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Mendelsohn: il rapporto australiano sulle e-cigarette è gravemente viziato

Secondo il medico, il documento richiesto dal governo ingigantisce i rischi della sigaretta elettronica, senza paragonarli a quelli molto più grandi del fumo.

Sta facendo molto discutere il rapporto commissionato dal Ministero della salute australiano al National Centre for Epidemiology and Population Health presso l’Australian National University sulle sigarette elettroniche. Il documento, diffuso ieri con il titolo “Electronic cigarettes and health outcomes: systematic review of global evidence”, consta di quasi 350 pagine e, in estrema sintesi, boccia la sigaretta elettronica da qualsiasi punto di vista. Si tratta, d’altronde, di un report richiesto da un governo che da sempre vieta la vendita sul suo territorio di liquidi con nicotina e che recentemente ha reso ancora più difficoltoso l’iter per approvvigionarsene dall’estero, prevedendo l’obbligo di prescrizione medica e un processo lungo e laborioso.
Dunque, secondo l’Australian National University, “l’uso di sigarette elettroniche alla nicotina aumenta il rischio di una serie di esiti negativi per la salute, inclusi avvelenamento, tossicità per inalazione (come convulsioni), dipendenza, traumi e ustioni, lesioni polmonari e iniziazione del fumo, in particolare nei giovani”. Sono invece ancora sconosciuti, sempre secondo il documento, gli effetti del vaping su esiti clinici “relativi a malattie cardiovascolari, cancro, condizioni respiratorie diverse dal danno polmonare, salute mentale, sviluppo nei bambini e negli adolescenti, riproduzione, sonno, guarigione delle ferite, condizioni neurologiche diverse da convulsioni e malattie endocrine, condizioni olfattive, ottiche, allergiche ed ematologiche”. E, pur ammettendo che “le sigarette elettroniche possono essere utili in alcuni fumatori che le usano per smettere di fumare completamente e prontamente”, il rapporto giudica limitate le prove della loro efficacia per smettere di fumare e conclude plaudendo agli sforzi del governo australiano “per evitare l’uso di sigarette elettroniche nella popolazione generale”.
Com’era facilmente prevedibile, il documento ha avuto vasta eco sui media, anche quelli italiani, per la verità non sempre altrettanto attenti in caso di studi e prese di posizione positive sulle sigarette elettroniche. Ma si stanno levando molte voci critiche sulle conclusioni e le metodologie utilizzate per un rapporto che, secondo il medico australiano Colin Mendelsohn, “ha fornito ciò che il committente chiedeva” e quindi sarà “certamente usato per giustificare e rafforzare la politica anti-vaping del governo”. Mendelsohn, presidente dalla Australian Tobacco Harm Reduction Association, parla senza mezzi termini di un rapporto gravemente viziato, che “ingigantisce i rischi e i potenziali rischi della sigaretta elettronica, senza paragonarli a quelli molto più grandi del fumo”. Un modus operandi utilizzato spesso quando si tratta di vaping.
In un intervento sul suo sito, il medico stila un elenco di quelli che a suo modo di vedere sono i principali difetti di un lavoro che:

  • elenca numerosi rischi dello svapo senza quantificarli. Molti dei rischi sono molto piccoli e privi di significato clinico o biologico;
  • afferma erroneamente che svapare nicotina aumenta il rischio di fumare nei non fumatori. Questa “teoria del gateway” è stata ora smentita e la spiegazione della “vulnerabilità comune” è molto più plausibile;
  • l’uso dell’e-cigarette da parte dei giovani è inquadrato come un “grave rischio per la salute pubblica”. I giovani non fumatori non dovrebbero svapare, ma l’evidenza suggerisce che il vaping in generale allontana i giovani dal fumo;
  • mette in dubbio l’efficacia dello svapo come aiuto per smettere di fumare, nonostante le prove ormai convincenti che indicano il contrario;
  • afferma erroneamente che svapare nicotina causi la malattia Evali, perché alcuni pazienti hanno negato l’uso di vaporizzatori di Thc (anche se si è scoperto che molti pazienti affetti dalla malattia polmonare che negavano il consumo di Thc, lo avevano in realtà utilizzato);
  • esagera alcuni rischi sono esagerati, affermando ad esempio che i malfunzionamenti dei dispositivi possono causare gravi danni e morte;
  • parla di un numero significativo di avvelenamenti accidentali, ma questi sono rari e gli esiti gravi sono molto rari;
  • afferma erroneamente che l’uso duale è il modello di utilizzo dominante, ovvero che la maggior parte dei vaper continua a fumare, fenomeno che si riduce con il tempo, come dimostrato da dati degli Stati Uniti e del Regno Unito;
  • afferma che l’uso della sigaretta elettronica può causare convulsioni, cosa già confutata;
  • afferma che svapare aumenta il rischio di ricaduta nel fumo, quando le prove suggeriscono che aiuta a prevenirla;
  • afferma che le sigarette elettroniche possono provocare tossicità da nicotina anche se non ci sono prove di tossicità da nicotina con un uso normale;
  • afferma che non ci sono prove disponibili sulla relazione tra l’uso di sigarette elettroniche e il rischio di cancro, mentre, diversi studi hanno valutato il rischio di cancro come molto basso e solo una piccola frazione del rischio derivante dal fumo;
  • afferma che ci sono prove limitate che lo svapo crei meno dipendenza del fumo, mentre numerosi studi che lo dimostrano.

Insomma, conclude Mendelsohn, “è sicuramente necessario continuare a studiare le sigarette elettroniche, ma al momento ci sono già prove sufficienti che a livello di popolazione i benefici del vaping superino i danni“.

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