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Tassa e covid fanno crollare mercato tedesco della sigaretta elettronica

Secondo i dati diffusi dagli operatori del settore il volume delle vendite ammonta a 280 milioni di euro, quasi la metà rispetto a tre anni fa.

Notizie non positive dal fronte del mercato del vaping tedesco, uno dei più importanti in Europa. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Dpa nel 2021 il volume delle vendite dei prodotti di svapo ha rallentato “in modo significativo”, approfondendo il solco che separa i numeri attuali da quelli del 2018, l’anno di crescita migliore nella storia del vaping in Germania. In tre anni il volume di vendite si è infatti quasi dimezzato. I numeri arrivano dalle statistiche dell’associazione di settore VdeH, il Verband des eZigarettenhandels, che lancia segnali preoccupanti anche per l’anno in corso e quelli futuri, quando il prezzo delle sigarette elettroniche e dei prodotti allegati tenderà a crescere per l’applicazione della nuova tassa introdotta negli ultimi giorni della scorsa legislatura.
Ma andiamo con ordine. Innanzitutto il dato del 2021, quando il volume di vendite si è fermato a 280 milioni di euro, già in flessione rispetto ai 330 milioni di euro del 2020, primo anno della pandemia caratterizzato da chiusure diffuse e restrizioni che danneggiarono molto i negozi del vaping. I lockdown del 2021 sono stati invece meno pesanti rispetto a quelli dell’anno precedente, le restrizioni hanno interessato le modalità di frequentazione dei negozi e alcune misure di sicurezza (obbligo di mascherine, poi green pass), ma non vi sono state chiusure come nell’anno precedente. La pandemia (e le misure di contenimento a essa associate) hanno dunque certamente influenzato anche le vendite del vaping, ma non sono state così impattanti come nel 2020 e non possono essere quindi considerate la causa dell’ulteriore flessione delle vendite. Molto di più pesa un processo di lungo corso, sostengono i dirigenti del VdeH, iniziato nel 2019, quindi prima dell’arrivo del Covid, e legato alla campagna di disinformazione partita dagli Usa al seguito dei casi di malattie polmonari che vennero erroneamente attribuite allo svapo. Nonostante le smentite di allora, e quelle poi ufficiali delle analisi mediche dei mesi successivi, quella macchia è rimasta appiccicata all’ecig, inquinando il dibattito che si è successivamente sviluppato attorno a essa. Non a caso il 2018, con vendite pari a 550 milioni di euro, era stato l’anno di maggior crescita da quando i volumi erano stati misurati dalle statistiche (si era iniziato nel 2011, quando le vendite registrarono 100 milioni). Dal 2019, invece, è iniziata una discesa che finora non si è arrestata: il punto di svolta è stato dunque rappresentato dalla campagna americana, la pandemia ha solo accentuato la tendenza.
Le previsioni per il futuro (l’outlook, come si dice in gergo) non sono ottimistiche, nonostante il dibattito sulle politiche di riduzione del danno abbia preso piede anche in Germania, almeno in alcuni ambienti scientifici e medico-sanitari. A intorpidire le prospettive è l’avvio della nuova tassa sull’ecig, il cui primo gradino scatterà a luglio. Il VdeH prevede per quest’anno un aumento moderato dei costi dei prodotti del vaping, ma più significativo a partire dal prossimo anno e in corrispondenza con i successivi scatti di aumento della tassa. La normativa è infatti così impostata: il primo scatto del prossimo luglio porterà il prezzo di un flacone da 10 millilitri ad aumentare di 1,60 euro. Poi ogni anno scatti successivi fino al 2026 quando l’aumento complessivo sarà di 3,20 euro. E come sempre accaduto in caso di tasse che incidono sui prezzi, il VdeH prevede un forte sviluppo del mercato nero e delle vendite dall’estero, con ulteriori ricadute sulle vendite legali dei negozi tedeschi.

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