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“Operazione Pulizia” contro sigarette elettroniche usa e getta non conformi

A seguito di numerose segnalazioni non anonime, le autorità britanniche sono intervenute per contrastare il mercato parallelo dei prodotti non regolamentari.

Una massiccia operazione di pulizia, controllo e prevenzione ha portato al sequestro di migliaia di sigarette elettroniche sa e getta non conformi alla normativa. Accade a Liverpool, in Inghilterra. Sebbene non faccia più parte dell’Unione europea, il Regno Unito ha mantenuto operativi i limiti di nicotina di 20 milligrammi per millilitro e del contenitore precaricato di 2 millilitri.
Le numerose segnalazioni non anonime fatte da genitori e operatori specializzati ha spinto le autorità a organizzare i controlli e i conseguenti sequestri. Le sigarette elettroniche usa e getta sequestrate contenevano un livello di nicotina fino a 2,5 volte superiore al consentito. Contestate anche varie vendite effettuate a minorenni. I rivenditori colpiti dalle sanzioni spesso erano consapevoli dell’illecito tant’è che tenevano i prodotti nascosti nel retro dei locali aperti al pubblico. Le sigarette elettroniche sono limitate a contenere 2 ml di liquido e non più di 20 mg di nicotina per ml. Come accede nell’Unione europea, anche nel Regno Unito le sigarette elettroniche usa e getta sono normate alla stregua dei liquidi da inalazione: notifica al ministero della salute; nicotina non superiore a 20 mg/ml (2%); atomizzatore di capacità non superiore a 2 millilitri. “La vendita di sigarette elettroniche non conformi – si legge nella nota diramata a seguito degli inyterventi – è una preoccupazione, in particolare perché gli standard commerciali stanno ricevendo numerosi reclami relativi alla vendita di questi prodotti a minorenni. I vaporizzatori sono economici e sono disponibili in gusti e design spesso attraenti per i più giovani. Gli organi di controllo hanno fornito consulenza scritta a tutti i negozi che hanno maggiori probabilità di vendere questi prodotti e continueranno a intraprendere azioni di contrasto laddove continuano a essere venduti prodotti illegali“.
In Italia la vendita di tali dispositivi è soggetta anche a specifico prelievo fiscale, verificabile dalla presenza in confezione di un contrassegno dell’Agenzia dei Monopoli. La vendita di prodotti privi di contrassegno può causare una incriminazione per contrabbando se il totale di liquido non denunciato è superiore a 1,7 litri; per quantitativi inferiori, invece, scatta la sola sanzione amministrativa e il recupero dell’Iva evasa. Questa fattispecie, è bene ricordarlo, esiste soltanto in Italia a causa dell’assoggettamento dei liquidi al Monopolio di Stato; non si tratta dunque di una questione di sicurezza o di sanità pubblica ma, ben più prosaicamente, di mero interesse erariale e fiscale.

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