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SVAPOWORLD – Notizie internazionali dal 17 al 23 luglio

Il dibattito sugli aromi sta infiammando l'Irlanda: commissione parlamentare suggerisce di vietarli ma contro l'ipotesi scendono in campo numerosi scienziati e esperti di riduzione del danno. Intanto una ricerca dimostra come su vali abbia dominato la disinformazione.

UsaStudio: la disinformazione su Evali causerà 450 mila anni di vita persi nei prossimi 50 anni
In 50 anni, potranno essere 450 mila gli anni di vita persi in seguito all’ondata di disinformazione che ha travolto la sigaretta elettronica dovuta ai casi della cosiddetta Evali. È quanto emerge da un working paper pubblicato dal National Bureau of Economic Research, intitolato “Misinformation, Consumer Risk Perceptions, and Markets: The Impact of an Information Shock on Vaping and Smoking Cessation”. Gli autori sono Lawrence Jin della National University of Singapore e Alan D. Mathios, Donald S. Kenkel, Hua Wand e Michael F. Lovenheim della Cornell Univesity. Per studiare l’impatto di quello che definiscono lo shock informativo dovuto a Evali, i ricercatori hanno utilizzato dati provenienti da indagini sulla percezione del rischio condotte prima, durante e dopo Evali, e sul comportamento di svapo e fumo e dati sulle vendite nazionali aggregati in serie temporali. Lo studio ha rilevato che, dopo lo scoppio della malattia, le percezioni dei consumatori sulla rischiosità delle sigarette elettroniche sono notevolmente aumentate, tanto che la maggior parte percepisce le sigarette elettroniche come più rischiose delle sigarette a tabacco combusto. “Sulla base del nostro modello – è la conclusione dei ricercatori – prevediamo che alle 68 morti dovute direttamente a Evali si aggiungeranno 450 mila anni di vita persi dovuti alla riduzione della cessazione del fumo”. La stima si estende sui prossimi 50 anni. I casi di lesioni polmonari negli Stati Uniti fra l’estate e l’autunno del 2019 furono a lungo imputati dalle istituzioni sanitarie americane all’uso delle normali e-cigarette con nicotina. Erano stati invece causati dall’aggiunta di un pericoloso additivo venduto attraverso canali illegali. Sigmagazine approfondisce i risultati dello studio americano.

Usa, 450 mila anni di vita persi a causa della disinformazione su Evali

 

UsaJuul, ricavi in ribasso nel primo trimestre. L’azienda promette di parare i colpi inflitti dalla Fda americana
I ricavi del primo trimestre di Juul Labs Inc. sono crollati del 23% rispetto all’anno precedente. È quanto riporta l’agenzia Bloomberg. L’azienda ha ottenuto 259 milioni di dollari di ricavi per il trimestre conclusosi il 31 marzo, secondo quanto dichiarato da fonti che hanno visionato i risultati dell’azienda mentre cercava alternative di finanziamento. Juul Labs ha registrato una perdita di 28 milioni di dollari nel periodo in esame, a fronte di un utile di 29 milioni di dollari nello stesso periodo dell’anno precedente, sulla base di risultati non rettificati al lordo di interessi, imposte, svalutazioni e ammortamenti. “Mentre continuiamo a operare sul mercato e ad attraversare il processo di revisione della Fda, siamo nelle prime fasi di esplorazione di una varietà di opzioni, tra cui varie potenziali alternative di finanziamento per proteggere la nostra attività e affrontare l’impatto dell’ordine ora sospeso della Fda, in modo da poter continuare a offrire i nostri prodotti ai consumatori adulti che hanno o stanno cercando di abbandonare le sigarette tradizionali”, ha dichiarato un portavoce di Juul. A giugno, la Fda (Food and Drug Administration) ha vietato i prodotti Juul sugli scaffali degli Stati Uniti, citando la mancanza di prove che dimostrino la sicurezza generale dei prodotti dell’azienda e notando il “ruolo sproporzionato di Juul nell’aumento del vaping giovanile”. L’azienda ha poi ottenuto un’ordinanza d’urgenza del tribunale che ha temporaneamente bloccato la decisione e l’agenzia ha separatamente sospeso l’ordinanza, consentendo all’azienda di continuare a vendere i prodotti.

 

IrlandaAnche il divieto di aromi nel rapporto della Commissione salute per la nuova legge sul vaping
Il rapporto presentato dalla Commissione salute del Parlamento irlandese, presentato un po’ alla chetichella alla vigilia della pausa per le ferie estive, potrebbe aprire scenari difficili per i consumatori di sigarette elettroniche. E anche per le ambizioni di tutela della salute del Paese. A valle del rapporto della Commissione c’è infatti lo studio  nuova legge su prodotti del tabacco e sigarette elettroniche. Una proposta legislativa formulata nel 2019, la cui valutazione da parte della commissione è cominciata nell’ottobre dello stesso anno, per poi interrompersi a gennaio del 2020 per lo scioglimento di una delle due camere e riprendere nel giugno del 2021 con una serie di audizioni che sono terminate a marzo di quest’anno. Il rischio è che, dati i suggerimenti della Commissione parlamentare al governo, la nuova legge contempli una serie di pesanti misure restrittive. Tra queste: limitazioni alla vendita e all’uso di e-cig, pacchetto neutro per i prodotti del vaping, divieto di qualsiasi tipo di promozione o pubblicità e, soprattutto, il divieto di vendita di liquidi con aromatizzazioni diverse dal tabacco. L’analisi più dettagliata delle proposte e delle misure che la proposta di legge già contiene di suo nell’articolo di Sigmagazine.

Irlanda, commissione parlamentare vuole vietare gli aromi per e-cig

 

IrlandaScienziati e associazioni protestano contro l’ipotesi di restrizioni sugli aromi nelle sigarette elettroniche
New Nicotine Alliance Ireland (Nna), il ramo irlandese della rete di associazioni di consumatori del vaping presente in diversi Paesi, ha aperto il coro di proteste contro le restrizioni che potrebbero essere contenute nella nuova legge su prodotti del tabacco e sigarette elettroniche. In particolare preoccupa l’ipotesi di vietare la vendita di liquidi con aromatizzazioni diverse dal tabacco. Su questo ultimo punto Nna ha inviato ai membri della Commissione salute del parlamento irlandese un documento firmato da quindici fra scienziati ed esperti internazionali, intitolato “The case against banning flavours in vaping” e firmato da molti nomi internazionali noti della ricerca e dell’attivismo della riduzione del danno da fumo. Vietare gli aromi sarebbe “una pesante battuta d’arresto per la politica sanitaria, che potrebbe fare più male che bene”, scrivono gli scienziati. Tra i rischi: favorire indirettamente il consumo di più nocive sigarette di tabacco e aprire le porte al mercato illegale, con conseguenze gravi per la sicurezza dei vaper. Approfondimenti sulla protesta e sul documento nell’articolo di Sigmagazine.

Consumatori e scienziati difendono gli aromi nelle sigarette elettroniche

 

UsaStudio: più tasse sulle sigarette elettroniche significa far aumentare il numero dei fumatori
L’aumento delle tasse sulle sigarette elettroniche provoca un aumento dei fumatori. Può sembrare una sentenza banale, ma se tanti governi ricorrono allo strumento fiscale contro liquidi ed e-cig è bene che arrivi uno studio scientifico in grado di fissare il legame. E quindi la responsabilità di quei politici che promuovono e approvano tali misure. Lo studio si intitola “Young Adult Responses to Taxes on Cigarettes and Electronic Nicotine Delivery Systems” ed è stato coordinato da Abigail S. Friedman della Scuola di salute pubblica della prestigiosa Università di Yale e di Michael F. Pesko della Georgia State University. È focalizzato esclusivamente sui cosiddetti giovani adulti, quella fascia di età che va dai 18 ai 25 anni: fase in cui si passa dall’uso sperimentale a quello abituale sia per il fumo che per il vaping. E i risultati mostrano evidente una correlazione tra aumento delle tasse, calo del tasso di svapo giornaliero e aumento dei tassi di recente iniziazione al fumo. Per gli autori, i risultati dimostrano che le politiche fiscali vanno attuate con molta attenzione: “Dal punto di vista della salute pubblica, è importante che l’opzione meno costosa sia anche meno dannosa”. Su Sigmagazine un lungo approfondimento sulla metodologia dello studio e ulteriori dichiarazioni degli autori.

Studio: tassando le sigarette elettroniche aumentano i fumatori

 

AustraliaProtesta internazionale contro intimidazione del governo verso i negozi di e-cig
Nello Stato federale dell’Australia occidentale i negozi di sigarette elettroniche hanno ricevuto l’ordine dal Ministero della salute di cessare le attività entro 14 giorni. Il ministero sostiene che sia il Tobacco Act, la legge sul tabacco, a vietare la vendita di qualsiasi materiale per lo svapo, comprese singole parti e qualsiasi tipo di liquido, a prescindere dal contenuto di nicotina. Immediata la protesta delle associazioni internazionali dei consumatori di sigarette elettroniche. Diciassette di loro hanno firmato una lettera-appello al premier dell’Australia occidentale, Mark McGowan, nella quale sostengono che il Tobacco Act non preveda affatto una tale misura e che il ministero stia travalicando il dettato normativo. La richiesta: fermare l’azione intimidatoria ministeriale e prendere iniziative alternative anche per evitare l’esplosione del mercato illegale dei prodotti del vaping. A rischio la salute dei cittadini e la sopravvivenza di tanti operatori, produttori e commercianti.

Mobilitazione internazionale contro chiusura negozi e-cig in Western Australia

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