021. Non saremo felici come associazione e come negozianti finché non verrà fatta una netta distinzione tra tabacco combusto, tabacco riscaldato e sigaretta elettronica. È un fondamentale dettaglio che può riscrivere completamente il modo in cui tutti vedono la sigaretta elettronica, a partire dalle istituzioni. Nell’e-cig il tabacco è completamente assente, non viene né bruciato né “riscaldato”. Purtroppo fin dai suoi primi momenti di vita l’e-cig è stata affiancata alle sigarette tradizionali, prima con il nome, poi con la forma e per finire con i gusti. Ma nel tempo si è distaccata sempre di più dalla sua idea di origine, lasciando in comune con la prima versione solamente il target a cui si rivolge. È necessario che le norme che regolano il settore vengano almeno formalmente svincolate da quelle del tabacco. Quindi si passerebbe a formulare nuove leggi specifiche ai problemi del comparto, qualificando gli operatori del vaping attraverso requisiti più consoni, redatti anche l’aiuto delle associazioni di categoria. La stessa distinzione però deve essere fatta anche dal consumatore finale che non può, come accade oggi, considerare un riscaldatore di tabacco alla stregua di una sigaretta elettronica: sarebbe come considerare la sigaretta elettronica un tostapane. Non possiamo sperare che ciò cambi, se non vengono fatte campagne di informazione atte a istruire meglio il consumatore, in modo che sia in grado di scegliere la soluzione più adatta in modo consapevole e responsabile dei rischi e dei benefici a cui va incontro. Vorremmo essere considerati una cura ma senza entrare nel sistema sanitario. Nessun fumatore ama essere medicalizzato; ammette invece di essere vizioso e di provare piacere fumando. Noi proponiamo il vaping come alternativa al fumo: un prodotto più gustoso e molto meno dannoso. Faremo poi di tutto come associazione per districarci nella difficile burocrazia della pubblicità, oggi negata al pari del tabacco, per far passare un messaggio positivo che possa aiutare quanti vogliano abbandonare il fumo.

Perché un negoziante dovrebbe associarsi a UniEcig?
E perché non dovrebbe farlo? UniEcig è l’associazione fatta da rivenditori per i rivenditori, nata per difenderci da anni di maltrattamenti da parte di istituzioni miopi. È importante iscriversi perché solamente uniti riusciremo ad avere rispetto. Capisco che questa può essere considerata retorica ma la realtà è che in questi anni Uniecig non ha aiutato solo i soci, ma anche i colleghi non iscritti che si sono trovati in difficoltà. Con una piccola quota associativa di soli 150 euro all’anno i rivenditori possono avere voce, vedere difesi i loro diritti, usufruire di supporto legale. Non farò un appello affinché tutti i negozianti si iscrivano ma chiedo che solo che chi vuol fare questo lavoro seriamente e serenamente, riponga fiducia nella propria associazione e la faccia crescere fornendo il proprio contributo. La strada è ancora lunga, ma con l’aiuto dei più volenterosi ce la faremo.

(intervista tratta dalla rivista Sigmagazine #30)

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