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UK, due milioni gli anni di vita salvati col passaggio alla sigaretta elettronica

Secondo l'Adam Smith Institute bisogna autorizzare la comunicazione e la pubblicità per accelerare il passaggio al vaping.

Sarebbero due milioni gli anni di vita che si potrebbero salvare nel Regno Unito, se si riuscisse ad accelerare l’adozione della sigaretta elettronica, soprattutto in quelle aree del Paese che ancora contano tassi di fumatori superiori alla media nazionale. Sono queste le conclusioni di un rapporto appena pubblicato dall’Adam Smith Institute e redatto da Mark Oates e Daniel Pryor, rispettivamente ricercatore e capo della ricerca dell’influente think tank britannico, non nuovo a prese di posizione in favore dello strumento di riduzione del danno da fumo. Ma non è solo una questione di salute. Secondo gli autori, infatti, adottando le alternative al fumo, molte famiglie vedranno aumentare il loro reddito disponibile in un momento di crisi del costo della vita.
Le e-cigarette, spiegano Oates e Pryor, sono significativamente più sicure delle sigarette di tabacco e hanno avuto un ruolo chiave nella diminuzione dei tassi di fumo nel Regno Unito. Eppure, nonostante il loro successo, i fumatori percepiscono il rischio relativo di questi prodotti in maniera errata, in gran parte a causa di norme sulla comunicazione obsolete e della rappresentazione negativa dei media. Mentre la conoscenza di altri prodotti a rischio ridotto, come i riscaldatori di tabacco e le bustine di nicotina, rimane secondo gli autori a livelli “inaccettabilmente bassi”, nonostante abbiano il potenziale per soddisfare quei fumatori che hanno provato l’e-cig ma sono poi tornati alle sigarette tradizionali.
È dunque necessario, continuano gli autori, accelerare la diffusione dei prodotti a rischio ridotto, concentrandosi in particolare sulle regioni settentrionali del North East, North East, Yorkshire e Humber. Se in queste aree si raggiungessero i tassi di fumo di Londra, facendo passare i fumatori alla sigaretta elettronica, si salverebbero quasi 2 milioni di anni di vita. O, per l’esattezza, 1.939.165. Allo stesso modo, passando alle alternative più sicure, in queste regioni il fumatore medio aumenterebbe il reddito disponibile del 10%, grazie al risparmio economico che otterrebbe.
Per raggiungere questi obiettivi, però, è necessario adottare alcune misure. Prima di tutto gli autori chiedono di consentire a rivenditori e produttori di utilizzare frasi positive sulla salute, scelte in una gamma di dichiarazioni approvate dal governo. In pratica dovrebbero poter affermare e scrivere sulle confezioni dei prodotti che questi riducono il danno del fumo o migliorano la salute. Poi sarebbe necessario abolire le attuali restrizioni sulla pubblicità, sostituendole con controlli sui contenuti e sul posizionamento degli stessi. Infine Oates e Pryor chiedono un ampliamento dei prodotti a rischio ridotto, includendo i riscaldatori di tabacco e le bustine di nicotina nella revisione annuale dell’Office for Health Improvement and Disparities e legalizzando la vendita dello snus, attualmente vietata nel Regno Unito e in tutta l’Unione europea, ad esclusione della Svezia.
Raddoppiare le possibilità di riduzione del danno da tabacco – conclude il documento – è un modo chiaro, d’impatto e basato su prove scientifiche per migliorare la salute e aiutare i fumatori a basso reddito a far fronte all’aumento del costo della vita. Attraverso la divergenza normativa, si evidenzierebbero anche i tangibili benefici dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, il tutto mentre non costerebbe nulla ai contribuenti in un momento di maggiore controllo sulle finanze pubbliche. Il Regno Unito può consolidare il suo status di leader mondiale nella cessazione del fumo, ma solo se offre effettivamente ai fumatori accesso e informazioni accurate sulla gamma di alternative più sicure attualmente disponibili”. Il documento dell’Adam Smith Institute si intitola “2 million years of life: how safer smoking alternatives can level up health and tackle the cost of living crisis”.

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