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Sigarette elettroniche, fra paura dell’innovazione e principio di precauzione

Un documento dello Iea indaga i meccanismi che spingono molti governi a frenare la riduzione del danno da fumo.

La paura dell’innovazione e l’applicazione preventiva ed eccessiva del principio di massima precauzione possono rivelarsi un freno al miglioramento in molti campi. Un esempio lampante di questo è l’esperienza nel campo della riduzione del danno da fumo. Se ne occupa un documento di discussione intitolato “Vaper Trails new nicotine products and the innovation principle”, curato da Victoria Hewson e Christopher Snowdon per il think tank britannico Institute of Economic Affairs (Iea). I prodotti innovativi a base di nicotina come le sigarette elettroniche, spiegano gli autori, sono stati associati a forti cali dei tassi di fumatori in molti Paesi, compreso il Regno Unito. Eppure altri governi li hanno vietati sulla base del principio di precauzione.
I vantaggi dell’innovazione sono difficili da prevedere e quantificare e spesso la paura delle conseguenze spinge a evitare il rischio, adottando regolamentazioni che ostacolano il progresso. Oggi, continua il documento, vi sono ampie prove che le sigarette elettroniche non aumentano il rischio per la salute dei fumatori che li scelgono, né per la società nel suo complesso. Questa prova non sarebbe stata disponibile se tutti i governi avessero applicato il principio di precauzione e avessero preventivamente vietato i prodotti a rischio ridotto. “Chi si oppone alla riduzione del danno da tabacco – scrivono Hewson e Snowdon – tende a concentrarsi sui potenziali rischi di prodotti alternativi, piuttosto che sui rischi relativi ai rischi del fumo. Questo è un errore”. Lo è soprattutto perché l’alternativa realistica a uno scenario in cui centinaia di milioni di fumatori passano a prodotti con nicotina senza combustione, non è la scomparsa dell’uso della nicotina, ma uno scenario in cui quelle stesse centinaia di milioni di persone continuano a fumare.
Nel campo della riduzione del danno da fumo, sostengono gli autori, le valutazioni d’impatto delle normative da adottare dovrebbero basarsi su analisi complete dei costi e dei benefici. Così non è stato sempre, continua il documento, nel caso delle leggi dell’Unione europea e anche nel Regno Unito sono stati trascurati gli effetti dinamici sulla cessazione del fumo. “Inquadrare l’uso del principio di precauzione nel campo della riduzione del danno da tabacco – conclude il documento – per spiegare meglio i vantaggi dei nuovi prodotti perl favorire la cessazione del fumo potrebbe migliorare l’analisi costi-benefici e gli esiti normativi. La stessa lezione può essere applicata in altri settori politici”.

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