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Per decenni le organizzazioni per il controllo del tabacco e della salute pubblica hanno cercato di stigmatizzare il tabacco, la nicotina, il fumo e i fumatori. L’invenzione della sigaretta elettronica, una alternativa con nicotina molto più sicura ma che appare come fumo, rappresenta una minaccia tanto per le loro radicate visioni quanto per l’approccio tradizionale.
Le posizioni sul vaping sono determinate meno dalle evidenze scientifiche e più da questo consolidato approccio proibizionista. Giocano un ruolo anche altri fattori come i giudizi morali, i valori e le priorità, la politica, gli interessi particolari e i fattori finanziari. Queste considerazioni aiutano a spiegare perché organizzazioni diverse hanno opinioni diametralmente opposte, pur utilizzando le stesse evidenze.
Il governo australiano, Heart Foundation Australia, Cancer Council Australia e la Australian Medical Association sono contrari alla sigaretta elettronica con nicotina. Una posizione in netto contrasto con quella del governo britannico, della British Heart Foundation, Cancer Research UK e la British Medical Association che sostengono il vaping, considerandolo un’opportunità per salvare vite.
L’ideologia dell’astinenza
L’Australia è riuscita a ridurre i tassi dei fumatori promuovendo l’astinenza completa da tabacco e nicotina. La riduzione del danno da tabacco non ha fatto parte dell’approccio tradizionale e molti la vedono come una minaccia.
Questo contrasta con il tradizionale sostegno del Regno Unito per la tobacco harm reduction. Il Royal College of Physicians pubblicò il suo primo rapporto a sostegno dei prodotti di riduzione del danno con nicotina nel 2017. Seguì il sostegno del National Institute for Health and Care Exellence nel 2013 e i successivi rapporti del Royal College of Physicians nel 2014, 2016 e 2021. Quest’ultimo afferma: “Sulla base delle prove disponibili, l’Rcp ritiene che le sigarette elettroniche potrebbero indurre riduzioni significative della prevalenza del fumo nel Regno Unito, prevenire molti decessi ed episodi di malattie gravi e contribuire a ridurre le disuguaglianze sociali sanitarie che il fumo di tabacco attualmente esacerba”.
La tolleranza zero dell’Australia nei confronti della nicotina non è coerente con il nostro approccio verso altre forme di riduzione del danno. Accettiamo l’uso del metadone come sostituto per chi usa eroina, ma non forme pulite di nicotina per ridurre i danni del fumo, la prima causa di morte prevenibile del Paese. Non è nemmeno coerente con la National Tobacco Strategy e la National Drug Strategy, che prevedono un ruolo legittimo per le strategie di riduzione del danno. L’obiettivo del tobacco control dovrebbe essere porre fine alle morti e alle malattie causate dal fumo, non eliminare la nicotina dalla società. La nicotina è parte del problema, ma può essere anche parte della soluzione come strumento di riduzione del danno. La “guerra alla nicotina”, come quella alle droghe e le altre forme di proibizionismo, è destinata a fallire.
L’indignazione morale
L’opposizione alle politiche di riduzione del danno ha un “forte sottotono di moralismo”, secondo l’illustre docente di salute pubblica Ken Warner dell’Università del Michigan. Alcuni oppositori del vaping ritengono che qualsiasi uso di una sostanza che dà “dipendenza” sia sbagliato. Qualsiasi cosa che assomigli a una sigaretta o che funzioni come essa viene vista come peccaminosa e immorale e deve essere eliminata, e questo diventa la priorità anche quando vi sono importanti benefici per la salute.
Warner rileva “una vena spiccatamente puritana nella comunità di salute pubblica”, che sul tema della nicotina accetta solo una posizione di rifiuto. È particolarmente inaccettabile che le persone ricavino piacere da svapare nicotina, scelgano di farlo in maniera ricreativa o che vi sia un qualche coinvolgimento dell’industria del tabacco. Per la sanità pubblica la prassi è stata punire, forzare e stigmatizzare i fumatori (e ora gli svapatori) finché non modificano i loro comportamenti malvagi. Quando si affrontano questioni come droghe illegali, alcool, l’industria del sesso e il sesso al di fuori del matrimonio si finisce spesso in discussioni morali ed emotive. Un religioso contrario al sesso prima del matrimonio, per esempio, sarà scandalizzato dalla prospettiva di distribuire profilattici ai giovani, anche se servirebbe a prevenire gravidanze e malattie a trasmissione sessuale. Allo stesso modo le obiezioni morali alle sigarette elettroniche con nicotina avranno come conseguenza un maggior numero di morti per fumo.
I giudizi morali hanno una forte influenza sulla politica pubblica di riduzione del danno. Questo aiuta a capire perché le prove scientifiche convincenti da sole non bastano a dare origine a regolamentazioni di buon senso sul vaping.
Valori e priorità in conflitto
I nostri valori, le nostre priorità e i nostri obiettivi influiscono sulla nostra interpretazione delle evidenze. Per esempio, chi crede che non sia giustificato, a nessun costo, nemmeno il minimo rischio per i giovani derivante dal vaping, si opporrà alla sigaretta elettronica anche in presenza di benefici importanti e immediati per i fumatori adulti. La Thoracic Society of Australia and New Zealand è contraria al vaping e, comprensibilmente, si oppone a qualsiasi cosa che possa fare male ai polmoni. Il vapore non è puro come l’aria di montagna e a lungo termine l’uso potrebbe causare qualche tipo di danno ai polmoni. Tuttavia la loro opposizione è controproducente. Il danno del fumo è molto maggiore e la sigaretta elettronica ha il potenziale di ridurre drasticamente le malattie polmonari in quei fumatori che passano allo svapo.
Le decisioni politiche prevedono scambi e compromessi. La politica sul vaping dovrebbe basarsi sul suo impatto generale sulla salute pubblica, non su aree di ristretto interesse. Il piccolo potenziale rischio per i minori, per esempio, impallidisce di fronte ai benefici sostanziali e immediati per gli adulti che smettono di fumare. Inoltre una regolamentazione sensata e la sua applicazione possono minimizzare i rischi per i minori.
Diffidenza verso l’industria del tabacco
I guerrieri del tobacco control hanno combattuto a lungo una nobile crociata per distruggere le aziende del tabacco, i cui prodotti uccidono fino a due fumatori su tre nel lungo termine. Quest’industria ha ripetutamente ingannato il pubblico, bloccato riforme grazie ad azioni legali e messo i profitti avanti alla salute pubblica. La campagna contro Big Tobacco è stata guidata da scienza e passione e ha un alto fondamento morale.
Da quando le aziende del tabacco sono entrate nel mercato del vaping, l’attività principale del tobacco control è diventata attaccare la sigaretta elettronica per punire l’industria del tabacco. Si sostiene che “se le aziende del tabacco hanno interesse nello svapo, deve essere una cosa cattiva e dobbiamo opporci”. Come spiega Clive Bates, “la guerra al fumo si è trasformata in guerra alla nicotina. Le macchine costruite per combattere il fumo hanno spostato i cannoni e hanno iniziato a colpire i nuovi prodotti e i loro sostenitori… I leader diventati veterani delle guerre del tabacco hanno continuato a combattere su nuovi fronti”.
Ma è un atteggiamento controproducente, perché i vaporizzatori di nicotina sono prodotti salvavita in diretta competizione con le sigarette. Inoltre le aziende del tabacco controllano solo una piccola parte del mercato del vaping. La guerra contro l’industria del tabacco sembra avere la precedenza sull’obiettivo primario della sanità pubblica, che è ridurre le morti e le malattie derivanti dal fumo. La tragica ironia è che chi si oppone al vaping finisce per sostenere proprio quello che cerca di eliminare: le vendite delle sigarette a tabacco combusto. La sigaretta elettronica minaccia di distruggere l’esistenza stessa dell’industria del tabacco, proprio come fanno le energie rinnovabili con i combustibili fossili. Attaccare lo svapo per punire le aziende di sigarette ha come perversa conseguenza quella di spingere più persone a fumare, facendo aumentare i profitti delle aziende del tabacco.
Protezione dei propri interessi
Alcune organizzazioni di salute pubblica e singoli individui si sentono minacciati da soluzioni che possano ridurre la loro importanza e cercano di difendere lo status quo. Le organizzazioni per il controllo del tabacco hanno costruito una macchina per combattere l’industria del tabacco e il fumo e ora sostengono che ci sia ancora bisogno di loro per combattere un nuovo male, le sigarette elettroniche con nicotina. Opporsi al vaping fornisce loro una giustificazione per conservare il proprio ruolo. Hanno posizioni da difendere, organizzazioni da gestire, interessi dei finanziatori da rispettare e fanno affidamento sui finanziamenti di governi, filantropi e industria farmaceutica per sostenere le loro ricerche, conferenze, salari e campagne.
Tuttavia, invece tradursi in miglioramenti per la salute pubblica, questa strategia ha l’effetto opposto e senza dubbio indebolisce la loro reputazione e la fiducia che il pubblico ripone in loro.
Alcuni operatori del controllo del tabacco considerano lo svapo con nicotina una minaccia al loro retaggio e al loro prestigio. La sigaretta elettronica è stata sviluppata al di fuori del movimento del tobacco control e dell’industria farmaceutica e scatena la sindrome NIQ (“non inventato qui”). È combattuta perché non è stata una loro idea e soprattutto perché ha l’ardire di essere così efficace. Il vaping minaccia la narrativa basata esclusivamente sull’astinenza che hanno portato avanti per tutta la loro vita professionale.
Come afferma lo scienziato del comportamento Rory Sutherland nel suo libro “Alchemy: the surprising power of ideas that don’t make sense”, l’ultima cosa che vogliono sentirsi dire è che “il problema al quale hai dedicato la vita e dal quale deriva la tua posizione sociale, non è più un problema”. Mark Tyndall, docente presso la School of population and public health della University of British Columbia in Canada, fa un passo ulteriore. Dice: “Invece di vedere il vaping come una tecnologia dirompente che potrebbe realmente sostituire le sigarette, i sostenitori del controllo del tabacco lo vedono come una tecnologia che potrebbe sostituire loro e i loro programmi basati sull’astinenza, che sono largamente inefficaci”. Il vaping è un cambiamento di paradigma e non si adatta bene alle strategie del movimento per il controllo del tabacco.
Il rischio politico
I governi tendono a ridurre al minimo il rischio politico. E sul vaping è politicamente è più sicuro non fare niente. Joshua Newman, docente di Scienze sociali alla Monash University di Melbourne, ha scritto a proposito della regolamentazione delle sigarette elettroniche in Australia: “I governi australiani non hanno seguito un approccio basato sulle evidenze… Si accontentano invece di minimizzare il rischio politico non facendo niente o adattando la legislazione esistente”.
Poiché i prodotti da svapo sono usati da un numero relativamente piccolo di elettori e il pubblico ha una percezione negativa del vaping, una regolamentazione proattiva porterebbe pochi vantaggi politici. Si guadagna maggior gloria dando l’impressione di essere “duri con le aziende del tabacco” o di “proteggere i nostri figli”.
Le politiche di salute pubblica dovrebbero sempre basarsi sulle migliori evidenze scientifiche. Ma nella realtà questo accade solo quando le evidenze sono in linea con gli obiettivi politici. Secondo il professor Steve Allsop, già direttore del National Drug Research Institute della Curtin University, “la ricerca si basa sull’evidenza, l’esattezza e l’argomentazione logica, mentre la politica si basa sulla prossima elezione, le percezioni, le trattative e il momento”.
Il pensiero di gruppo
Il pensiero di gruppo (o “tribalismo”) è un “fenomeno che si verifica quando un gruppo di persone benintenzionate fa scelte irrazionali o non ottimali, spinto dall’impulso di conformarsi o dalla convinzione che il dissenso sia impossibile” (Psychology Today. Groupthink 2019).
Il pensiero di gruppo opera all’interno delle organizzazioni sanitarie ed è una forza potente e dirompente. “Le persone intelligenti sono vulnerabili alla tendenza di mettere la tribù prima della verità”, spiega Dan Kahan, docente di psicologia a Yale. Persino le persone intelligenti con una buona competenza scientifica interpretano le evidenze in maniera selettiva per giungere a una visione coerente con la visione e l’identità della loro tribù. Allo stesso tempo, respingono le evidenze che mettono in dubbio le convinzioni del gruppo.
Conformarsi è comprensibile. Prendere una posizione diversa sul vaping mette a rischio la carriera e le opportunità di finanziamenti ed espone alla disapprovazione dei colleghi. È più sicuro “seguire il gregge”. A livello nazionale, le organizzazioni sanitarie australiane sono chiuse in una bolla di pensiero conformista sulla sigaretta elettronica. In genere le organizzazioni giustificano la loro posizione basandosi sul sostegno di altri gruppi con opinioni simili.
Paura dell’innovazione e delle nuove tecnologie
Le nuove tecnologie generano paura e scetticismo e spesso vengono respinte anche quando portano importanti vantaggi. Nel volume “Innovation and its enemies: why people resist new technologies”, il compianto professore Calestous Juma dell’Università di Yale racconta come innovazioni oggi ampiamente accettate, come il caffè, la margarina e la refrigerazione, incontrarono una feroce opposizione quando furono introdotte. Scrive: “A volte quando si parla delle promesse di una nuova tecnologia si viene accolti con scetticismo, diffamazione o vera e propria opposizione, spesso con il ricorso a calunnie, allusioni, tattiche per spaventare, teorie complottiste e disinformazione. Gran parte del dibattito è dominato dall’assunto che le nuove tecnologie comportino rischi sconosciuti, che vengono amplificati fino a oscurare i pericoli dei rischi noti”.
Conflitti di interesse finanziari
La sigaretta elettronica rappresenta una seria minaccia finanziaria per le organizzazioni che beneficiano delle tasse sul tabacco. Nel 2019-20 in Australia le tasse sul tabacco hanno generato 17,4 milioni di dollari australiani, la quarta tassa più alta dopo quella sulle aziende, sul reddito e su beni e servizi. Come osserva il dottor Carl Philips, ricercatore nel campo del tabacco, “i governi ricavano entrate enormi dalla tassazione delle sigarette e di solito le perdono quando i fumatori passano al vaping”.
Si dice spesso che il governo è dipendente dalle entrate delle tasse sul tabacco più di quanto le persone siano dipendenti dal fumo. Il governo australiano inquadra gli aumenti delle tasse sul tabacco fra le strategie di salute pubblica. Tuttavia molti fumatori lo considerano un cinico prelievo fiscale da parte di un governo avido che sfrutta e punisce i fumatori per la loro dipendenza. Agli attuali livelli soffocanti, le tasse sul tabacco stanno facendo diminuire il tasso dei fumatori, ma certamente aiutano anche a tenere in equilibrio il bilancio dello Stato. La maggior parte di questo denaro, infatti, va alle entrate generali e solo una piccola parte viene utilizzato per aiutare i fumatori a smettere, lo scopo dichiarato dell’imposta.
Senza i prodotti a combustione, non c’è bisogno delle organizzazioni per il controllo del tabacco. L’infrastruttura esistente è stata costruita sui danni del tabacco e deve trovare nuovi danni per conservare la sua importanza e i suoi finanziamenti. Philips sostiene che “proprio coloro che guidano la lotta al fumo si troverebbero di fronte a un serio conflitto di interesse se riuscissero nel loro intento” e lo svapo è chiaramente una minaccia. In Australia anche l’industria farmaceutica è contraria alla sigaretta elettronica con nicotina. Svapare migliora la salute e riduce la necessità di medicine in generale e di quelle per smettere di fumare in particolare.
Negli Stati Uniti, nel 1998 quarantasei Stati e alcuni territori raggiunsero un accordo con l’industria del tabacco, chiamato Master Settlement Agreement. L’industria accettò di pagare ogni anno agli Stati una cifra basata sui tassi di fumatori, per compensare i costi sanitari dei fumatori che si ammalano e muoiono. Alcuni Stati hanno contratto debiti contando su questo flusso di denaro e si sono trovati in difficoltà quando, con la diffusione della sigaretta elettronica, i tassi di fumo sono diminuiti più velocemente di quanto previsto. Gli Stati con i più grandi debiti finanziari sono proprio quelli più contrari al vaping.
Anche i finanziamenti a diverse organizzazioni da parte di filantropi possono influenzare la politica. Il miliardario Michael Bloomberg è fortemente contrario allo svapo e finanzia una serie di organizzazioni che sostengono la sua battaglia, come l’Organizzazione mondiale di sanità e Tobacco Free Kids negli Usa. Molte autorità si sono chieste se questi finanziamenti non influenzino anche l’integrità morale di queste organizzazioni.
Una medicina o un prodotto di consumo?
C’è una differenza di fondo fra come le organizzazioni sanitarie e i consumatori vedono il vaping. Il modello medico tradizionale prevede di passare dal fumo all’astinenza totale con un trattamento medico, con assistenza e consulenza professionali e ausili farmaceutici. Le cure mediche non sono “piacevoli”. Sono somministrate da dottori e gestite dal regolatore del farmaco, la Therapeutic Goods Administration. Si raggiunge il successo quando si eliminano completamente il fumo e la nicotina.
Molti svapatori, però, la vedono diversamente. Per loro svapare vuol dire sostituire un’abitudine di consumo piacevole con un’altra molto meno dannosa. La sigaretta elettronica consente loro di continuare a trarre piacere dalla nicotina, dai molti rituali, dalle sensazioni e dai piaceri sociali del fumo. Scoprono il vaping grazie ad altri consumatori, ai gruppi Facebook e alle recensioni online. Molti apprezzano la sottocultura solidale e la componente hobbistica dello svapo. Si raggiunge il successo quando si elimina il fumo.
Quando un vasto gruppo di australiani dice al legislatore che esiste qualcosa che per lui funziona bene, questo dovrebbe ascoltarli con attenzione e rispetto. Dovrebbe riconoscere la sua esperienza di vita, andargli incontro e consentirgli di fare la scelta migliore per la sua salute.
La sigaretta elettronica con nicotina dovrebbe essere regolamentata dall’Australian Competition and Consumer Commission come qualsiasi altro prodotto di consumo. Nessun altro Paese occidentale tratta la nicotina per lo svapo unicamente come una medicina e nessuno richiede una prescrizione del medico.
Estratto da “Stop Smoking Start Vaping: The Healthy Truth About Vaping – Traduzione dall’inglese di Barbara Mennitti – diritti riservati Best Edizioni
L’autore: Colin Mendelsohn è medico, presidente e fondatore della Australian Tobacco Harm Reduction Association