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Battere il fumo si può: la chiave sono gli strumenti di riduzione del danno

Un nuovo documento del Gsthr spiega in dodici lingue il ruolo che anche le sigarette elettroniche hanno per salvare le vite dei fumatori.

Cos’è la riduzione del danno da tabacco? È questo il titolo dell’ultimo briefing paper pubblicato da Global State of Tobacco Harm Reduction (Gsthr), il progetto portato avanti dalla fondazione britannica Knowledge Action Change (Kac). L’intento è proprio quello di dare una introduzione alle politiche di riduzione del danno in generale e di spiegare come queste, applicate al tabacco, possono essere un salvavita per l’1,1 miliardi di persone che ancora fumano in tutto il mondo. Si parla, dunque di tutti quelli strumenti che somministrano nicotina, senza la combustione del tabacco, che causa l’inalazione delle sostanze tossiche, responsabili delle malattie e delle morti fumo-correlate. Si parla dunque prima di tutto di sigarette elettroniche e poi anche di bustine con nicotina, il tabacco per uso orane snus, quello da masticare e dei riscaldatori. Oppure, in un’altra categoria, anche le gomme e i cerotti con nicotina, che però spesso non funzionano e hanno costi proibitivi in molte aree del pianeta. “Eliminando la combustione – spiega il Gsthr – si riduce il rischio”.
Molto spazio è dedicato proprio alla nicotina, spesso ingiustamente accusata dei danni del fumo. Eppure, argomenta il documento, la sostanza è nella lista delle medicine essenziali dell’Organizzazione mondiale di sanità, proprio perché per decenni i medici l’hanno prescritta sotto forma di cerotti o gomme per smettere di fumare. “L’impatto della nicotina sul cervello è quello di incoraggiare il consumo regolare – commenta il Gsthr – ma è una sostanza a rischio relativamente basso e non causa nessuno dei problemi di salute causati dal fumo di sigaretta. La parola dipendenza evoca le peggiori immagini di consumo cronico di alcol e altre droghe. Questo è fuorviante. La dipendenza è generalmente definita come uso compulsivo che crea danno a sé stessi o agli altri. Eliminato il danno, ciò che rimane è una compulsione a usare uno stimolante blando, simile all’uso della caffeina”.
Ma per rispondere alla domanda che dà il titolo al documento, basterebbe forse guardare i dati dei Paesi che l’hanno adottata. In Gran Bretagna, per esempio, l’adozione della sigaretta elettronica è stata accompagnata da un rapido calo del fumo e le e-cigarette sono il modo più popolare per smettere di fumare. Sono oltre 3,6 milioni le persone che svapano, di cui 2,4 milioni hanno completamente smesso di fumare. Successo condiviso con la Nuova Zelanda, dove la rapida diffusione del vaping (dallo 0,9% degli adulti nel 2016 al 6,2% nel 2021) è stata associata a un drastico calo del fumo, dal 14,5% al 9,4%. O ancora la Svezia e la Norvegia, dove è diffuso lo snus, vietato invece nell’Unione europea. Il primo Paese è l’unico ad aver raggiunto nell’Ue lo status di “senza fumo”, definito come una prevalenza del fumo negli adulti inferiore al 5%. Il secondo ha uno dei livelli di fumo femminile più bassi al mondo: l’1%. Infine il Giappone, dove l’introduzione dei riscaldatori di tabacco ha portato a una diminuzione di un terzo della vendita di sigarette.
La strategia della diffusione del danno, dopotutto, non nasce con il tabacco. Ne è un esempio l’uso delle cinture di sicurezza alla guida, ma soprattutto i programmi di distribuzione di preservativi e siringhe che hanno consentito di arginare l’emergenza dell’Aids negli anni Ottanta. Nonostante questo, proprio dall’Oms arriva una dura opposizione ai nuovi strumenti, nonostante la riduzione del danno compaia come uno dei tre pilastri nella Convenzione quadro per il controllo del tabacco. Secondo il Gsthr, invece, la harm reduction ha un ruolo importante nel campo del tabacco per ridurre il fumo a livello globale. Ed è particolarmente importante per i Paesi a basso e medio reddito, dove si concentra il maggior numero di fumatori. Per questo il documento è scaricabile in dodici lingue: inglese, giapponese, cinese, arabo, russo, polacco, spagnolo, portoghese, tedesco, indonesiano, francese e hindi.
È possibile porre fine al fumo – chiosa Gerry Stimson, professore emerito presso l’Imperial College di Londra e direttore di Kac – ma i prodotti per la riduzione del danno, dai vaporizzatori alla nicotina e prodotti a base di tabacco riscaldato, alle buste di nicotina senza tabacco e allo snus in stile svedese, dovrebbero essere disponibili, accessibili e alla portata di tutti. È inoltre necessario il forte sostegno dei governi per garantire l’accesso ai gruppi emarginati e vulnerabili. I guadagni saranno evidenti in termini di vite salvate. Fondamentalmente, la riduzione del danno da fumo è una strategia estremamente economica ma efficace, un raro esempio di intervento sanitario che non richiede una spesa pubblica significativa, poiché i consumatori ne sopportano il costo. La fine del fumo è possibile e la chiave è la riduzione del danno da tabacco”.

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