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Il mercato italiano della sigaretta elettronica vale mezzo miliardo di euro

Dopo due anni di crisi, il trend è nuovamente in crescita. Anche i consumatori sono in aumento: +10% rispetto al 2021

Il mercato italiano della sigaretta elettronica vale 469 milioni di euro; i consumatori sono circa 1,4 milioni, in crescita del 10 per cento rispetto l’anno precedente. Sono i dati elaborati dall’istituto di analisi EciIntelligence aggiornati al mese di aprile di quest’anno e che dimostrano come il comparto italiano, dopo i due anni di crisi, si sta lentamente risollevando.
L’aumento dell’imposizione fiscale e la contemporanea diffusione di sistemi di facile utilizzo (vape pen e pod mod) hanno determinato un calo nelle vendite di sistemi aperti e di dispositivi hard level; i sistemi chiusi (cartucce precaricate) non sono mai esplose in Italia mentre si sta osservando un progressivo aumento delle sigarette elettroniche usa e getta. Quest’ultimo, però, è visto come un fenomeno passeggero che durerà sino a quando le aziende di distribuzione non avranno terminato le scorte che, da normativa vigente, sono state fatte non meno di sei mesi fa quando cioè il fenomeno ha preso piede nel resto d’Europa e negli Stati Uniti.
La caratteristica del mercato italiano è invece la massiccia presenza dei cosiddetti liquidi scomposti, una sorta di ibrido tra aroma concentrato e liquido pronto all’uso da 10 millilitri. La spiegazione è presto detta: la vendita di questa tipologia di prodotto non sottostà a pressione fiscale e può circolare sul mercato senza alcuna autorizzazione preventiva. EcigIntelligence stima che la loro popolarità sarà destinata ad aumentare proporzionalmente all’aumento della tassazione nazionale. Sul mercato italiano non vi è, invece, grande richiesta di nicotina in sali. L’uso di sali di nicotina è basso. I liquidi al tabacco o al tabacco aromatizzato sono quelli che vanno per la maggiore. “Se si tiene conto del salario medio degli italiani – si legge nel report – lo svapo è un’attività costosa in Italia, più che in tutti gli altri principali mercati europei. Questo potrebbe spiegare perché i prodotti maggiormente richiesti dai consumatori sono quelli più economici e a minor consumo di liquido”. Il prezzo medio di vendita al dettaglio di un liquido da 10 millilitri pronto all’uso è di 5,8 euro; nel 2019 era di 5 euro. Il 52 per cento del mercato è occupato dai liquidi scomposti, il 35 per cento dai liquidi pronti all’uso, il 13 per cento dagli aromi destinati al fai da te.
Il mercato italiano ha storicamente operato in un regime normativo fortemente instabile. Negli ultimi anni, questo è stato esemplificato dai continui cambiamenti alle tasse sugli e-liquid: nel 2022 è entrato in vigore un aumento dell’imposta di consumo sui liquidi ma dal 1° aprile è stato ridotto facendolo tornare ai livelli del 2021. Se non cambierà nulla, a gennaio 2023 l’imposta cambierà nuovamente e sarà tripla rispetto quella attuale (considerando il delta tra i liquidi senza nicotina 2022 e i liquidi con nicotina 2023).
La scarsa popolarità dei prodotti a sistema chiuso è dimostrata confrontando l’offerta dei rivenditori italiani online di sigarette elettroniche con altri paesi europei. Insieme alla Danimarca, l’Italia è il paese europeo con il minor numero di rivenditori online che vendono vaporizzatori usa e getta. Solo uno dei primi venti shop online vende questo tipo di prodotto. Inoltre, solo il 25 per cento dei siti web vende pod precaricate, anche questo è un dato di gran lunga inferiore rispetto alla maggior parte dei paesi europei.

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