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Soluzione tampone: il nuovo numero della rivista italiana della sigaretta elettronica

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Di nuovo la stessa storia. Il comparto dei prodotti liquidi da inalazione non trova pace. E soprattutto non trova stabilità. Il Parlamento ha cambiato l’imposta di consumo per la quarta volta negli ultimi dodici mesi. Dopo il super rincaro introdotto nella legge di bilancio del dicembre 2020, la cifra è stata poi ritoccata al rialzo a gennaio del 2021, per poi essere abbassata a luglio dello stesso anno, tornare a livelli insostenibili a gennaio di quest’anno ed essere nuovamente leggermente abbassata lo scorso febbraio. Il quinto ritocco è già in calendario a gennaio 2023: sia nel caso in cui il governo riscriverà la norma fiscale garantendo un prelievo più equo, sia se non lo farà lasciando lo scatto automatico inventato dal Governo Conte II. In ogni caso l’aliquota sarà destinata a cambiare ancora una volta. Un record che non ha precedenti nella storia repubblicana.
E si badi bene. Tutti i ritocchi vanno sempre a discapito non solo dell’industria e dei rivenditori, ma anche e soprattutto dell’utente finale, cioè del consumatore. È difficile spiegare come e perché lo Stato in questi anni non sia riuscito a trovare una posizione mediana in grado di accontentare di tutti; o, visto che si parla di tasse, sarebbe meglio dire non scontentare nessuno.
Il peccato originale probabilmente è da ricercarsi nella cosiddetta equivalenza erariale stabilita tra il fumo e il vapore, secondo cui un millilitro di liquido da inalazione corrisponderebbe a poco meno di sei sigarette. L’imposta è stata quindi agganciata all’accisa sul tabacco, concedendo però uno sconto in base al principio del rischio ridotto. La variabile è proprio la percentuale di sconto. Governo e Parlamento la possono modificare a loro piacimento in qualunque momento.
Nel momento in cui scriviamo, l’imposta sui liquidi con nicotina è pari al 20 per cento dell’imposta sul tabacco, ad aprile e sino a dicembre sarà invece del 15 per cento, per diventare 25 per cento a gennaio del prossimo anno. Per farsi un’idea, si può semplificare in circa 10 centesimi la variazione dell’imposta per ogni punto percentuale in più o in meno. Ne consegue che anche gli introiti erariali sono sempre diversi, rendendo impossibile qualsiasi previsione di bilancio o analisi di mercato.
Senza andare a cercare espedienti creativi, la soluzione sarebbe molto semplice: separare la fiscalità dei liquidi da quella del tabacco. Ma, probabilmente, proprio perché semplice non è mai stata presa in considerazione. Cristoforo Colombo docet.

L’autore: Stefano Caliciuri, giornalista professionista e saggista, direttore responsabile di Sigmagazine.

(editoriale tratto da Sigmagazine #31 marzo-aprile 2022)

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