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Sigarette elettroniche e prediabete, tutti i limiti di uno studio americano

Un nuovo allarme, ma dai dati emerge che il rischio per gli svapatori è dimezzato rispetto ai fumatori.

Secondo Vincenzo Zagà, già presidente della Società italiana di tabaccologia, fumare aumenta il rischio di sviluppare il diabete del 44%. Lo specificava in un intervento pubblicato proprio sul sito dell’Associazione medici diabetologi. Altre fonti stabiliscono il fattore di rischio per i fumatori fra il 30 e il 40%. Uno studio pubblicato da pochi giorni sull’America Journal of Preventive Medicine stabilisce che gli utilizzatori di sigaretta elettronica hanno un rischio di sviluppare il prediabete (cioè l’iperglicemia) del 22% superiore rispetto a chi non svapa. Valore che cala al 12% per chi ha ne ha cessato l’utilizzo. Il dato da evidenziare dovrebbe essere, quindi, che la sigaretta elettronica dimezza il rischio di patologia diabetica rispetto al fumo tradizionale. D’altronde si tratta di uno strumento di riduzione del danno destinato proprio ai fumatori.
Naturalmente non è andata così e i media americani, seguiti a ruota da quelli nostrani, mettono in grande evidenza esclusivamente il rischio legato al vaping. Ma questo non è l’unico problema. Lo studio di cui stiamo parlando si intitola “The Association Between E-Cigarette Use and Prediabetes: Results From the Behavioral Risk Factor Surveillance System, 2016–2018” ed è stato condotto da un gruppo di ricercatori della Johns Hopkins University e dell’Università di Pechino, coordinati da Shyam Biswal della Bloomberg School of Public Health della Johns Hopkins University (sì, quel Bloomberg). I dati utilizzati sono quelli relativi a circa 600 mila partecipanti nel 2017 al Behavioral Risk Factor Surveillance System (Brfss), una indagine svolta telefonicamente sulle condizioni di salute dei cittadini americani. E questo porta a ulteriori dubbi, peraltro riconosciuti dagli stessi autori.
I limiti di questo studio – si legge – includono l’autovalutazione del consumo di tabacco e la mancanza di conferma medica del prediabete e di altre informazioni sulla dieta”. Dunque tutti i dati si basano sulle dichiarazioni dei partecipanti sia sull’uso della sigaretta elettronica che sulle condizioni di salute. In pratica gli autori non hanno confermato clinicamente che i partecipanti avessero il prediabete né si sa niente sulle loro abitudini alimentari, molto influenti sui valori glicemici. Lo studio continua poi ammettendo che “il Brfss è un’indagine trasversale, quindi non è possibile dedurre una relazione causale tra l’uso di sigaretta elettronica e il prediabete”. Dunque non è possibile stabilire che il vaping sia la causa del prediabete. Né è stata preso in considerazione il fatto che gli svapatori sono per la stragrande maggioranza ex fumatori e dunque si portano addosso gli strascichi dell’abitudine tabagica.
Insomma, per capire come la sigaretta elettronica può aiutare i fumatori diabetici, dovremo aspettare le conclusioni dello studio clinico randomizzato controllato Diasmoke 2.0 del Centro di ricerca per la riduzione del danno da fumo dell’Università di Catania (Coehar). La vasta ricerca internazionale, spiegava Riccardo Polosa sulla nostra rivista, intende “valutare l’efficacia del nuovo trattamento per smettere di fumare; valutare la sicurezza del nuovo trattamento nei fumatori diabetici; valutare nel breve e lungo termine gli effetti sulla salute. L’ipotesi di fondo è che un programma integrato di smoking cessation (counselling breve più sigarette elettroniche con nicotina) nei fumatori diabetici possa avere tassi di cessazione del fumo simili a quelli ottenuti usando approcci standard”. Nel frattempo, apprendiamo che la sigaretta elettronica dimezza il rischio diabetico del fumo.

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