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“Non solo salute, la sigaretta elettronica è anche lavoro e sviluppo”

Giorni decisivi per il futuro del vaping. L'eurodeputato Aldo Patriciello spiega perché bisognerebbe alleggerire la morsa fiscale e scrivere una normativa separata dal tabacco.

Mercoledì 15 febbraio sarà una giornata importante per il destino della sigaretta elettronica in Europa. In Parlamento ci sarà il dibattito conclusivo del rapporto della Commissione Beca che interviene sul Piano di lotta contro il cancro, la cui votazione è prevista nella giornata successiva. Il testo finale traccerà le linee guida di cui la Commissione dovrà tenere conto in fase di redazione delle direttive che, per quel che riguarda il vaping, si chiamano Tpd (Direttiva europea tabacchi) e Ted (Direttiva sulle accise del tabacco). La prima regolamenta la produzione e la vendita, la seconda armonizza le imposte, con probabilità che vengano stabilite soglie minime comuni a tutti gli stati membri. Pietro Fiocchi e Aldo Patriciello sono stati i parlamentari italiani che più si sono spesi a sostegno del vaping. Intervistato da Claudia Diaconale de L’Opinione delle Libertà, storica testata liberale, Patriciello ha spiegato che un eventuale intervento restrittivo nei confronti dei prodotti del vaping sarebbe deleterio perché “intorno a tali prodotti si è sviluppata una filiera che coinvolge migliaia di lavoratori grazie ad investimenti importanti in Europa. Peraltro il nostro Paese, che è stato protagonista negli ultimi anni della produzione di tabacco tanto tradizionale che destinata ai dispositivi senza combustione, rischierebbe di perdere investimenti e posti di lavoro con una probabile delocalizzazione delle aziende che ora stanno investendo da noi negli Usa, in India, oppure in Cina, con una perdita rilevante in termini sia di Pil, sia di occupazione. Senza dimenticare che tali prodotti sono ormai entrati nell’uso comune dei consumatori europei che si troverebbero spiazzati, addirittura incentivati a tornare al tabacco tradizionale. Pertanto il danno sarebbe duplice in termini sia economici che di salute pubblica”.
Patriciello auspica che i legislatori possano al più presto intervenire per differenziare le norme sul tabacco da quelle sui dispositivi elettronici di somministrazione della nicotina. “Le sigarette tradizionali, contengono tabacco, mentre le sigarette elettroniche no e quindi queste ultime andrebbero regolate diversamente, anche perché in alcuni casi non contengono neppure la nicotina. Vanno abbandonati i preconcetti che vedono le sigarette elettroniche sullo stesso piano di dannosità, adottando invece un approccio basato sulle evidenze scientifiche, oggi rimarcate da autorevoli scienziati, che dimostrano il potenziale, in termini di riduzione del danno da fumo, delle sigarette elettroniche. Per tale ragione imporre analoghi divieti credo rappresenti un messaggio fuorviante. Certo è chiaro che la ricerca scientifica non deve mai arrestarsi su questo tema ma le autorità nazionali ed europee dovrebbero prendere in considerazione i dati disponibili ad oggi per considerare una legislazione che tenga conto delle caratteristiche peculiari di tali prodotti”.
Patriciello è sicuro delle sue convinzioni e lo dimostra anche rispondendo all’osservazione di Diaconale sull’eventuale aumento della criminalità o comportamenti pericolosi in caso di aumento della tassazione. “Quello delle tasse sui vizi – spiega il deputato Popolare – è un terreno sul quale procedere con cautela, visto che accanto ai vantaggi queste imposte comportano anche dei rischi. Est modus in rebus, è dimostrato ormai in tutti i settori che il proibizionismo o l’aumento repentino delle tasse porta i consumatori ad approvvigionarsi presso canali paralleli, quindi illeciti, foraggiando la criminalità organizzata. Senza parlare dei rischi per la salute legati a questo tipo di pratiche. Il quadro fiscale dovrebbe essere sviluppato pertanto in modo armonico, senza creare squilibri di mercato e disuguaglianze competitive”.

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