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La rimodulazione della tassa sui prodotti liquidi da inalazione, dal 1° aprile al 31 dicembre 2022, approvata con un emendamento al DL Milleproroghe, soddisfa solo in parte Anafe, l’associazione italiana produttori fumo elettronico aderente a Confindustria. Il decreto, infatti, pur disinnescando per soli nove mesi gli aumenti entrati in vigore dal 1° gennaio 2022 (+ 200% sui liquidi senza nicotina e +100% sui liquidi con nicotina), dispone comunque un raddoppio del carico fiscale rispetto al 2021. Le accise aumenteranno in ogni caso del +100% sui liquidi senza nicotina e del +50% sui liquidi con nicotina. Il tutto mentre le sigarette tradizionali, la principale causa di morte al mondo, restano ancora una volta esenti da qualsiasi rincaro. “Come fa un’associazione di imprese a esprimere soddisfazione rispetto a un raddoppio delle tasse sui propri prodotti? Senz’altro sentiamo il dovere di ringraziare il senatore Matteo Salvini, il sottosegretario Federico Freni e l’onorevole Massimo Bitonci, per aver capito la gravità della situazione: un aumento del 200% della tassazione è in grado di distruggere qualunque filiera. Forse l’intenzione di alcuni è proprio questa. Sicuramente abbiamo evitato una catastrofe, ma restiamo sconfortati e perplessi da vari elementi. In primis, dal fatto che i prodotti liquidi da inalazione – cioè prodotti innovativi a rischio ridotto che ormai anche l’Unione europea ha riconosciuto come validi strumenti per smettere di fumare – siano ancora puniti dalle scelte di politica fiscale di questo Paese che, in questo modo, potrebbe indurre 1.5 milioni di utilizzatori di e-cig a preferire le sigarette tradizionali, prodotti che al contrario sono senza alcun dubbio dannosi per la salute. L’altro elemento che desta preoccupazione – ha proseguito Roccatti – è l’impianto normativo generale: tra dieci mesi infatti, senza un ulteriore intervento del legislatore, scatteranno nuovi aumenti per il settore che raddoppieranno ulteriormente il carico fiscale (circa +100%). Tale contesto obbliga tutti gli operatori e l’intera filiera – composta da oltre 45.000 persone – a vivere nella più completa incertezza, senza aver modo di poter pianificare attività e investimenti. In tutto questo contesto, continuiamo a leggere sui vari giornali notizie completamente errate sull’entità degli aumenti fiscali, che sarebbero solo del 5%. Ebbene, non tutti hanno ancora capito che questa percentuale rappresenta l’aumento dell’aliquota, che – nonostante l’emendamento di rimodulazione – passa dal 10% al 15% sui prodotti con nicotina (ovvero un aumento in termini assoluti di tassazione del +50%) e sui prodotti senza nicotina – cosa ancor più assurda – passa dall’aliquota del 5% al 10% (ovvero un aumento in termini di tassazione del +100%). C’è una differenza colossale!”. “Infine – ha concluso Roccatti – siamo stanchi di essere utilizzati dalle multinazionali del tabacco come veicolo per portare avanti i loro obiettivi commerciali, cosa accaduta anche in quest’ultimo provvedimento in cui nottetempo sono spuntate in coda all’emendamento sulle sigarette elettroniche norme che nulla avevano a che vedere con il nostro settore”.
Il riferimento è probabilmente riferito alla regolamentazione dei sacchetti di nicotina, un prodotto non ancora normato in Italia, entrato d’imperio nell’emendamento sull’imposta di consumo dei liquidi da inalazione nonostante non fosse coerente con l’oggetto del Decreto Milleproroghe.