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Asociale e antistorica: artisti mettono in mostra la fine della sigaretta

Inaugurata la collettiva The cigarette is over alla Fondamenta Gallery di Roma. L'opera Brucia Come La Carta di Lorenzo Finardi premiata come la maggiormente evocativa.

Il linguaggio universale dell’arte si erge a portavoce dell’antifumo. The cigarette is over è il progetto espositivo dei giovani artisti della Rome University of Fine Arts (Rufa) e promosso da Inside Art con la collaborazione di Anafe-Confindustria. Inaugurato nel tardo pomeriggio di ieri, giovedì 10 marzo, le otto opere saranno visibili sino al prossimo 19 marzo. In occasione della giornata inaugurale è stato anche premiato il lavoro che, secondo la giuria composta dal curatore Fabrizio Pizzuto, dall’artista Silvia Bigi, dalla direttrice di IkiGai gallery Alessia Ferraro e dal presidente di Anafe Umberto Roccatti, rappresenta al meglio il concetto di “fine della sigaretta”.
Tutte le otto opere hanno lanciato un segnale dirompente: sono. Finiti i tempi in cui la sigaretta rappresentava uno status symbol, un segnale di emancipazione e di socialità. Messaggio lanciato da giovani, rivolto a giovani. Il fumo di sigaretta è vecchio, brutto, sporco e cattivo. E le opere realizzate ed esposte lo hanno rappresentato al meglio.
La giuria ha premiato l’opera Brucia come la carta di Lorenzo Finardi: due fotografie raffiguranti un uomo fatto di giornali, intento ad accendere una sigaretta che, come spiega lo stesso artista, “come la miccia di una bomba è destinata a distruggerlo”. La fotografia è stata stampata su una tela volutamente bruciata in alcuni punti per trasmettere la suggestione del deterioramento del soggetto.

Lorenzo Finardi e la sua opera Brucia come la carta

La scelta della giuria è caduta sull’opera di Finardi probabilmente per l’immediatezza della comprensione del messaggio che, nella sua semplicità, buca immediatamente nelle coscienze. Le altre sette opere, però, non sono meno evocative.
Il collettivo formato da Claudia Coppola, Agnese De Luca, Federica De Salvatore, Alessandra Florea e Andrea Ferretti hanno riprodotto e ripreso dal vivo l’installazione Fire Up che simula la fine della sigaretta tradizionale attraverso la combustione, creando una struttura contenente sigarette sorrette da fili che si accendono ed esplodono per effetto domino. La strutttura esposta è quello che è rimasto a seguito dell’incenerimento che simboleggia ciò che resta di una era incenerita dal progresso. In una sala adiacente è possibile guardare il video che testimonia come è avvenuta l’accensione e la distruzione delle sigarette.
La performance Evanescenze Indelebili di Sara Antonellis ha invece replicato il respiro e l’assorbimento delle sostanze tossiche del fumo nei polmoni. Ha lasciato macerare una quantità imprecisata di mozziconi di sigarette e altre sostanze tossiche e spruzzato poi il liquame su due colonne ricoperte di spugna. L’effetto è inquietante: odore nauseabondo diffuso e superficie spugnosa ricoperta di aloni e macchie.
L’abitudine del fumare e il suo cambiamento nel tempo è invece il messaggio lanciato da (The) Facing (The) Habit di Janneke Leenders. E lo trasmette attraverso una struttura lignea circolare forata. Occorre entrare nell’opera e, una volta al centro, il visitatore sarà come all’interno di un grilletto di fucile che carica, spara e ricarica. Accompagnati dallo scandire del suono, si viene trasportati nella tensione dell’abitudine.

La mostra The cigarette is over è aperta al pubblico sino al 19 marzo

La Società Segreta di Nonnoburro raffigura invece l’omologazione che accomuna i fumatori riuniti in una sorta di società segreta che deve nascondersi dal giudizio comune, ormai mutato, della società contemporanea.
Il deterioramento del fisico è rappresentato come il deterioramento di una cianotipia che rappresenta tre volti. È quanto hanno rappresentato Mirko Pizzichini e Nicole Scilipoti in A Matter Of Smell. L’idea di deteriorare le stampe fotografiche utilizzando il fumo è finalizzata a regalare all’osservatore una interazione esperienziale con l’opera stessa.
Clarissa Secco con C’Era ha voluto rappresentare la solitudine del fumatore e la distanza sociale causata dalla sigaretta attraverso il fermoimmagine di una panchina abbandonata, un tempo simbolo di incontro e convivio per i fumatori ma oggi non più condivisibile con le nuove generazioni sempre più propense ad allontare il fumo combusto.
L’opera meno intuitiva ma di alto valore simbolico è Rammendo di Matilda Volpini. È il disegno di una lucciola che non brilla di luce propria ma ha la parte inferiore sostituita da un Led diodo e breadboard. Il Led è codificato per trasmettere un countdown in codice morse. Il riferimento è a “L’articolo delle lucciole” di Pasolini, in cui il cambiamento sociale viene raccontato in parallelo alla scomparsa delle lucciole dovute all’inquinamento.
L’arte è una forma di comunicazione senza tempo e senza spazio – ha commentato Umberto Roccatti, presidente di Anafe-Confindustria – ma soprattutto senza frontiere. Tutti i giovani artisti coinvolti hanno voluto rappresentare la distanza sociale che è causata dal fumo di sigaretta. Non è più un fatto da condividere ma è da isolare, allontanare. I ragazzi ne stanno sempre più prendendo consapevolezza e queste rappresentazioni artistiche ne è la conferma. “Anafe ha da subito sposato il progetto perché attraverso l’arte è possibile lanciare un messaggio forte: fumare fa morire e lo dimostrano quegli 8 milioni di persone che perdono la vita ogni anno a causa di questo vizio. I giovani hanno già fatto loro un concetto ben diverso della sigaretta rispetto alle scorse generazioni, associandola a uno stile di vita dannoso e antisociale. Ci auguriamo che questa iniziativa sia solo l’inizio di un’attività di sensibilizzazione più ampia – che coinvolga in primis anche le istituzioni – e capace di parlare a un pubblico sempre più trasversale”. La mostra ha ottenuto anche il sostegno della Lega italiana antifumo (Liaf). “Arte e fumo di sigaretta sono da sempre, purtroppo un binomio mal sposato ma un divorzio civile è ancora possibile – aggiunge Ezio Campagna, presidente Liaf – La soluzione è utilizzare il potere incisivo e multiculturale dell’arte per veicolare un messaggio positivo antifumo: la bionda non rappresenta più nessun simbolo di stile”.

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