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Sigarette elettroniche e tabacco: l’equivalenza fiscale non giova a nessuno

Dal Canada un nuovo modello di prelievo fiscale progressivo che tiene conto della quantità di liquido contenuto nei flaconi a prescindere dal costo del tabacco.

Tutti i Paesi del mondo stanno rapidamente introducendo imposte e tasse sui prodotti del vaping. Dopo un acceso dibattito interno che riguardava la modalità del prelievo, l’Italia è stata precursore di un modello poi adottato dalla maggioranza dei governi non solo europei: l’imposta grava sulla quantità di liquido a prescindere dal livello di nicotina. Questo affinché possano essere tassati anche i liquidi che ne sono privi. L’esigenza ideologica di introdurre una gabella sulla sigaretta elettronica nasce in virtù della considerazione che, come il fumo, si tratta di una dipendenza e dunque deve essere penalizzato il consumo. Non tutti, però, la pensano così. Come ad esempio i britannici, i francesi e i neozelandesi secondo cui l’inalazione di vapore nicotinizzato rappresenta la migliore soluzione per far smettere di fumare in maniera graduale.
In questi ultimi giorni il Canada sta discutendo la propria legge di bilancio. Inaspettatamente è stata introdotta una imposta sui liquidi con una formula che non ha precedenti. Ammonterà a 1 dollaro canadese (0,75 euro) ogni 2 millilitri per i flaconcini di liquido a 10 ml; 5 dollari canadesi (3,7 euro) per i flaconi superiori ai 10 ml a cui va aggiunto un altro dollaro ogni 10 millilitri aggiuntivi. Ricordiamo che in Canada un pacchetto di sigarette costa mediamente 15 dollari canadesi (circa 11 euro), ovvero più del doppio rispetto all’Italia. Senza entrare nel merito dell’importo in valore assoluto, l’unicità italiana sta però nell’equivalenza fiscale tra il fumo e il vapore: ogni volta che il governo interviene per alzare le accise sul tabacco, automaticamente scatta un aggravio anche per i liquidi da inalazione, mentre non è vero il contrario: è sufficiente cambiare la percentuale di sconto ed ecco che il prezzo dei liquidi schizza alle stelle pur rimanendo invariato quello del tabacco. Sganciare i due prelievi farebbe da volano sia alle casse erariali che alla salute pubblica. Rappresenterebbe cioè un vero punto di svolta nella diffusione degli strumenti a rischio ridotto, seppur garantendo una entrata fiscale che potrebbe diventare importante sia nel capitolo dei prodotti liquidi da inalazione ma, ancor di più, del tabacco tradizionale. È solo questione di volontà politica.

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