L'attualità quotidiana sulla sigaretta elettronica

Studio: tassando le sigarette elettroniche aumentano i fumatori

Secondo una ricerca dell'Università di Yale, questo vale soprattutto per gli "adulti emergenti" di età compresa fra 18 e 25 anni.

L’aumento delle tasse sulle sigarette elettroniche si traduce in una crescita dei fumatori. Imporre un prelievo fiscale sui prodotti del vaping ha, dunque, dei costi importanti in termini di salute. E questa tendenza, già riscontrata in passato, è ancora più evidente dal primo studio scientifico che si concentra esclusivamente sui cosiddetti giovani adulti, quella fascia di età che va dai 18 ai 25 anni, la fase in cui si passa dall’uso sperimentale a quello abituale sia per il fumo che per il vaping. Il lavoro in questione è stato pubblicato su Addiction e si intitola “Young Adult Responses to Taxes on Cigarettes and Electronic Nicotine Delivery Systems”. Porta la firma di Abigail S. Friedman della Scuola di salute pubblica della prestigiosa Università di Yale e di Michael F. Pesko della Georgia State University. Due nomi noti della ricerca in questo campo, se si pensa che Friedman ha condotto il citatissimo studio che lega il divieto degli aromi nei liquidi per e-cig di San Francisco a un aumento dei fumatori fra i minori.
Per questa nuova ricerca, gli autori hanno messo a confronto i dati di un’indagine su fumo e svapo fra giovani adulti (Current Population Survey’s 2010-2019 Tobacco Use Supplements) in quegli Stati americani che hanno aumentato le tasse sulle sigarette e sui prodotti del vaping, paragonandoli a quelli che non lo hanno fatto. E hanno scoperto che a un aumento delle tasse sui liquidi con nicotina di 1 dollaro per millilitro era sì associato a un calo di 2,5 punti percentuali del tasso di svapo giornaliero, ma anche a un aumento di 3,7 punti percentuali dei tassi di recente iniziazione al fumo. Allo stesso modo, nella fascia di età osservata, un aumento di 1 dollaro delle tasse sulle sigarette a tabacco combusto aveva prodotto una diminuzione di 2,5 punti percentuali del fumo e un aumento equivalente dell’uso quotidiano di prodotti del vaping con nicotina.
Secondo Friedman, questi risultati dimostrano che le politiche fiscali vanno attuate con molta attenzione e sfumature. “Chiunque imporrà una tassa su un prodotto a base di tabacco o nicotina deve pensare alle aliquote fiscali di tutti gli altri” – ha detto a Yale News, l’organo di informazione dell’Università – “Perché se per le persone i prodotti sono sostituti e si aumenta il prezzo di uno, alcuni sottoinsiemi passeranno all’opzione meno costosa, anche se a loro quel prodotto piace meno. Dal punto di vista della salute pubblica, è importante che l’opzione meno costosa sia anche meno dannosa”.
Le sigarette elettroniche, dunque, dovrebbero costare meno di quelle tradizionali, grazie anche ad una oculata politica fiscale. Perché, continuano i ricercatori, le evidenze scientifiche dimostrano che le sigarette a tabacco combusto sono più dannose dei prodotti per il vaping e quindi una tassa che ha come conseguenza l’aumento dei fumatori è peggiore, dal punto di vista sanitario, di una che fa aumentare il numero dei vaper. Lo studio ha anche rilevato che la popolazione fra i 18 e i 25 anni è tre volte più sensibile alle tasse sui prodotti del vaping, rispetto a quella fra i 18 e i 40 anni presa in esame in studi precedenti. Friedman sottolinea l’importanza di concentrare la ricerca su quelli che definisce “adulti emergenti”. “È questo – conclude – il periodo chiave di transizione per il passaggio dalla sperimentazione con i prodotti del tabacco all’uso regolare ed è l’età target importante se si vuole impedire che diventino consumatori abituali”.

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