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Non si fa la dichiarazione dei redditi, non occorre presentare alcune contabilità aziendale ed è sufficiente pagare una unica tassa annuale per essere in regola con gli adempimenti fiscali per tutto l’anno. E Il livello di segretezza delle società offshore di Panama si stima in un 90 per cento. Un Paese che dovrebbe perseguito dagli organismi internazionali – anzi, è stato perfino cancellato dalla black list dell’Ecofin – e che invece viene addirittura premiato dall’Oms che gli ha affidato l’organizzazione della più importante conferenza mondiale sul tabacco, la Cop 10 del prossimo anno.
Sarà quindi certamente un caso che l’unica forma di proibizionismo adottata dalla controversa realtà caraibica sia nei confronti della sigaretta elettronica. Il presidente Cortizo, così come votato in parlamento, ha dato il via libera alla legge che vieta l’importazione e la vendita di tutti i prodotti del vaping, sia con che senza nicotina. Analoga restrizione anche nei confronti dei riscaldatori di tabacco. La legge puntualizza ipocritamente che non è vietato l’uso ma “non si possono né vendere, fisicamente o sul web, né importare”. I rivenditori però “possono importare le sigarette elettroniche ma soltanto se la vendita è destinata all’estero”. Panama si aggiunge alla lunga lista dei paesi dell’America Latina in cui è stata vietata la sigaretta elettronica, incluso il Messico, il cui presidente ha recentemente emesso un decreto che vieta la vendita di vaporizzatori e prodotti a base di tabacco riscaldato. Come detto, Panama ospiterà la decima Conferenza delle Parti Fctc. L’anno scorso l’Oms decise di rinviare tutte le decisioni sul vaping al 2023, proprio in occasione della Conferenza di Panama. Probabilmente la scelta del governo panamense è dettata anche dalla speranza di ottenere incentivi o incarichi da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità in virtù della sua posizione proibizionista, proprio come in passato già accadde durante l’edizione indiana.
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